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Tornare a nascere al Caracciolo? "Yes we can"

Originaria di Capracotta vive a Termoli ma si sente sannita. Intervista a tutto campo con il legale dell’Articolo 32 di Agnone, Maria Luisa Di Nucci

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AGNONE. Tornare a nascere all’ospedale San Francesco Caracciolo non è un’utopia. Maria Luisa Di Nucci, avvocato dell’Articolo 32, in un’intervista spiega i perché. Il legale, al pari dei colleghi Franco Cianci e Simone Dal Pozzo, è convinta che la sospensiva del Tar Molise, che di fatto ha bloccato il ridimensionamento della struttura, possa rimettere in discussione anche la scellerata scelta operata dalla Regione Molise di chiudere il punto nascita. Insieme ai legali Franco Cianci e Simone Dal Pozzo sta curando il ricorso dell’Articolo 32 di Agnone in merito al ridimensionamento dell’ospedale San Francesco Caracciolo. Avvocato Maria Luisa Di Nucci, innanzitutto vuole ricordarci le sue origini? “Pur essendo nata, e vivendovi tuttora, a Termoli, sono di origini alto-molisane, molto radicate in me, essendo i miei genitori nativi di Capracotta, dove vado spesso e molto volentieri. Sento, infatti, molto forte il richiamo di quelle montagne. Mi ritengo, quindi, una sannita, e ne vado fiera, avendone innanzi tutto il temperamento e la caparbietà”. Un motivo in più per sposare questa nobile causa? “Sicuramente. Ho sempre sentito parlare, sin da bambina, del Caracciolo. I miei parenti, cui sono molto legata, hanno sempre utilizzato la struttura del Caracciolo, usufruendo dei vari reparti, esaltandone, e a ragione, sempre, il valore del personale medico e paramedico, come altamente specializzato. Le mie cugine e i loro figli sono nati lì. Anche mia madre è in cura lì”. Il 12 maggio il Tar Molise ha dato la sospensiva al ricorso dell’Articolo 32 in attesa di entrare nel merito (la causa ci sarà il 21 settembre prossimo). In sintesi significa che non solo stati sospesi gli ultimi atti relativi al depotenziamento del pronto soccorso, del laboratorio Analisi e della Radiologia, ma, sebbene limitatamente alle previsioni che riguardano l'ospedale di Agnone, anche il Programma operativo del maggio 2010 e il successivo atto aziendale dell'Asrem. Si tratta dei provvedimenti con i quali il Commissario di Governo e presidente della Regione e la Direzione Generale Asrem avevano iniziato la riconversione dell'ospedale Caracciolo, oggi bloccata. Come reputa il provvedimento adottato dal tribunale amministrativo regionale che di fatto ammonisce l’operato della Regione e del suo commissario Iorio? “La sospensiva concessa dal Tar Molise, è stato un atto importantissimo, oserei dire rivoluzionario, sulla scia di quello, emesso dal Consiglio di Stato per Guardiagrele. Il Tar ha considerato innanzi tutto, anche se ad un esame sommario, ma evidentemente ritenendoli fondamentali, alcuni punti del nostro ricorso, che faranno sicuramente da cardine anche per il merito, ovvero : a)- innanzi tutto le condizioni geografiche del territorio; per cui la soppressione di un nosocomio in quella zona, prevalentemente montana, equivarrebbe non solo alla creazione di notevoli disagi per gli abitanti di quei tanti paesi, specie, in alcuni periodi dell’anno, l’inverno in particolare, con le frequenti nevicate, ma anche al conseguente ulteriore spopolamento di quelle zone. C’è, infatti, da considerare che la popolazione che abita in quei paesi è prevalentemente anziana, e, quindi, maggiormente bisognosa di assistenza sanitaria adeguata; b)- che non si può drasticamente ridurre la operatività di servizi essenziali e di urgenza, perché ciò comporterebbe la violazione del diritto alla salute, fortemente salvaguardato dall’art.32 dellla Costituzione. Sulla scia di questo provvedimento del Tar Molise, si sono avuti anche altri, che hanno sicuramente preoccupato il Governo centrale, a tal punto da convocare un tavolo tecnico per fare il punto della situazione, con i Commissari delle Regioni sottoposte a commissariamento per la questione sanità, tra cui l’Abruzzo, il Lazio, la Campania, la Calabria)”. Secondo lei è possibile paragonare la struttura sanitaria altomolisana, che inoltre serve un bacino d’utenza extraregionale (vedi numerosi comuni abruzzesi in provincia di Chieti), a ospedali quali Venafro e Larino distanti una manciata di minuti da Isernia e Termoli? “Assolutamente no. L’ho detto anche durante il mio intervento ad Agnone. Il nosocomio agnonese comprende un bacino d’utenza molto più ampio, ma, se così può dirsi, molto “impegnativo”, perché è un territorio di montagna, e raggiungere