Molise regione costosa, ma inutile. Sammartino: "Torniamo in Abruzzo"

Intervista a tutto campo con il figlio del senatore Dc

Maurizio d'Ottavio
04/05/2010
Attualità
Condividi su:

AGNONE - Secessione sì, secessione no. Il tema continua a tenere accesso il dibattito nei paesi dell'alto Molise. Il tutto è certamente riconducibile alle nefaste notizie che riguaradano l'ospedale San Francesco Caracciolo, condannato nel giro di pochissimi anni ad una "dolce eutanasia". Il nostro quotidiano ha incontrato Sergio Sammartino, autorevole personaggio del panorama culturale, nonché figlio del senatore Remo Sammartino, padre fondatore della Regione Molise. Con lui abbiamo inteso scambiare quattro chiacchiere a 360 gradi toccando vari aspetti, ma soprattutto soffermandoci sulla effettiva valenza della Regione Molise. Ecco quello che ci ha risposto. Dopo le ultime allarmanti notizie sui tagli all'ospedale Caracciolo in Alto Molise tornano a spirare venti di secessione. In molti tra cui giovani, associazioni, imprenditori, commercianti ecc., desidererebbero un ricongiungimento con l'Abruzzo. Lei è d'accordo? E se sì, perché? "In verità credo che abbia poco senso lo staccare una parte del Molise dal resto della regione per tornare in Abruzzo (anche se questo tipo di secessione di gruppi di Comuni è già avvenuto ad esempio tra le Marche e l'Emilia Romagna e sta per accadere tra il Veneto e il Trentino). Oltretutto è cosa assai complicata, perché richiede il voto del Parlamento. Meglio sarebbe ricongiungere l'intero Molise alla regione sorella per ricostruire una grande regione binomia, sul tipo dell'Emilia-Romagna, perché il federalismo incombente metterà in ginocchio le regioni a insufficiente autonomia economica, come il Molise, che in questo senso è proprio la più esposta di tutte! Per contro, gli Altomolisani potrebbero facilmente essere tentati di dire: "Se gli altri non vogliono seguirci salviamoci da soli". E, in effetti, a proposito dell'ospedale di Agnone, c'è da chiedersi onestamente: se invece di essere il sesto ospedale del Molise, quello di Agnone fosse il contraltare montano di Vasto, all'interno della Provincia di Chieti, correrebbe lo stesso pericolo?". Ma a suo avviso questa sorta di ribellione nei confronti della Regione Molise nasce solo dal fatto di voler ridimensionare la struttura sanitaria, oppure c'è dell'altro (vedi ad esempio gli scarsi investimenti fatti negli ultimi dieci anni dalla Regione per questo territorio). "Guardi, dobbiamo parlarci in modo spietatamente chiaro: il Molise non ha mai avuto una vera identità. Quelli di Colletorto si sentono pugliesi come quelli di Agnone si sentono abruzzesi, e forse quelli di Venafro si sentono campani (anche se proprio tra i Venafrani riscontro paradossalmente la più forte nostalgia dell'Abruzzo-Molise, forse proprio perché la vicinanza con la Campania e la diretta conoscenza dei suoi mali induce in loro la paura di finire accorpati a quella regione... ipotesi peraltro avanzata in certi ambiti politici romani). Quand'ero studente a Roma, l'80 per cento degli Agnonesi e dei Capracottesi che risiedevano nell'Urbe, alla domanda "di dove sei", rispondevano "abruzzese" (ricordo persino il caso comico in cui questa spontanea risposta venne ad un professionista... durante una cena della Famiglia Molisana, associazione dei Molisani a Roma!). Del resto, al di là di certe trombonesche celebrazioni pseudo-storiche, va detto che la "Provincia di Molise" fu creata dal re Giuseppe Bonaparte, giusto per togliere un po' di lavoro ad altre tre province. E fu fatta prendendo un pezzo di Puglia, un pezzo di Campania ed un pezzo d'Abruzzo. Ne fanno ancora testo certi toponimi assai indicativi, tipo San Giuliano di Puglia o Sesto Campano. Si pensi che quando mio padre era bambino si diceva "Termoli di Puglia". E' quindi prevedibile che ogni tanto insorgano queste spinte centrifughe, in specie in una regione la cui dimensione geografica ed economica rende evidente l'insufficienza autogestionale". Lei è uno di quelli che sostiene che la Regione Molise non ha motivo di esistere. Ci spiega in breve il perché? "Questa non è un'opinione: è un'evidenza. La Regione Molise costa più della Regione Lombardia (che ha 8 milioni di abitanti e produce da sola