Gran confusione sotto il cielo della città d’arte dell’AltoMolise
L’altro giorno ho pubblicato un articolo su quel che succede nella città d’arte dell’AltoMolise. In esso sostengo due tesi semplicissime:
- La riforma Costituzionale, oggetto del prossimo referendum del 4 dicembre 2016, cancella definitivamente la Provincia di Isernia; nel caso vincesse il no, la provincia risorgerebbe dalle ceneri. È noto come la creazione di quella provincia abbia provocato gravi danni all’Alto Molise, avendone drenato risorse umane e patrimoniali; la sua riconferma in costituzione sarebbe una iattura.
- La riforma introduce novità per quanto attiene la Sanità nel rapporto tra Stato e Regioni, con buone ricadute per l’Ospedale di Agnone.
Apriti cielo: s’è scatenata una bagarre tra le diverse posizioni in campo.
C’è stato chi l’ha messa sul piano della politica politicante, citando il caso De Luca oppure l’economia del Paese oppure l’antipatia e l’arroganza di Renzi oppure, ancora, il menefreghismo degli italiani ecc……. e c’è stato chi ha citato Atene, Pericle parlandone in modo interessante e chi ha affrontato la questione nel merito, aprendo una discussione seria sulla Sanità in Costituzione.
Penso che sia inutile star a disquisire su De Luca, Renzi, l’Economist, JPMorgan, Salvini, ecc…. Il referendum non riguarda questi signori; a essere seri, ci sarà tempo e spazio per giudicare il Governo alle prossime elezioni.
Credo invece sia giusto disquisire circa i commenti puntuali del M5S, tramite Andrea Greco, e quelli più generici di Gian Luca Marinelli, il nostro Zagrebelky, al fine di mettere un po’ le cose in chiaro.
Il M5S, tramite Andrea Greco, non dice nulla circa la permanenza o meno in costituzione della provincia di Isernia; evidentemente, poiché insiste che al referendum debba votarsi No, pensa che la resurrezione della Provincia, nonostante i danni perpetrati, sia ininfluente per le sorti dell’AltoMolise. Viceversa, mette in dubbio che la riforma possa riguardare la Sanità e l’ Ospedale Caracciolo.
A tale proposito, sostiene che la riforma costituzionale non comporti variazioni per quanto attiene la Sanità e, di conseguenza, nega ricadute sull’Ospedale Caracciolo di Agnone: lo Stato continuerà a dare indirizzi e le Regioni continueranno a programmare e organizzare i servizi sanitari e sociali.
Niente di più inesatto se si vuol seguire un discorso logico e pragmatico. Dunque:
La vigente Costituzione prevede le materie concorrenti, cioè materie di cui possono occuparsi, in concorrenza tra di loro, lo Stato e le Regioni. Tra queste materie c’è la Sanità. Ebbene, in base all’ interpretazione anche di norme connesse, Le Regioni, oggi, sulla Sanità, fanno il bello e il cattivo tempo: la fanno, in breve, da padroni assoluti. Valga ad esempio, per noi altomolisani, il famoso decreto ministeriale Balduzzi, per molti inteso come decreto dispositivo da applicarsi senza batter ciglio. In effetti è risultato essere solo un decreto di indirizzo che ognuno ha voluto interpretare a modo suo, se non, addirittura, ignorare.
La riforma, invece, introduce delle novità:
- La prima novità sta nella nuova norma riportata al punto m) comma 2 art. 117: " Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie…..disposizioni generali e comuni per la tutela della SALUTE, …….", come dire che il famoso decreto Balduzzi non sarebbe più lo zimbello dei politici regionali ma una disposizione costituzionalmente inattaccabile, da rendere operativa subito: DISPOSIZIONE e non INDIRIZZO. La Regione continuerebbe nella funzione di programmazione e organizzazione dei servizi sanitari, ma dentro vincoli dispositivi.
- Altra novità introdotta dalla riforma è riportata nell'art. 119 comma 4. che parla del finanziamento delle funzioni pubbliche delle Regioni. "Con legge dello Stato vengono definiti indicatori di costo e fabbisogno per l'efficacia ed efficienza delle funzioni regionali". Altro cappio attorno al sistema padronale con cui la Regione Molise ha trattato la Sanità.
Tutto questo avrà ricadute sull’Ospedale Caracciolo di Agnone? Sarei presuntuoso se dicessi: sicuramente, si. Posso dire: molto probabilmente, si. Di contro, sono certissimo, invece, che votando No al referendum, non cambierebbe di una virgola la situazione attuale di assoluto asservimento dell’ospedale Caracciolo alla volontà della casta regionale.
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Anche se trattasi di argomentazione generale, solo indirettamente coinvolgente la questione da me posta nell’articolo di qualche giorno fa, credo sia giusto dare una risposta, anche se non esaustiva per mancanza di spazio, a chi, come Gian Luca Marinelli, ha citato Pericle, Atene e la democrazia diretta.
Seguendo il pensiero di Zagrebelsky, Gian Luca Marinelli, sostiene che la democrazia deve essere orizzontale e mai tramutarsi in oligarchia. Va privilegiato, quindi, quel sistema legislativo nel quale nessun organo dello Stato deve detenere il potere legislativo in forma monopolistica, ma tutti i cittadini devono partecipare direttamente alla vita politica Un’idea bellissima, salvo il fatto che il sistema ha storicamente abortito quando ha determinato Assemblee di Popolo e Capi Politici tipici del comunismo reale (URSS, CINA, Corea del Nord) oppure quando ha privilegiato l’inefficienza a scapito dell’assunzione di responsabilità e decisione, fortemente necessarie in un sistema globale come il nostro.
Viceversa, in tutte le epoche e in tutti i sistemi democratici del mondo, anche i più avanzati, è andata affermandosi la democrazia rappresentativa che esprime sempre un gruppo di dirigenti che assumono il “oligarchi a termine”; elezione dopo elezione possono essere riconfermati o sostituiti.
Ciò detto, va precisato che le tesi di Zagrebelsky, cui si rifà Gian Luca Marinelli, riguardano non tanto le norme costituzionali oggetto del referendum, quanto i sistemi di partecipazione alla gestione dello Stato, tant’è che si fa continuo riferimento al combinato disposto tra riforma costituzionale e legge elettorale Italicum. Sulla questione, i tanti dubbi sollevati strumentalmente sono superati dalla volontà unanime di rivedere l’Italicum.