Sabato 29 settembre alle ore 17.30 presso la sala convegni del Palazzo Ducale di Poggio Sannita, Marcuccio Butiniello presenterà "Pnziér e paròl" , libro di poesie in dialetto poggese. Butiniello nato a Poggio Sannita il 10/09/1950, sposato con la sig.ra Vanda, due figli. Dopo aver frequentato la scuola elementare, lascia Poggio Sannita e per proseguire gli studi, come molti suoi coetanei, entra in seminario in quel di Carpineto Romano, per poi ultimare il ciclo scolastico a Roma. Fin dagli anni '60 la capitale diverrà la sua città adottiva, dove formerà la sua famiglia, svolgerà la sua attività e dove vive tuttora. Infermiere professionale presso l'ospedale C.T.O. per quarant'anni di onorata carriera svolta con competenza e disponibilità . Dal 2015 è in pensione.
L'autore, nome d'arte "Buty", ha da sempre avuto una speciale predilezione per la poesia, inizialmente da semplice lettore, in seguito cimentandosi nello scrivere rime soprattutto in romanesco (sua lingua di adozione) con lo sguardo puntato preferibilmente sulla realtà quotidiana, analizzando gli aspetti più crudi della società , sottolineandone ingiustizie, ambiguità e paradossi, con escursioni satiriche prendendo di mira i potenti e il mondo politico in generale.
Il testo, di pregevole fattura, racchiude 69 poesie nate dall'inconfondibile stile di Marcuccio Butiniello, con i termini dialettali scritti così come vengono pronunciati; impreziosito dal contributo di Michele Butiniello (cugino dell'autore) che ha curato sia una eloquente prefazione che la grafica, ricca di immagini particolarmente elaborate e circostanziate. Buty ha voluto lanciare in anteprima il suo testo con una limitata divulgazione fra amici e appassionati di poesia come lui, riscontrando commenti molto positivi apparsi anche nel mondo social.
Pur vivendo la maggior parte della sua vita lontano dal paese, Butiniello ha tenuto fortemente vivo il legame con la sua terra e le sue radici: «Il motivo principale - dichiara infatti - che mi ha spinto a scrivere ‘Pnziér e paròl' è un atto di amore nei confronti del paese e della sua gente. Avendo scritto finora solo in romanesco, molti amici mi hanno sollecitato a farlo anche nella mia madre lingua il ‘caccavonese'. Invito che ho raccolto molto volentieri, tenendo ben presente che "(…) I n nzò póèta, e mangh / só schrttór, i arraccónd sòl / chéll ch m dètta l còr (…)" [io non sono poeta e nemmeno sono scrittore, racconto solo quello che mi detta il cuore], come ho scritto in una delle mie composizioni» .