il 30 per cento del PIL nazionale) e riesce a rendere poco o nulla ai cittadini. Sa che due miei amici conosciuti in India, un signore di Padova e una signora di Milano, che non si conoscono tra di loro, mi hanno riferito che al Nord il Molise è diventato una specie di refrain per indicare l'inutilit… e lo spreco? Ogni volta che un Comune o una Provincia sono minacciati di decurtazioni dicono: "Prima eliminate la Regione Molise". La Regione Molise, così costosa, da anni non riesce a finanziare progetti che producano posti di lavoro sul territorio. La sentenza consueta è: "Non ci sono soldi. Non possiamo". Allora, non possiamo questo, non possiamo quello... diciamo che non possiamo e basta: non possiamo sussistere. Tanto per dire che tipo di sentimento si sta diffondendo, le dico che un amico di Riccia, mio ex compagno di partito, mi ha detto mesi fa: se i soldi che costa la Regione venissero distribuiti direttamente alle famiglie molisane, saremmo ricchi. Sin dalla presuntuosa secessione del '63, il Molise nacque tra le voci contrarie di molti eminenti costituzionalisti (cito Valsecchi e Sullo, tanto per fare dei nomi) i quali avversavano strenuamente la creazione di regioni difficilmente autosufficienti sul piano economico e politico. Pensi che per questo motivo fu negata la regione al Salento (una parte della Puglia in cui ci sono tuttora diffuse spinte autonomiste). Non è facile comprendere perché, invece, sul Molise, alla fine il Parlamento cedette. La natura di questa regioncella è talmente speciale che essa è l'unica a non avere 7 senatori come la Costituzione prevede (ne ha solo 2). Certo è che da allora il Molise ha avuto quasi 50 anni per dimostrare di potersi reggere con le sue gambe. L'esperimento è fallito; punto e basta. Produciamo 30 euro su 100 che ne spendiamo. E sia chiaro a tutti che tra pochi anni finirà definitivamente la festicciola: il Governo centrale chiuderà i rubinetti, col federalismo, e dal 2015 anche le erogazioni dell'Unione Europea finiranno per indirizzarsi allo sviluppo dei nuovi paesi membri dell'Est. Quando qualche mese fa si rischiò la sospensione del traffico marittimo tra Termoli e le Tremiti (perché il Governo di Roma non voleva più finanziarlo) assistetti irritato allo stupore di certuni. Ma cosa credevano che fosse il federalismo? Significa: "Fate da soli. Fate con le vostre risorse, pagatevi da soli quel che potete pagarvi". E' matematicamente evidente che "da soli" possiamo produrre quei 30 euro su 100 di cui sopra: significa ridurre a meno di un terzo gli attuali servizi (che lasciano già così spesso a desiderare). Non è palese che si deve "correre" a cercare l'"unione che fa la forza"? E aggiungo: "correre finché si ha ancora qualcosina da offrire, prima che il Governo ci imponga di aggiungerci a chissà quale altra entità amministrativa, quando saremo ridotti al lastrico e non avremo nessun potere contrattuale". Abbiamo meno abitanti di un solo quartiere di Roma, Napoli o Milano (320.000). E con l'attuale ritmo di spopolamento saremo 250.000 tra meno di dieci anni. Non credete che prima o poi sarà Roma a dirci: "Ma davvero pretendete di continuare ad avere un apparato regionale che costa milioni all'Italia?". Io credo peraltro che la questione si porr… in modo più generale, non solo per il Molise". Ma forse dimentica che suo padre, il senatore Remo Sammartino, è stato uno dei padri fondatori della Regione Molise. Oggi se fosse ancora in vita cosa gli rimproverebbe? "Mio padre non disse mai che la secessione era stata un errore. A quei tempi raggiungere l'Aquila era un'impresa inverosimile. E per certi uffici bisognava recarsi a Napoli. Inoltre, eravamo in pieno boom economico. C'era un Governo che pagava tutto e tutti anche se andavano in rosso. Era obiettivamente difficile immaginare i rivolgimenti della Seconda Repubblica, il secessionismo della Lega, la crisi economica globale, la fine della crescita finanziaria dell'intero Occidente, le spinte al decentramento, il federalismo... Ma Remo Sammartino, negli ultimi anni, ammetteva che la situazione, rispetto al '63, si era completamente rovesciata, e che si doveva andare verso le grandi aggregazioni. Del resto, che la secessione sia nata male è un'altra evidenza storica: le