AGNONE - Rabbia e rassegnazione, speranza e scoramento. Gli abitanti della diocesi di Trivento ancora una volta (era già accaduto nel dicembre del 2007 e nel marzo di quest’anno) hanno deciso di stringersi al capezzale dell’ospedale di Agnone, che tuttavia appare sempre più un malato moribondo. Colpa di una classe politica inetta a salvaguardare i diritti delle aree interne già afflitte dal dilaniante fenomeno dello spopolamento. Così oltre mille persone, tra cui molti anziani, donne e bambini, hanno impugnato una fiaccola e dietro lo striscione che recitava “Per progettare il nostro futuro, chiediamo lavoro, sanità e scuole”, hanno sfilato lungo le principali strade della cittadina altomolisana. Non a caso è stata scelta la giornata del 13 ottobre, quando si festeggia San Francesco Caracciolo, che porta il nome della struttura sanitaria di frontiera. Alle 17,30 quando inizia la santa messa nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli è ancora giorno ma il cielo è plumbeo come l’umore della stragrande maggioranza dei partecipanti che prenderà parte alla fiaccolata silenziosa fortemente voluta dalla Chiesa. Nessuna contestazione, come pure qualcuno aveva preannunciato (di qui la presenza di uomini della Digos di Isernia, ndr) all’indirizzo del primo cittadino di Agnone, il quale dopo aver giurato di dimettersi nel caso in cui l’ospedale sarebbe stato toccato, ieri, con uno stuolo di seguaci, ha preferito mimetizzarsi tra la gente, prima in chiesa, poi al corteo. Niente contestazione, insomma, gli agnonesi nel vedere De Vita alla fiaccolata, lo hanno ignorato totalmente. Non c’era Franco Giorgio Marinelli, l’assessore regionale del posto (stesso colore politico del sindaco) che, come tanti (purtroppo) continua a credere alle promesse del Governatore Michele Iorio, il quale solo a giugno, in occasione dell’inaugurazione della casa per disabili di Secolare aveva detto che in Alto Molise si continuerà a nascere. Ad oggi si registra l’emigrazione di gran parte dei medici del punto nascita in altri lidi. “Basta con le prese per i fondelli – ammette una signora sulla cinquantina -. Questa classe politica che ci governa deve capire, una volta per tutte, che abitare in queste zone non è la stessa cosa di come risiedere in centri quali Campobasso, Isernia, Termoli o Venafro. Agnone – ha proseguito la donna – è un paese di montagna fuori dai grandi assi viari e quindi ha necessariamente bisogno di una struttura come il Caracciolo che nel corso degli anni ha saputo guadagnarsi la stima dell’utenza con i fatti”. Gli fa eco un pensionato 80enne quasi con le lacrime agli occhi: “I miei figli sono emigrati in Germania e da quando è morta mia moglie sono rimasto solo. Non so prendere il pullman per Isernia e se dovessero chiudere l’ospedale Caracciolo non so proprio come fare considerato il mio precario stato di salute. Che ne sarà di me?”. Per non parlare della marea di testimonianze delle neo mamme molisane e abruzzesi che considerano il Caracciolo alla stregua di una clinica svizzera. “In quella struttura – ammette una mamma che da venti giorni ha messo al mondo una bellissima bambina – esiste tanta umanità e non ti fanno mai pesare il rapporto paziente-personale. Sono di una disponibilità unica. Arrivo da Montazzoli e quando ho sentito che il punto nascita del Caracciolo a breve sarebbe stato chiuso è come se mi si fosse spezzato il cuore”. Sfilano le fiaccole lungo il corso principale di Agnone. Per un intero territorio rappresentano le fiaccole della speranza...Spegnerle significherebbe la morte certa.... Ai politici l’ultima parola...