"Calcio serie D, la Seconda divisione? Perché no"

Intervista al dirigente Giacomo Crolla che nel 2004 profetizzò l'ascesa dell'Agnonese in serie D. Oggi a distanza di otto anni ci riprova

La redazione
11/10/2012
Sport
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AGNONE. “La Seconda divisione? E’ un progetto a cui si può iniziare seriemente a lavorare”. Sfoglia una vecchia intervista e sorride Giacomo Crolla, storico dirigente dell’Olympia Agnonese, che nel 2004, nelle vesti di vice-presidente, profetizzò l’ascesa dei granata in serie D, promozione poi conquistata nel 2006. A distanza di otto anni, Crolla ci riprova. A spingere Crolla a parlare in questi termini il secondo posto in classifica, l'imbattibilità dopo sei gare, il miglior attacco del girone (15 reti), un gioco spumeggiante e un gruppo solido formato da un mix di esperienza e giovani di belle speranze. 

Crolla, lei è la prima persona che ad Agnone parla di Seconda divisione. Non le sembra un’assurdità, una pazzia, per un sodalizio che come obiettivo si è prefissato la salvezza?

“Sono sano di mente, credetemi (ride), se parlo di C2 (gli piace chiamarla ancora così) è perché ho osservato attentamente l’undici allenato da Corrado Urbano in queste sei partite. Seguo il mondo del calcio da una vita e ho notato un gruppo maturo, giovani di qualità mai avuti prima d’oggi e quella voglia di non mollare mai, caratteristica che appartiene solo alle grandi squadre. Se a ciò vogliamo aggiungere un pubblico che tra Termoli e Roma ha mosso qualcosa come 700 persone, allora dico che siamo pronti”.

Forse lei dimentica organici come quelli dell’Ancona, Sambenedettese, Maceratese, Vis Pesaro e Astrea.

“Sulla carta probabilmente è così, sono squadre più attrezzate e con panchine lunghe. Ma le dico una cosa: non si vince il torneo sulla scrivania bensì sul campo che oggi conferma come l’Agnonese sia la squadra che esprime il miglior gioco”.

Ok, ma da qui a dire di voler vincere il campionato ce ne passa. O no? 

"Ripeto: se continuiamo a giocare così possiamo inserirci nella lotta promozione". 

Merito di Corrado Urbano?

“Il mister è di un’altra categoria e lo sta dimostrando, ma questi risultati vanno condivisi con un’organizzazione societaria e una dirigenza che lavora assiduamente affinché si possano raggiungere risultati prestigiosi”.

Agnonese sempre più squadra di un intero territorio, ovvero l’alto Molise e l’alto Vastese, è anche questa la forza?

“Sicuramente. La domenica al Civitelle arriva gente dai paesi limitrofi anche abruzzesi, questo ci riempie di gioia e ci sprona ad andare avanti”.
 

Crolla, è sempre sicuro della battuta fatta inizialmente?

“Certo. Dico che con un paio di imprenditori in più l’Agnonese potrebbe tranquillamente disputare la serie C2. Magari tra qualche anno mi darete ancora ragione”.


Ok, ma domenica c’è lo scoglio Isernia.

“Partita difficilissima che bisogna sapere interpretare. Sono convinto che Farina verrà ad Agnone per vincere e noi dovremo essere bravi a saper colpire al momento giusto”.

Ci fa un pronostico?

“Vince l’Agnonese 3-1”

L’uomo derby chi sarà a suo avviso?

“Senza dubbio Keita, è un giocatore eccezionale sia nelle vesti di goleador che in quelle di assistman”.

Dopo l’addio di Michele D’Ambrosio nessuno avrebbe scommesso su  Damiano Partipilo, versione metodista, tranne che il ds Maurizio Sabelli. Si sarebbe mai aspettato un exploit del genere da parte di Partipilo? 

“Volete la verità: allora dico di si. Damiano se impiegato nel ruolo di centrocampista sa dare i numeri a chiunque”.

Un altro ragazzo interessante è sicuramente l’under Federico Pizzutelli, classe ’95, scuola Bari. In molti lo vorrebbero in campo dal primo minuto ma Urbano continua ad inserirlo a giochi iniziati. Lei sposa la strategia del tecnico? 

"Certo. Pizzutelli quando entra a gara in corso sa cambiare volto al match, lo ha dimostrato contro Samb e Fidene, lo farà anche contro l’Isernia, ne sono convinto”.

E chi le dice che questa volta Urbano non lo inserisca dal primo minuto?


“E’ una mia sensazione, per carità, il mister non ha bisogno di suggerimenti di alcun genere”.

Crolla, allora le suggeriamo una cosa, si stampi e conservi l’intervista. Non si sa mai, a volte capita, di poterla rispolverare e dire: io ve lo avevo detto.

 

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