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"OSPEDALE ALLO SBANDO...PURTOPPO NON CI CHIAMIAMO MONSIGNOR BREGANTINI"

Intervista a don Francesco Martino responsabile della Pastorale sanitaria della diocesi di Trivento che accusa: "Sistema politico corrotto"

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AGNONE - Don Francesco Martino, responsabile della Pastorale sanitaria della diocesi di Trivento, partiamo dagli ultimi accadimenti: mentre a Campobasso veniva firmata la convenzione tra Regione Molise e il ‘Bambin Gesù’ di Roma per l’istituzione a Larino di polo pediatrico all’avanguardia, al Caracciolo un neonato in gravi condizioni non è stato ricoverato costringendo i genitori a trasportarlo al Cardarelli di Campobasso con tutti i rischi che il viaggio poteva comportare. Che idea si è fatto? “Piuttosto, trovo gravissimo che da parte della Direzione Aziendale ASREM si prema sui due nostri pediatri perché facciano le loro reperibilità ad Isernia, non garantendo in loco l’emergenza/urgenza pediatrica: mentre molti dei nostri locali, siano essi ruoli tecnici o amministrativi, si affannano per mantenere i servizi, altri, chiusi in un ufficio di Campobasso, per via amministrativa, cercano di chiudere il Caracciolo… Se questo non è un agire mafioso, non so come definirlo altrimenti. Larino e Venafro si salveranno, riprogrammati, ma si salveranno: noi saremo chiusi con … “il silenzio”, con il “non provvedere”, il “non sostituire”, il “non ricordarsi” . Onore al merito a Venafrani e Larinesi e ai loro politici, compresa l’On.le De Camillis, che credo abbia molto operato per arrivare a tale risultato che, devo riconoscerlo, è di rilievo, data anche l’entità dell’investimento previsto”. In vista delle elezioni regionali politici e amministratori, si riempiono la bocca parlando di aree interne salvo dimenticarle puntualmente il giorno dopo il voto. Intanto il territorio va verso una morte certa accelerata dai tagli ai servizi (sanità, trasporti, scuole, uffici). Non pensa che la Chiesa, come accaduto per il caso Ruby a livello nazionale, dovrebbe intervenire in maniera più forte e denunciare simili nefandezze? “Abbiamo parlato, abbiamo parlato troppo: abbiamo manifestato, siamo scesi in piazza. Abbiamo premuto in ogni sede, ma… purtroppo, non ci chiamiamo Gian Carlo Maria Bregantini… e non siamo di Campobasso o Isernia o Termoli…” Di fronte le aspettative deluse e alla sordità della classe dirigente cosa resta da fare alla gente di questo territorio? “Se dovessi rispondere d’impeto, direi : “come Tunisi”. Invece, riflettendo e meditando, penso che si debba superare e scavalcare decisamente la politica, perché non abbiamo bisogno di una politica che non sa dare più risposte ai cittadini o non può darle: Agnone dal medioevo al 1950 è diventata grande senza la politica, grazie all’impegno, all’industriosità, agli investimenti della sua popolazione. Dobbiamo far vivere l’economia, ritornando ad investire in prima persona per cambiare la realtà socio economica: e visto che nessuno può garantirci più i servizi, crearli e gestirli noi stessi con le nostre risorse, mettendoci in gioco: oggi, la debolezza del tessuto produttivo e socio economico ci condanna: rendendo forte questo tessuto,( e credo che sia possibile, perché la presenza in un paese di 5 istituti bancari e 2 uffici postali dice molte sulla potenzialità di questo centro come luogo di raccolta risorse per spenderle altrove…) con l’investire i nostri capitali in zona, si creano nuove attività produttive e quindi lavoro. La politica non deve essere con il suo clientelismo più il “dominus” della situazione, ma le attività produttive locali devono dettare i loro tempi alla politica. Altrimenti, non c’è più via di uscita”. A distanza di due mesi dall’operazione verità portata avanti dai medici, Piero Pescetelli, camice bianco in forza al reparto di Medicina, è tornato a denunciare le criticità dell’ex ospedale civile di