Il blu il rosso e l’oro: Mascagna scopre gli altarini dell’era di mezzo

Giovanni Giaccio
10/06/2013
Attualità
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AGNONE - Un’interessante ed atipica lezione durante la quale si scoprono gli altarini del Medioevo; questa è la frase che descrive la presentazione de “Il rosso il blu e l’oro” organizzata dal Centro Studi Alto Molise e tenutasi sabato scorso nella sala di giustizia del Palazzo della Città.
Dopo una breve introduzione di Armando Sammartino la parola è passata ad Emanuela Di Frangia, professoressa di storia dell’arte, che ha spiegato il titolo dell’opera di Lorenzo Mascagna; a seguito di quel breve incipit lo spettacolo è iniziato.
Compito di Saverio La Gamba e della sua profonda voce quello di leggere stralci del romanzo di Mascagna che veniva commentato dalla professoressa Di Frangia  che, appunto, spiegava il significato dell’estratto alla platea; quest’ultima composta da numerosi adulti e, sorprendentemente, anche da un cospicuo numero di ragazzi.
Soprattutto a quei ragazzi l’autore ha diretto il suo discorso raccontando le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere il volume: “Io ero uno di quei ragazzi seduti in ultima fila; ero dislessico e balbuziente e ricordo i brutti voti che mi vennero assegnati in pagella. Ho sempre desiderato riscrivere quella pagella. Sono diventato docente per farlo ma, forse, non era abbastanza e quindi con questo libro volevo sollevare un dubbio sul metodo. Il Medioevo non era solo un periodo buio e freddo; era un qualcosa di più complesso e affascinante. Si pensi a Giotto, per esempio. Il pittore non fu unicamente un ragazzo amante della pittura che passò da essere un semplice pastore ad un artista di fama bensì quel giovane divenne anche uno speculatore edilizio. Questo genere di cose non viene raccontato dai libri di storia. Questo è l’aspetto di quel periodo che mi sono promesso di raccontare con Il rosso il blu e l’oro.”
Affermazioni come quella su Giotto, sollevano dubbi su ciò che si apprende a scuola; ci si chiede: se la storia è un qualcosa che può essere raccontato senza dover annoiare (come è chiaro che si può fare, seguendo l’esempio di Mascagna) allora perché continuano ad essere utilizzati metodi che rendono tutto così noioso?

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