AGNONE – Radiologia chiusa di notte, medici che lamentano il mancato pagamento delle reperibilità, organico infermieristico del punto nascita sotto organico, senza ferie e dal mese di giugno costretto a turni massacranti. E’ l’istantanea dello smantellamento in corso scattata in queste settimane all’ospedale ‘San Francesco Caracciolo’. Ma siamo solo agli albori, perché il peggio dovrà ancora arrivare. Si partirà dal primo ottobre quando il primario di Ostetricia e Ginecologia sarà trasferito ad Isernia con il compito (sulla carta) di organizzare anche la struttura altomolisana nonostante non si capisca (spiegatecelo per favore) con quale personale a disposizione, visto che i tre pediatri attualmente in forza nelle struttura solo con le valige in mano. Infatti entro la fine dell’anno uno andrà in pensione, un altro ha chiesto il trasferimento in un ospedale dell’Umbria – a quanto pare già accordato verbalmente dalla Asrem -, infine al terzo molto probabilmente non sarà riconfermato il contratto in scadenza. Dunque il quadro sarà il seguente: bisognerà tirare la carretta per qualche altro mese dopodiché in alto Molise non si nascerà più, come tra l’altro annunciato in tempi non sospetti dal sub commissario alla Sanità, Isabella Mastrobuono. Intanto ad oggi i parti segnalati nel solo mese di agosto superano le venti unità. Puerpere che arrivano ad Agnone dai paesi limitrofi, soprattutto dal versante abruzzese delle province di Chieti e L’Aquila. Mamme di Casoli, Atessa, Castel di Sangro, le quali si fidano ciecamente della struttura e del personale, perché tra queste montagne vengono trattate con i guanti bianchi, come se fossero in una clinica o in casa propria. Ma questa non è certamente una notizia, la notizia è un’altra. Triste, sconfortante. Tra non molto tutto ciò sarà uno sbiadito ricordo e resterà solo “quel nato in Agnone” scritto sul documento di riconoscimento. Ci siamo: il Caracciolo verso l’eutanasia dolce di cui parlava don Francesco Martino, direttore della pastorale sanitaria della diocesi di Trivento. Dopo il punto nascita con molte probabilità sarà la volta di Chirurgia, a cui sono stati assegnati la miseria di quattro posti letto, e così via fino alla trasformazione del Caracciolo in un grande ospizio o meglio Residenza sanitaria per anziani, come preferiscono chiamarla i lungimiranti politici regionali che di un territorio in agonia se ne infischiano altamente. Restano le parole registrate lungo le corsie di un camice bianco di lunga data. “La situazione ormai si è fatta drammatica – confida – stanno ammazzando un territorio senza che la classe politica locale muova un solo dito per difenderlo, non hanno ancora inteso, che se muore l’alto Molise muore l’intera regione”.