"AL CARACCIOLO SI POTRA' SOLO MORIRE E NON PIU' NASCERE"

Intervista a tutto campo con il pediatra Italo Marinelli: "Il sindaco De Vita? Un clone mal riuscito della Mastrobuono"

Maurizio d'Ottavio
06/07/2010
Attualità
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AGNONE – Ex consigliere provinciale e comunale, pediatra di lungo corso con numerosissime pubblicazioni su riviste internazionali, segretario regionale del più grande sindacato dei medici in Italia, l’ Anaao – Assomed, sono solo alcuni dei ruoli rivestiti da Italo Marinelli. Atomolise.net ha inteso incontrare il camice ianco per parlare di sanità. Si tratta di una intervista a 360° con molti quesiti riguardanti il futuro dell’ospedale San Francesco Caracciolo prossimo ad essere riconvertito in un grande ospizio o meglio chiamato Residenza sanitaria per anziani. Tuttavia una cosa appare ormai scontata: ed è quella che nella struttura sanitaria di frontiera non si nascerà più. Nella lunga intervista, Italo Marinelli lo confrema. O si cambia o si muore. Italo Marinelli, lei circa tre anni fa in una intervista rilasciata a un quotidiano regionale sul futuro dell’ospedale San Francesco Caracciolo chiese a gran voce una revisione dei servizi affinché la struttura altomolisana potesse continuare ad erogare prestazioni efficienti. Oggi quelle sue dichiarazioni si sono rivelate una vera profezia, tuttavia il suo grido d’allarme è rimasto praticamente inascoltato. Perché a suo avviso? “C’è stato un grave ritardo nel comprendere che era necessario adeguarsi ad un nuovo modo di fare medicina. L’idea di mantenere in piedi un piccolo ospedale generalista nel quale si potesse fare di tutto non ha retto. Bisognava costruire localmente un piano di riconversione che salvasse dei livelli accettabili di assistenza e l’occupazione degli operatori. Ci si è presentati alla verifica commissariale con un quadro largamente indifendibile e senza aver costruito alterative valide. Non è stato fatto nulla sul piano dell’emergenza (un pronto soccorso, che nessuno potrebbe mettere in discussione a queste latitudini, un raccordo stretto col territorio, un potenziamento delle funzioni ambulatoriali, l’attenzione agli anziani, le possibilità di una medicina di montagna) per pigrizia mentale, incapacità progettuale, conservatorismo culturale. Oggi ci viene presentato il conto, anche se trovo profondamente ingiusto che a pagare siano solo gli Ospedali minori e i territori periferici in assenza di una reale riorganizzazione dell’intera rete”. Da pediatra di lunga data del Caracciolo qual è il clima che oggi si respira all’interno della struttura? E’ vero che molti medici sarebbero con la valigia in mano pronti ad abbandonare una nave che affonda? “Il clima è surreale, ricorda Il deserto dei tartari, un romanzo in cui una guarnigione chiusa in una fortezza attendeva l’arrivo di un nemico che non arrivava mai. Siamo in continua attesa di decisioni che non arrivano, ma abbiamo tutti compreso, anche i più sprovveduti, che è finita un epoca. In passato poco più di 20 medici hanno garantito un’assistenza ospedaliera a 360 gradi con luci e ombre ma con grande dedizione e professionalità. Tutto questo adesso ci viene rinfacciato quasi come fosse una colpa, da gente che non sa cosa significa essere reperibili (domicilio coatto) per 20 o più giorni al mese o che considera una guardia notturna (fatta di stress, rischio professionale, dolorosa consuetudine con la sofferenza e la morte) al pari di una piacevole pennichella. Siamo allo sbando, non c’è alcuna chiarezza sul nostro futuro, si va avanti alla giornata. La Direzione aziendale è lontana e indifferente, quella locale priva di poteri effettivi e mi fermo qui per carità di patria. In queste condizioni è del tutto legittimo che ciascuno si preoccupi del proprio futuro professionale, anche perché non ci sentiamo minimamente rispettati da un’azienda che non ci ha mai coinvolti in alcun modo nelle scelte”. E ’ vero che lei e un suo collega del Caracciolo siete stati precettati dall’Asrem per andare a svolgere le reperibilità al Veneziale di Isernia? Questo che significa? E’ una anticipazione di quel processo di smantellamento della struttura di frontiera o c’è dell’altro? “E’arrivata una strana lettera che ci invita a essere reperibili (cioè risiedere a Isernia nelle ore notturne in attesa di chiamata) per il Veneziale continuando a fare servizio diurno a Agnone. Tutto ciò è assurdo, non contrattuale e antisindacale. Si aggiunga che il mio collega è stato posto in pensionamento forzato dal prossimo gennaio e le ostetriche in servizio sono solo tre poiché le altre due non sono state rinnovate. Tutto ciò vuol solo dire che hanno deciso - è anche scritto sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Molise - che il punto nascita si chiude. Nulla da eccepire sul piano tecnico, molto su quello sociale: in quello che resterà dell’Ospedale si potrà solo morire, non nascere. Non capisco però perché Iorio neghi quello che si sta facendo, è assurdo e offensivo. Quanto a De Vita, che pretenderebbe di mantenere in piedi in punto nascita con un solo pediatra, o vaneggia o è in mala fede. Chi pensa di prendere in giro? Se un servizio deve esserci, deve avere i requisiti minimi di sicurezza, altrimenti è davvero meglio chiudere. Personalmente non so quale sarà la mia destinazione, nessuno si preoccupa di avviare con noi professionisti un minimo di dialogo, ma ripeto: per noi pediatri ci sono