AGNONE - Il Teatro Italo Argentino si prepara ad ospitare la rappresentazione teatrale dal titolo 'Il Diario di un pazzo' basata sull'omonimo racconto dell'autore russo Nicolaj Gogol che sarà messa in scena il prossimo 26 novembre alle ore 21.30. Di seguito riportiamo integralmente la nota stampa inviataci dalla Fondazione Molise Cultura.
Flavio Bucci torna a teatro e lo fa con “Diario di un pazzo”, lo spettacolo che nel 1988 incantò le platee di tutta Italia diventando in breve tempo uno spettacolo-culto, una performance unica che va al di là dello spettacolo, un miracolo di identificazione, una straordinaria rappresentazione di fobie, tic, allucinazioni e manie del vivere contemporaneo.
E’ il lavoro che più rappresenta il suo istrionismo, testo che Mario Moretti ha liberamente adattato dall'omonimo racconto di Nikolai Gogol. Ma questa volta Bucci ha deciso di curarne la regia e affidare all’attore Marco Caldoro il compito di vestire i panni di Aksentij Ivanovic Popriscin. E’ un viaggio nella doppiezza e nella schizofrenia di un uomo, un piccolo borghese alle prese con una smisurata ambizione che lo porterà a smarrire identità e ragione. Al centro, un uomo la cui unica responsabilità è quella di temperare le matite per il suo capoufficio, un uomo che soffre per la sua condizione sociale che lo priva di dignitosi rapporti umani costringendolo a sprofondare giorno dopo giorno in una solitudine cronica in cui immagina di muoversi in un altro mondo.
L’amore per la figlia del capoufficio aggrava la sua condizione e lo spinge, nel crescente delirio, ad annotare su un diario il grafico giornaliero della sua follia fino a quando sfocia nell’identificazione con il re di Spagna. Nell’adattamento, Mario Moretti accentua il dato biografico con l’aggiunta di particolari tratti dalla vita e dall’opera di Gogol e inserisce riflessioni e intuizioni della letteratura di genere. Umorismo e pietas, grottesco e dramma si alternano nella rappresentazione del piccolo impiegato e dei suoi impossibili sogni, alternati a quelli di Gogol, uomo e scrittore. Ed è così che la novella, già bellissima, diventa materia viva e palpitante sulle scene.
FLAVIO BUCCI - Dopo essersi formato nella Scuola del Teatro stabile di Torino fu chiamato da Elio Petri che lo volle come protagonista del suo film “La proprietà non è più un furto”. Nel 1977 si fece conoscere dal grande pubblico interpretando lo sceneggiato televisivo “Ligabue”, diretto da Salvatore Nocita, con il quale tornerà a lavorare in televisione nei “Promessi sposi” (1989): sempre per il piccolo schermo ha recitato ne “La Piovra” (1984) di Damiano Damiani e in “L'avvocato Guerrieri-ad occhi chiusi” (2008) di Alberto Sironi. Al cinema ha lavorato tra gli altri con Giuliano Montaldo, Nanni Loy, Dario Argento, Pasquale Festa Campanile, Marco Tullio Giordana, Mario Monicelli, Valentino Orsini, Gabriele Salvatores, Luigi Magni, Duccio Tessari, Claudio Fragasso, Maurizio Ponzi, Alessandro Benvenuti, Vincenzo Salemme, Paolo Virzì, Francesca Archibugi e Paolo Sorrentino.
MARCO CALDORO - A teatro è stato diretto da Giorgio Trestini, Marco Maltauro, Beatrice Bracco, Paolo Rossi, Michele Placido, Angelo Pisani, Giuseppe Emiliani, Adelchi Battista, Mario Scaccia, Walter Manfrè, Angelo Pisani, Flavio Bucci. Al cinema ha lavorato con Alfredo Arciero, Antonio Andrisani, Pascal Zullino, Giorgia Farina, Sergio Rubini, Massimo Andrei, Federico Moccia, Giulio Manfredonia, Massimo Martelli. Per la televisione è stato diretto da Luca Manfredi, Giulio Base, Riccardo Donna, Vittorio Sindoni, Cinzia Torrini, Francesco Miccichè.
NOTE DI REGIA - Nel 1975 andai in Polonia a girare "Il lungo viaggio" di Franco Giraldi e conobbi un attore ungherese Ivan Darvas, che oltre ad essere il protagonista di un episodio del film, portava in scena il “Diario di un pazzo” di Gogol, in pieno stile sovietico. Quando andai a vedere il suo spettacolo rimasi affascinato! Non ho mai visto uno spettacolo simile, era eccezionale. Tornato in Italia chiesi al mio fraterno amico Mario Moretti di farmene un adattamento e lui, subito entusiasta, ne fece una riduzione molto più agile e palpitante della seppur fresca scrittura di Gogol. Negli anni il "Diario" mi è stato vicino, è cresciuto con me ed è cambiato con me. Si è trasformato nei 30 anni che l'ho portato in giro per l'Italia. È uno spettacolo che ho amato profondamente, mi è stato vicino nei momenti difficili. Anche se ad ogni replica entravo nel camerino tre ore prima di andare in scena e cercavo qualche buon motivo per non farlo. Quando Marco Caldoro mi ha proposto di fargli la regia, ho accettato con entusiasmo. È l'occasione di affrontare il “Diario” da un punto di vista diverso, dall'altra parte del palco: continuare a lavorare sullo spettacolo di una vita con uno sguardo diverso.
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