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Berlusconi e l’orecchino da femmina, un molisano gli risponde su facebook: lasciateci stare

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Ha scatenato molta indignazione l’articolo comparso ieri sulla nostra testata dal titolo “Berlusconi a un bambino molisano: togliti l’orecchino è da femmina”. 

Molti i commenti negativi all’ex Cavaliere di Arcore al quale si ricordano le peggio cose di cui si è reso protagonista nella sua lunga carriera di imprenditore e di politico.

Marco V, un campobassano emigrato a Reggio Emilia, poco più che trentenne, è uno di quelli che si è indignato di più. E tramite un post su facebook ha voluto ricordare ai molisani e a tutti gli italiani che se i politici vengono qui per fare discriminazioni di sorta è meglio che se ne stanno a casa.

Io mi ricordo un po’ di cose – si legge nel suo post-  di quando ero un bambino molisano e avevo otto anni e portavo un codino, che io in realtà lo volevo perché guardavo le videocassette con Roberto Baggio e però mica tutti lo sapevano, e allora tagliati il codino, è una cosa da femmine e mica sta bene.

E poi mi ricordo un altro po’ di cose, di quando di anni ne avevo sedici, e mi ero lasciato crescere i capelli, più o meno come ora, perché così mi andava, o forse proprio perché non sta bene. 
E i parenti che guardavano, e te li vuoi tagliare ‘sti capelli, e sembri ‘na femmina, e qualcuno più simpatico che chiamava e diceva “Marca”, e quella zia anziana un po’ provata dall’età che alle zie anziane un po’ provate dall’età si porta rispetto, e che però non riuscivo a capire se pensava davvero che fossi sua nipote o se era lei che stava mancando di rispetto a me.

E allora, davvero, visto che queste cose me le ricordo, e visto che dalle parti nostre i politici grossi di solito non si fanno vedere e pure quando si fanno vedere non è che fanno molto a parte le foto con i caciocavalli e le bottiglie di vino, e visto che in compenso di stereotipi di genere siamo pieni, pieni fino all’esaurimento, pieni che nemmeno si riesce a spiegarlo a chi ne è così pieno e la cosa più facile spesso è andare via, vi chiedo una cosa, un favore, per piacere, una preghiera.

Lasciateci stare. È meglio. Grazie. Stiamo apposto così”. 

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