ottime possibilità dappertutto e se qualcuno pensa di mortificare la mia professionalità o di fare atti di forza si sbaglia di grosso”. Il Governatore Michele Iorio continua a fare promesse. “L’ospedale continuerà a vivere, manterrà il punto nascita e anzi verrà potenziato”, lo ha detto qualche giorno fa in occasione dell’inaugurazione della casa per disabili in località ‘Secolare’. Personalmente crede ancora a queste battute non supportate da carte e decreti sottoscritti dalla Giunta regionale? “In questi anni Iorio ha detto tutto e il contrario di tutto. Ha promesso tutto a tutti, portando l’intero sistema al collasso. La sua credibilità è assai prossima allo zero. Alle sue parole ormai credono solo i fedelissimi, i beneficiati e pochi ingenui”. Pensa davvero che Iorio possa scavalcare le direttive provenienti da Roma che vorrebbero la chiusura degli ospedali di Agnone, Larino e Venafro? “Il conflitto tra Governo e Regione è reale. Le Regioni che hanno tagliato, riconvertito, adottato modelli virtuosi non possono avallare gestioni allegre e irresponsabili. In effetti Iorio se potesse non chiuderebbe nulla, anzi aprirebbe nuovi ospedali a Trivento, Frosolone, Montenero di Bisaccia, Riccia. Moltiplicherebbe volentieri i centri di potere, è stata la sua politica, vincente fino a ieri ma oggi non più praticabile. La sua è sempre stata una politica di spesa e redistribuzione delle risorse pubbliche. Ma adesso che non ci sono più soldi il suo sistema, basato sui localismi e sulle clientele è andato in crisi irreversibile. Imploderà. Purtroppo le rovine sommergeranno tutti, indistintamente. Si salverà qualche fedelissimo chiuso nel bunker”. A suo avviso dove si annida il male assoluto della sanità molisana? “La sanità molisana è in crisi soprattutto a causa di una cattiva politica che, anziché fare opera di indirizzo e programmazione, l’ ha occupata facendone un centro di potere. Tutto, dalla sostituzione di un portantino alla nomina di un primario passa sotto il vaglio della politica. Anche noi operatori, con atteggiamenti opportunistici e a volte servili abbiamo facilitato questo processo. Oggi molti si stanno svegliando da un lungo sonno per trovarsi proiettati in una realtà da incubo”. Lei oltre ad essere un apprezzato pediatra è anche un responsabile del sindacato regionale dell’Anaao. Ci faccia una previsione: come andrà a finire? “Siamo molto preoccupati. Non sappiamo se il piano di rientro basterà al Governo ma certamente il sistema sanitario non sarà più quello di prima e sarà molto difficile garantire i livelli di servizi a cui siamo abituati. Il rischio è che le carenze organizzative e gestionali vengano scaricate sulle spalle degli operatori che sono in prima linea, mettendoli in contrasto con utenti sempre più insoddisfatti” Nel tentativo di ristrutturare la sanità regionale perché a suo avviso il Governatore non ha mai perseguito la strada del serio confronto con tutte le sigle sindacali? Eppure sarebbero potute giungere delle ottime indicazioni. O no? “La mia impressione è che in questi mesi abbiano navigato a vista, anche tra forti contrasti tra “conservatori” e “tagliatori”. Di sicuro non hanno avuto il coraggio di manifestare ai cittadini ed agli operatori la gravità della situazione. Noi come sindacato abbiamo fatto proposte e continueremo a farlo. Il 13 novembre terremo un convegno sull’ospedale del futuro, al quale abbiamo invitato importanti esperti nazionali, per proporre nuovi modelli organizzativi” Da vecchio militante di sinistra cosa ne pensa delle mancate dimissioni dell’assessore regionale Franco Giorgio Marinelli e del primo cittadino di Agnone, Gelsomino De Vita che si ostinano a credere alle promesse di Iorio. “So che l’assessore Marinelli è molto preoccupato per la situazione, non ne ignora certamente le ricadute sociali politiche ed elettorali, mentre mi ha sorpreso molto il voltafaccia di De Vita che, nell’ultimo Consiglio Comunale ha parlato come un clone mal riuscito della Mastrobuono. Dimissioni o meno la loro responsabilità principale è quella di essere organici sostenitori di un sistema di potere che ha portato allo sfascio la sanità regionale. Quanto alla sinistra, o a ciò che ne resta, credo che a livello regionale sia in larga parte corresponsabile della situazione, mentre va dato atto al PD locale di essere presente, attento e combattivo”. D’accordo con il riconsegnare le tessere elettorali? Ci dica tre buoni motivi per farlo. “Manifestare il malessere complessivo di un territorio. Sostenere un gruppo di cittadini coraggiosi e generosi. Prepararsi psicologicamente al non voto se verranno a mancare, come temo, reali alternative a Iorio”. Da agnonese cosa comporterebbe la chiusura dell’ospedale cittadino? “Un ulteriore passo verso la desertificazione”. In ultimo Marinelli lanci un messaggio all’intera popolazione che ormai appare essere sembra più sbandata su una questione di vitale importanza come quella del san Francesco Caracciolo. “Capisco le preoccupazioni, anche se i cittadini dovrebbero capire che la sanità è cambiata e che un’ospedale come quello che abbiamo avuto non avrebbe comunque retto a lungo. Bisogna battersi insieme per una buona sanità, per la migliore sanità possibile in un’area di montagna. Anche se non posso nascondere che, pensando a tanti episodi e a tanti personaggi della storia locale mi viene da dire: Chi è causa del suo mal pianga sé stesso”.

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