secessioni hanno senso quando a volersi staccare è la parte più ricca di un'entità socio-politica. Il Molise era già allora la parte meno favorita. Il resto ha ancora una volta i caratteri della spietata oggettività matematica: nel 2006 l'Abruzzo aveva l'11 per cento di famiglie povere. Il Molise il 23 per cento : più del doppio (fonte Altroconsumo). Nello stesso anno l'Abruzzo era la prima regione scelta dal turista straniero (superando clamorosamente la Romagna, da sempre regina nel settore). Il Molise era l'ultima. E pensare che un tempo eravamo attaccati! Si vede bene che treno abbiamo perso. Un'altra cifra importante: la percentuale di giovani sotto i 30 anni che lasciano la terra d'origine in Molise è quasi il doppio di quella abruzzese...". Ci dica almeno tre buone ragioni per cui la Regione Abruzzo dovrebbe accogliere l'Alto Molise e quali sarebbero i giovamenti che ne trarrebbe. "Partiamo con un'erronea impostazione psicologica. Non è l'Abruzzo che deve "accettarci" come dei poveri pezzenti che chiedono ospitalità. E' il Governo che deve creare una nuova regione unendone due o anche tre (il progetto della Fondazione Agnelli prevede Marche, Abruzzo e Molise). E questo, lo ripeto, è un problema che si porrà per l'Italia intera. E' evidente che non si può continuare a tenere oltre 30 parlamenti regionali, che spendono l'anima dei milioni, spesso a vuoto. C'è seriamente da rimpiangere il tempo dei Prefetti, quando il Governo interloquiva direttamente coi Comuni e, come diciamo dalle nostre parti, "sparagnava e compariva". Ma almeno si dovrà concentrare l'amministrazione del territorio in 6 o 7 grandi regioni simili ai lander tedeschi. Oggi, per giunta, la tecnologia lo permette: per parlare con un assessore lontano basta una webcam. E' però importante eliminare la visione della riunificazione come una soggezione del Molise all'Abruzzo, e ragionare in termini di regione unica. Accanto ai moltissimi nostalgici dell'unità che incontro in Molise, i pochi che la temono sono proprio quelli che appaiono dominati da questa falsa prospettiva non paritaria. Ripeto: bisogna concepire il Molise futuro come parte integrante di una grande regione, non come una regione secondaria ad un'altra. Ancora una volta prendo l'esempio dell' Emilia-Romagna: la Romagna è piccola, ha pure una sua identità lunguistico-culturale, ma non ha mai pensato di "far da sé" (ed è molto più ricca del Molise!)". Insomma il motto potrebbe essere questo: chiudete la Regione Molise e non gli ospedali... "Attenzione alle battute. Dev'esser chiaro a tutti che una regione piccola come il Molise non può permettersi di tenere 6 ospedali che sono uno la copia dell'altro. Ci può dispiacere, ma questi sono i limiti che ci impone la tirannia della materia. Il Paradiso è altrove. Razionalizzare la sanità si può, ma credo sia inevitabile passare per la complementarietà e la specializzazione delle singole strutture. Detto questo possiamo chiederci: "Se eliminassimo le Regioni e tornassimo all'assetto precedente il 1970, con i Prefetti del Governo che amministravano i territori interloquendo direttamente con i Comuni, quanti milioni si risparmierebbero? E quanti ospedali si potrebbero mantenere con quei milioni?" Vede, io non mi pongo in una prospettiva di moralismo ingenuo. Ancor meno credo nell'esistenza di un partito virtuoso contro un partito vizioso. Quando in Molise ha governato la sinistra ha usato le stesse politiche 'clientelari' che oggi tanti rimproverano a Iorio. Il problema è strutturale: i gruppi che si contendono il potere sono quasi costretti a usare le risorse pubbliche per conquistare territorio politico. Per questo la salvezza non può che consistere nell'eliminare - o almeno limitare - i 'territori' da conquistare: le Regioni appunto. Le dirò un episodio indicativo. Tempo fa un professionista di Agnone mi diceva: "Questi chiudono gli ospedali pur di mantenersi loro". Ed aggiunse: "Se facessimo amministrare il territorio del Molise da Pescara, eliminando Campobasso, risparmieremmo tutti i soldi che servono per mantenere gli ospedali". Sarà una conclusione semplicistica, ma è sintomatica di un 'sentire' che si va diffondendo tra i Molisani più di quanto si voglia credere". Che futuro avrebbe il Molise senza l'Alto