Isernia, per quelle popolazioni, diventa molto più difficile - per le condizioni climatiche davvero impervie soprattutto, come detto, durante la stagione invernale - a differenza di Larino che è situata vicino a Termoli, come lei ha ben detto, e Venafro che, oltre ad avere Isernia, può contare, per certi versi, anche sulle strutture ospedaliere del Cassinate, visto che Cassino dista una ventina di silometri da Venafro e la ed il tragitto stradale è agevolissimo. Agnone, purtroppo, è una realtà, necessaria, perchè, come detto, diventerebbe fortemente problematico raggiungere (cosa che il Tar ha ben compreso) Isernia, che si vorrebbe far diventare a torto, il fulcro della sanità altomolisana”. Nei ricorsi (il primo depositato a febbraio e il successivo ad inizio aprile) erano state mosse numerose censure all'operato della Regione e dell'Azienda Sanitaria mettendo in evidenza una assoluta carenza di istruttoria e di motivazione circa la conformazione geografica ed orografica del territorio che, con la riconversione dell'ospedale, si vedrebbe notevolmente penalizzata. In prima battuta il Tar ha accettato queste motivazioni. IL 21 settembre si potrà dare seguito a tutto ciò. E’ possibile fare una previsione in base a quanto riportato nella sospensiva? “Purtroppo, non si possono fare mai previsioni, però le probabilità positive ci sono, e sono altissime, a mio giudizio. Reputo la questione di vitale importanza e penso che il Tar saprà fare giustizia di una siffatta situazione, anche alla luce del merito positivo sia per l’ospedale di Guardiagrele che di Casoli, che fanno sicuramente stato”. Negli atti, inoltre, è stata messa in evidenza l’assoluta carenza di potere del commissario a decidere su una materia che, in base alla legge, è rimessa alla esclusiva competenza del Consiglio Regionale che decide con legge e non certo con atti amministrativi. Dal canto suo il commissario ha risposto che per l’ospedale di Agnone farà qualche piccolo aggiustamento. Non le sembra che Iorio continui a prendere in giro un intero territorio? “Sicuramente non è una cosa semplice gestire la questione sanitaria in una regione come il Molise, in cui il deficit è altissimo, ma una cosa è certa: il caso “Agnone” doveva, e deve, avere un trattamento particolare e non solo dei “piccoli aggiustamenti”, come afferma il Presidente Iorio. L’intervento che ci si attende dagli organi regionale deve essere deciso, con risposte chiare e concrete”. Il suo collega Dal Pozzo nell’ultimo incontro pubblico al teatro Italo Argentino ha detto: abbiamo vinto una battaglia non la guerra. E’ d’accordo. E perché? “L’affermazione di Dal Pozzo è giusta, semplicemente perché dobbiamo aspettare anche le statuizione del merito, ovvero la sentenza definitiva, essendo, questa, una ordinanza e, quindi, non una statuizione definitiva, ma ugualmente importantissima perché ha bloccato tutto il processo, che stava portando gradatamente alla trasformazione del Caracciolo in RSA, cosa che ovviamente ostacoleremo. E faremo di tutto, e ce lo auguriamo, affinché il risultato sia positivo come per la sospensiva”. Quanto importante l’apporto della popolazione che ha dimostrato in più occasioni di stringersi intorno a questo comitato nato da un’idea di Armando Sammartino e Franco Di Nucci. “La popolazione di Agnone è stata straordinaria, io l’ho definita “forte e volitiva” ; hanno sentito davvero l’importanza della situazione. Se si è potuto realizzare questo risultato è stato anche grazie a loro. Il vederla accorrere così numerosa ha caricato anche me, tantissimo; devo dire che non mi è pesato affatto raccogliere tutte quelle firme, per una causa nobile come questa, lo rifarei. Così come l’apprezzamento e il plauso va ai due promotori del Comitato Art.32, Franco Di Nucci e Armando Sammartino, senza alcun secondo fine, se non quello della salvaguardia della salute, e senza dei quali l’iniziativa non si sarebbe potuta realizzare”. E’ la domanda che ad Agnone si fanno tutti. Oggi quante possibilità si hanno di poter tornare a nascere al “Caracciolo”? Sia sincera. “Le possibilità sono altissime, perché noi abbiamo chiesto fermamente la ricostituzione dello “status quo ante". Il Tar ha sospeso tutti gli atti indirizzati al riordino, ma con la sospensiva questo perverso processo è stato bloccato ed è come se si ricominciasse da capo. Noi faremo di tutto, l’impegno sarà maggiore, affinché il Caracciolo torni ad essere e ad operare come prima, con i suoi reparti, in primis il punto nascita, e con tutto l’apparato medico e paramedico, che vi gravita intorno”.
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