Agnone. Insomma alla miriade di promesse di porre rimedio ai problemi di Radiologia, Ortopedia, Analisi, Pediatria e via dicendo, non è stato fatto, nulla, anzi si continua a sentire di medici e infermieri che vanno via... “Quando si crea incertezza, si creano disservizi, si lasciano le persone abbandonate a se stessi, è normale: il Caracciolo oggi è una nave alla deriva, perché non ha più il comandante e il timoniere, che non sbatte ancora sugli scogli per lo sforzo immane di tutti quelli che a bordo continuano a fare il loro dovere… ma fino a quando? Questo gli agnonesi, o gli altri, che salgano sulla nave non lo vedono, perché comunque ogni giorno le situazioni si fronteggiano alla meglio,e pensano che alla fine è tutta colpa del marinaio, come dice l’inetta Capitaneria di mare,…e non della mancanza del timoniere!” Ma chi abbandona le aree interne fa anche peccato visto che si allontana da quelli che sono gli ultimi? “Il dovere di chi ha responsabilità in questa materia è chiaro: non farlo, o non agire, o agire in modo colpevole o pigro con ritardo, è peccare. Esistono i peccati di omissione, che in questa circostanza possono essere molto più gravi degli altri. Per quello che riguarda poi i singoli casi, delle persone che vanno via, sarei molto più comprensivo ed indulgente, perché un sistema iniquo uccide la vita e impedisce la realizzazione professionale ed umana, a cui tutti abbiamo diritto”. Si avvicinano le regionali, lei cosa consiglierebbe a chi deve recarsi alle urne? “ Prima di tutto, con questo allegro andazzo, esisterà a novembre la Regione Molise? Dopo di che, non sono certo io a dover consigliare nessuno: ognuno, con la sua coscienza, valutato tutto, moralmente sa come comportarsi” In passato lei ha proposto vari progetti per salvaguardare l’ospedale. Idee stilate con il supporto di esperti in materia. Tutto inutile. La classe politica ovvero chi prende le decisioni finali ha ritenuto di non fare nulla. Perché? “Nessuno ha creduto mai seriamente alle nostre proposte, a cominciare dalla classe politica locale, che spesso le ha liquidate come improponibili stupidaggini, con risolini ironici, invitandoci spesso al silenzio, o rispondendo loro con il silenzio assordante. Con il sistema politico corrotto e degenere di oggi è così: non esiste né il dialogo, né l’ascolto, ma solo il muro di gomma, dove chi decide decide da solo rispondendo ai suoi “poteri forti” ed “amici o parenti” che lo condizionano e gli altri non contano nulla. Una vera “dittatura” democratica, nata il giorno dell’introduzione del maggioritario. Questo è il male da superare, perché a nessuno interessa il bene comune, ma solo la poltrona o i suoi affari” A questo punto bisogna pensare che esista un disegno occulto per detronizzare l’area della diocesi di Trivento? “L’area della Diocesi ormai da più di trent’anni è in sofferenza : direi, che più che un disegno occulto, è un vero problema di fatto: solo i cittadini di questo territorio possono riscattarlo, non gli altri” Cosa pensa di tutto ciò monsignor Scotti? Sappiamo che è molto adirato? “Il vescovo vive con sofferenza e viva partecipazione tutte queste vicende tristi che stanno facendo precipitare la speranza in mezzo a noi: ogni giorno si impegna e lavora con costanza per quanto di sua competenza, ricordando spesso che il vero politico cristiano è quello che promuove il bene comune, vorrebbe un maggior dialogo, collaborazione ed associazione tra gli amministratori locali per la promozione di progetti di sviluppo e di lavoro sul territorio, e sta cercando, per quello che compete alla Chiesa, di fare fatti, e non parole: il progetto Policoro, i centri di ascolto e soccorso della Caritas, forse il decollo del Consultorio Diocesano, il tentativo di salvare la casa di riposo San Bernardino…” Crede nei ricorsi al Tar e Consiglio di Stato per bloccare i tagli? “Sono una strada percorribile, ma non l’unica”
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