Reddito alle mamme, proposta già superata dalla legge di civiltà sul caregiver familiare del centrosinistra

Viviana Pizzi
19/03/2018
Attualità
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Il candidato alla presidenza della Regione del centrodestra, Donato Toma, facendo sua una proposta del Popolo della famiglia, ha annunciato alla stampa di voler istituire un reddito di maternità: ossia premiare con mille euro al mese tutte le donne che rinunciano a lavorare e scelgono di dedicarsi alla casa e ai propri figli.

Peccato però che l’aspirante presidente della Regione sembri non aver seguito il dibattito politico dell’ultimo anno che ha tenuto banco nelle commissioni regionali. E in particolare nella quarta, dove la presidente Nunzia Lattanzio, nel luglio scorso aveva presentato una proposta di legge, la numero 197, che aveva come titolo: “Riconoscimento e sostegno del caregiver familiare e del valore economico-sociale del lavoro casalingo ed iniziative a tutela della sicurezza domestica”. 

Una proposta sostenuta anche dal presidente della Giunta Regionale Paolo di Laura Frattura, presentatail 4 luglio scorso e che era stata ampiamente pubblicizzata sulla stampa molisana. Non è diventata legge regionale per una questione di tempistiche, ma sicuramente in un eventuale Frattura bis sarebbe ripresa in considerazione.

Quali sono le differenze tra la proposta di legge Lattanzio con quelle del Popolo della Famiglia? Una e sostanziale. Il sostegno economico per chi svolge lavoro domestico nella visione del centrosinistra coinvolge anche le persone di sesso maschile. Mentre già il nome “reddito di maternità” evoca il classico sacrificio della donna a favore della carriera maschile. Un modello di vita ampiamente superato e che si vuole restaurare, non tenendo conto di vivere in una società liquida dove le cose cambiano di continuo.

La proposta del centrosinistra, recependo il disegno di legge nazionale 2128/17, si compone di 14 articoli in cui si propone la soluzione del problema. Infatti intende fornire uno strumento di tutela in favore di chi, per scelta o necessità, dedica tempo alla gestione e all’organizzazione del menage familiare. Importante la dizione del termine chi, che non indica il sesso della persona a cui andrebbe l’aiuto.

Sono i commi 2 e 3 dell’articolo uno della legge a spiegare con precisione a chi è rivolta la legge: Al comma 2 definisce il caregiver familiare come ” la persona che volontariamente, in modo gratuito e responsabile, si prende cura nell’ambito del piano assistenziale individualizzato di una persona cara consenziente, in condizioni di non autosufficienza o comunque di necessità di ausilio di lunga durata, non in grado di prendersi cura di sé.” Al comma 3 definisce il lavoro casalingo come ” quello prestato in modo esclusivo all’interno del nucleo familiare che rappresenta l’ambito di riferimento di chi lo esercita favorendo il benessere e lo sviluppo armonico della qualità di vita dei suoi componenti , determinando conseguentemente il miglioramento della società”.

Un testo di legge completo che supera quello del popolo della famiglia. E soprattutto non implica che chi ne usufruisce, deve per forza essere madre. Infatti la parola figli non è mai menzionata negli articoli di legge. Reddito di maternità invece presuppone come requisito proprio quello di lasciare il lavoro per dedicarsi ai bambini.  Uno degli aspetti fondamentali contenuti nel dettato normativo è, poi, quello relativo alla valorizzazione delle diverse forme di professionalità acquisite con il lavoro casalingo e l’incoraggiamento all’ associazionismo, alla mutualità e alla cooperazione.  Attraverso la costituzione di cooperative di lavoro e solidarietà, infatti, sarebbe salvaguardata una produttività di tipo artigianale in grado di assicurare una sorta di indipendenza economica. Si parla anche dell’istituzione dell’albo delle casalinghe, necessario per essere riconosciuti meritevoli del fondo assegnato.

Maggiori spiegazioni sui destinatari del provvedimento arrivano dall’articolo 2 della legge in oggetto: il quale stabilisce i soggetti beneficiari del dispositivo normativo, ossia “quelle persone che esercitano in modo esclusivo il ruolo di caregiver e/o il lavoro casalingo, che siano in possesso di redditi propri non superiori al doppio della pensione sociale, non dispongano di un aiuto domestico fisso e retribuito, salvo il caso di personale necessariamente destinato a familiari invalidi e bisognosi di particolari forme di assistenza continuativa”..... continua su http://molione.altervista.org/reddito-alle-mamme-proposta-gia-superata-dalla-legge-civilta-sul-caregiver-familiare-del-centrosinistra/

 

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