Il progressivo spopolamento delle zone interne e dell'Alto Molise in particolare, è certamente il male endemico che sta divorando il nostro territorio. Piccoli centri sempre più abbandonati a se stessi, sopravvivono solo grazie a coraggiose iniziative di cittadini, che hanno scommesso nel loro futuro qui e di pochi amministratori che, arrabattandosi alla meno peggio, si sforzano di mantenere in vita un malato quasi terminale. La questione di tanto in tanto si ripropone, a vario titolo se ne sono occupati Istat, Caritas Diocesana, Centro Studi Alto Molise, istituzioni e media vari e, da ultimo, un rapporto denominato “Rionero 2020” con ampio risalto sulla stampa e in rete. Il preoccupante fenomeno necessiterebbe di un rimedio efficace ed urgente, che in realtà è tanto semplice da individuare, quanto difficile da realizzare: creare sviluppo e occupazione. Fatta questa doverosa premessa, leggere la data della presunta scomparsa (…ahimè, ravvicinata!!!) di Poggio Sannita e di altri piccoli borghi, per chi in queste zone ci vive, ha avuto l’effetto di un pugno allo stomaco. Anche se, a mio avviso, si è trattato di una considerazione leggermente azzardata, quasi una provocazione o quanto meno una forzatura. Che tuttavia ha il merito di riaprire un dibattito, si spera costruttivo, alla vigilia delle elezioni regionali. Nello specifico a Poggio, che pure sconta un alto tasso di invecchiamento della popolazione, ancora resistono ad oggi: 639 residenti; due scuole, la Primaria e l’Infanzia; l’ufficio postale, una casa di riposo; diverse attività imprenditoriali, con vere punte di eccellenza nei vari settori; studi professionali, attività commerciali e artigianali, due oleifici, diverse aziende agricole e zootecniche. Vorrei anche sottolineare la spontanea vivacità sociale e culturale radicata alle nostre radici sannite ed al profondo legame con il paese. Per questo mi sentirei di assicurare, senz’altro, una forte resistenza alla morte annunciata, augurando lunga vita a Poggio Sannita ...fu Caccavone!!!