Assoluzione Raggi e dibattito sui giornalisti: il sessismo di Di Battista che attacca il femminismo

Per l'ideologo del Movimento Cinque Stelle la stampa va paragonata allo stereotipo patriarcale puttana vs verginella. Proprio lui che attacca le femministe che non avrebbero difeso Virginia Raggi

Viviana Pizzi
12/11/2018
Attualità
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L'assoluzione di Virginia Raggi nel processo delle nomine Marra ha sdoganato, semmai ce ne fosse ancora bisogno, un linguaggio pericoloso e sessista mai visto negli ultimi tempi. Il sostenitore più profondo di tutto questo resta uno degli ideologi principali del Movimento: Alessandro Di Battista. Il quale, non solo con il suo livore contro la stampa vorrebbe mettere a tacere tutti coloro che a ragione o a torto attaccano i pentastellati, ma usa un linguaggio da taverna contro il quale i giornalisti ma soprattutto le colleghe femministe farebbero bene a indignarsi e a preoccuparsi. Infatti il paventato ddl Pillon contro le mamme e i bambini dei figli separati, il codice rosso voluto dai ministri Bonafede e Bongiorno (che di fatto diversifica le violenze subite dalle donne) e ora questo tipo di linguaggio di Di Battista, non fanno temere soltanto per la democrazia italiana ma anche per la considerazione delle donne in politica e nella società. Ridotte a mero oggetto sessuale, all'associazione dei due frequenti stereotipi: verginella e puttana. 

Certo nei due anni precedenti, quelli in cui Raggi veniva attaccata, alcuna stampa (siamo abbastanza indipendenti ideologicamente da riconoscerlo ndr), non le ha lesinato di certo insulti sessisti. Da oca del Campidoglio fino a tutti quelli che potete osservare in questa schermata che vi proponiamo. 

E' certamente un linguaggio intollerabile questo. Ne siamo coscienti e come portale locale e femminista, semmai Di Battista ne avesse bisogno, lo condanniamo fermamente. Le testate che lo hanno utilizzato sono sempre le stesse: Libero, Il Giornale, Il tempo ecc ecc. Le stesse che non si sono mai risparmiate in misoginia e sessismo nemmeno quando si tratta di altre donne in politica come Laura Boldrini o Maria Elena Boschi. Ma in questi casi non abbiamo mai sentito la voce del Movimento 5 stelle levarsi in coro per difendere queste donne. Anzi nel caso di Boldrini lo stesso capocomico Beppe Grillo insinuò: cosa faresti in macchina con Laura Boldrini? Lo fece quando era ancora presidente della Camera istigando ai commenti più beceri e agli auguri di stupro tutti i suoi seguaci. 

Ora che fa invece Di Battista? Cavalca l'onda e senza specificare a quali giornalisti si riferisce dichiara: ...I colpevoli sono quei pennivendoli che da più di due anni le hanno lanciato addosso tonnellate di fango con una violenza inaudita. Sono pennivendoli, soltanto pennivendoli, i giornalisti sono altra cosa.

L'hanno trattata come una mafiosa, anzi peggio, perché i mafiosi, quelli veri, quelli che per anni hanno intrattenuto rapporti e frequentazioni con alcuni dei loro editori, non li hanno mai trattati così. L'hanno descritta come una ladra, l'hanno accusata di corruzione non si sa poi davvero perché. E soprattutto hanno provato a colpirla come donna trattandola persino come una ragazza dissoluta, come una cortigiana moderna, come una sgualdrina. Le hanno appioppato una relazione sessuale dopo l'altra provando a colpirla nei suoi affetti, nella sua famiglia. Nei suoi confronti hanno avuto, proprio loro che fanno i political correct e che sono i primi a scandalizzarsi per i molestatori delle star di Hollywood, vomitevoli atteggiamenti maschilisti. E le false femministe nostrane, quelle a targhe alterne per intenderci, quelle che senza nemmeno rendersene conto sono le migliori amiche del più becero maschilismo, non hanno aperto bocca. Perché infangare un grillino per costoro in fondo non è mai reato!

Oltre ai giornalisti il nemico numero uno di Di Battista sono le femministe. Ma pochi dei nostri colleghi, se non le giornaliste di genere, hanno osato sottolinearlo. Il vero obiettivo di Alessandro Bi Battista non è solo colpire la stampa ma anche restaurare un regime maschilista e patriarcale dove la donna deve rimanere al suo posto, e dove sono ammesse soltanto quelle che piacciono a lui. 

E non finisce qui. In un pezzo riferito al giornalista Enrico Mentana sdogana un altro termine sessista: verginella vs puttana. E lo fa in risposta al post su facebook che Mentana stesso aveva pubblicato a commento di quello che vi abbiamo appena fatto leggere. 

Questo è lo scambio di battute riportato da silenzi e falsità“Il livore dei 5 stelle verso l’informazione è comprensibile solo per la frustrazione di non poter, da giustizialisti integrali, attaccare chi ha portato a giudizio la Raggi, non i giornalisti ma i magistrati. Hanno avuto anni per dare ai giornalisti delle puttane, ma hanno aspettato la fine del processo di primo grado, non si sa mai. Nessuna categoria è fatta solo di gente pura, neanche i giornalisti, neanche i 5 stelle, neanche le puttane. Ma né i giornalisti né le donne che scelgono, o sono costrette, alla prostituzione sono così poco coraggiosi da dare la colpa di un’azione giudiziaria a chi l’ha raccontata e non a chi l’ha aperta e svolta”.

Alessandro Di Battista ha controbattuto commentando il post del giornalista sul social network con il proprio profilo privato. Di seguito il suo commento:

Enrico non fare la verginella. Io, da libero cittadino, sono anni che dico che in Italia esistono svariati sicari della libertà di stampa che voi, anche tu evidentemente, definite giornalisti. Il problema tuttavia più che loro è la difesa corporativista che ricevono anche da parte di giornalisti non servi. Ed è questa difesa a spada tratta anche verso ‘colleghi’ che hanno dato della puttana a Virginia Raggi che vi sta facendo perdere credibilità e consentimi – leggendo questo tuo post – anche lucidità. Sei troppo intelligente per non aver capito ciò che ho scritto. Sei troppo intelligente per non capire che decine di giornalisti non hanno raccontato una vicenda giudiziaria ma hanno fatto politica attaccando sul personale una sindaca. Sei troppo intelligente per non comprendere che questo tuo post mostra con chiarezza disarmante una coda di paglia lunga un chilometro. Saluti”.

E tutto il coro di colleghi che ironizzano su queste definizioni di Di Battista non sono altro che il contorno di una società in cui si nota l'attacco alla democrazia ma non quello al diritto delle donne a esistere. Per chiudere il dibattito un pensiero personale sulla frase di Di Battista non posso non esprimerlo. Si perché il giornalismo non è soltanto narrazione dei fatti ma anche esprimere la propria visione sugli stessi. Agli attacchi dell'ideologo del 5 stelle ho risposto così: Sono una giornalista e non mi ritengo una puttana di regime. Campo con poche centinaia di euro al mese proprio per essermi resa libera da qualsiasi tipo di compromesso politico e ideologico in generale. Ne pago le conseguenze ogni giorno.

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