Molise? "Certo, perderebbe di colpo una buona fetta di popolazione riducendo ulteriormente le possibilità di mantenere una Regione autonoma..." Che futuro avrà il Molise con il federalismo sponsorizzato dalla Lega Nord? "La Lega Nord è il maggior elemento di destabilizzazione degli assetti che hanno permesso al Molise autonomo di esistere fino ad oggi. Per la forza della Lega abbiamo cominciato tutti a 'credere' (o a fingere) nel federalismo. Io sono uno dei pochi italiani che rimpiangono ancora senza vergogna il centralismo giacobino e lo statalismo. Ma probabilmente sono un dinosauro. Al contempo, però, la Lega costituisce, paradossalmente, il partito che più d'ogni altro permetterà al Molise di durare: perché in questo momento è quello che ha più interesse a mantenere - al Nord - più centri di potere possibile. E quindi si opporrà alle macro-regioni che ridurrebbero il numero di quei centri di potere e dei politici che ne fanno parte". Testualmente lei ha definito il Molise una regioncella ridicola, asfittica e rachitica. Ci dice il perché? "Al di là degli eccessi di una frase detta 'ab irato', quei tre termini hanno una notevole valenza 'scientifica': ridicola per l'esagerato volume dei suoi costi, mentre tanti non sanno come è fatto e dove si trovi (persino una mia amica giornalista all'Ansa di Roma!); asfittica significa che le manca l'aria per sopravvivere; rachitica, che non è riuscita a crescere armoniosamente". In un recente passato ha collaborato con la segreteria dell'assessore Franco Giorgio Marinelli. Che idea si è fatto della classe politica nostrana, quella che dovrebbe garantire ai nostri giovani un futuro in questa terra. "Diceva Dumas: "Tutte le generalizzazioni sono pericolose, compresa questa": Non esiste la 'classe politica'. Esiste quel politico, quell'altro politico e quell'altro ancora. Nel complesso, sento che tanta gente ritroverebbe fiducia nella politica se dalle varie assemblee degli eletti venissero segnali più chiari di austerità, di riduzione dei desideri e delle ambizioni personali, di disposizione a sacrificarsi per primi. In Franco Giorgio Marinelli ho colto il pregio dell'onestà, il non assumere mai atteggiamenti da signorotto, il non appropriarsi mai di ciò che non gli spetta, né materialmente né moralmente; e in lui mi è apparsa spesso una sensibilità ardente e persino logorante per i problemi della nostra terra, l'amarezza di non avere risoluzioni magiche, ed anche la frustrazione di dover amministrare settori essenziali e a volte sofferenti della vita socio-economica, avendo sempre scarsissime finanze a disposizione". Un recente studio del Centro Studi Alto Molise, che verrà illustrato a maggio, ammette che nell'arco di qualche decennio questa terra scomparirà come i dinosauri. Certamente lei non ha la bacchetta magica, ma a suo avviso per invertire tendenza come, dove e in che termini si dovrebbe intervenire. "Esattamente come recentemente si sta tentando di fare proprio negli uffici dell'Assessore Marinelli: cercando di avviare una politica di consorzi agrari, artigianali , turistici; cercando di stimolare la riscoperta ed il consumo del prodotto locale, coinvolgendo le scuole (specie quelle tecniche) in progetti concreti e immediati di rinascita dell'artigianato, diffondendo il culto della salubrità e della cortesia, ed attirando di conseguenza un flusso continuo di visitatori che servirà a tenere costantemente alto il numero dei consumatori in loco. Bisogna inoltre riscoprire le antiche tradizioni di lavoro. Giorni fa, in un paesino svizzero, arroccato tra i monti, ho trovato una fabbrica di gioielli. L'arte orafa era un antico prestigio delle nostre zone. Perché non riscoprirla? Vi sono poi migliaia d'ettari di terra abbandonata. Perché non cogliere il lato positivo dei flussi migratori, affidando quei campi a centinaia di famiglie polacche, che dopo una generazione sarebbero perfettamente compenetrate nei nostri usi e nella nostra cultura, persino nel nostro dialetto? Guardi, di tentativi se ne possono fare tanti. Ogni viaggio comincia dal primo passo. Quel primo passo, però, devono farlo tutti i cittadini, i politici, da soli non possono farci cascare il progeso dal cielo...".

Leggi altre notizie su Alto Molise
Condividi su: