L'orografia del Molise relativamente è semplice: la parte del leone la fa la dorsale appenninica, continuazione di quella abruzzese che va da nord a sud, e da colline lungo le valli dei corsi d’acqua, direttrice nord-est per quelli che sfociano nel Tirreno. Le Mainarde fra Molise, Abruzzo e Lazio, i Frentani, i monti del Sannio ai confini con Campobasso e il Matese a sud. Questo massiccio di calcare ricco di acque ha un’estensione di circa 1000 chilometri quadrati, e cime superiori ai 2000 metri (il Mietto) o di poco inferiori (Gallinola e Mutria). Il versante che guarda il Tirreno è come un alto bastione, quello che guarda l’Adriatico scende con pendenze molto meno ripide.
Le Mainarde, che fanno parte del territorio molisano del Parco nazionale d’Abruzzo, sono incontaminate e bellissime. I monti Frentani sono più antropizzati e diversificati: degni di essere ricordati i grandi prati circondati da faggi secolari di Capracotta, le foreste di abeti bianchi di Monte Campo e i laghetti sugli altipiani di Frosolone e Carpinone. Sono zone di pastorizia, come vedremo. La pastorizia, data la posizione, ha avuto in Molise una storia lunga e importante e ancora oggi vede questi territori produttori di ottimi formaggi.
Usciamo dall’A1 a Cassino e lasciamo la Casilina per la 650. Siamo subito a Venafro, con le sue chiese, i campanili, le cupole e il massiccio castello: da vedere anche i palazzi del Sette e Ottocento. Seguendo la strada per Pozzilli e Filignano (a Scapoli c’è un Museo della zampogna), arriviamo all’alto Volturno, che richiede una visita attenta. Tutta la valle del Volturno, fino ai confini regionali, dà un ottimo olio extra-vergine di oliva, vino, lenticchie, fagioli, cicerchie, cipolle, agli, miele. Ricordo che il castello di Cerro al Volturno è da vedere, poiché è un unicum per la sua mole, che occupa tutto lo sperone, con delle casine bianche attaccate alla parete.
Chi è interessato può proseguire per Pizzone, dove c’è il Museo dell’orso. E arriviamo a Rionero Sannitico, da dove proseguiamo per Forlì del Sannio, Roccasicura, Carovilli e Vastogirardi, poi deviamo per San Pietro Avellana, Capracotta e raggiungiamo Agnone. A Capracotta c’è l’ottimo pecorino di Capracotta, la cui zona di produzione è tra Agnone, Carovilli, San Pietro Avellana, Pescopennataro, Vastogirardi. Dagli 833 metri di Agnone, dopo aver visitato Belmonte del Sannio e Poggio Sannita, andiamo a Pietrabbondante passando per Castelverrino. Pietrabbondante (1050 metri sul livello del mare) è un luogo straordinario sotto il profilo archeologico e naturalistico: teatro con sedili anatomici, santuario, scavi che riguardano la civiltà dei sanniti Pentri. Ci manteniamo in alto, tra i 1050 metri di Pietrabbondante, i 950 metri di sant’Andrea e gli 805 di Pescolanciano, dove possiamo ammirare il bellissimo castello di Alessandro, costruito sul tratturo Castel di Sangro Lucera. Collemeluccio di Pescolanciano, così come Montedimezzo di Vastogirardi, Abeti Soprani e Giardino di Flora Appenninica, tra Capracotta e Pescopennataro, sono riserve naturali MAB (Man and biosphere) dell’Unesco.
La difesa dei tratturi, dove scorreva la ricchezza delle mandrie, era affidate a castelli, torri o, come a Staffoli, a masserie fortificate. I tratturi, larghezza 110 metri, ci parlano di greggi e mandrie, di transumanza pianura-montagna-pianura, e sono protetti dalla legge 1089 del 1938 e successive modificazioni e integrazioni. Come spesso accade, sono affidati alla benevolenza degli uomini: grazie in primo luogo alla Rai, ad alcuni giornali e vecchie pubblicazioni, si sta richiamando l’attenzione dell’opinione pubblica su questo importante monumento culturale da salvare.
Da Pescolanciano a Frosolone sono da visitare soprattutto Colle dell’Orso e Morgia Quadra, con i suoi muretti a secco, le rocce, le costruzioni a capanna: un luogo di grande, misterioso fascino (comprensorio naturalistico Montagnola, Colle dell’Orso, Morgia Quadra). Attraverso Macchiagodena, Castelpetroso, Pastena (con il santuario dell’Addolorata), Carpione (il castello), una deviazione per Pesche (riserva naturale orientata), rientriamo sulla A1 a Cassino: abbiamo goduto una bella terra, e una gastronomia semplice e di straordinaria qualità . Una cosa che colpisce, girando per il Molise nelle varie stagioni, è la produzione agricola. Godetevi i sapori e i profumi di una volta, che qui non sono mai spariti e nemmeno si sono attenuati. Evviva!