“Caravana Abriendo Fronteras” è un progetto nato per sostenere le ragioni ed i diritti umani, sociali e politici dei migranti. L’iniziativa, condivisa pienamente dai volontari del Circolo Auser “Associazione Giuseppe Tedeschi” ha preso il via nel 2016 con la carovana in Grecia, formata da diverse organizzazioni e collettivi dello stato spagnolo che richiedono la buona accoglienza e i diritti di libertà di movimento per tutte le persone.
Quest’anno il Progetto “Caravana Abriendo Fronteras” partirà dalla Catalogna fino a raggiungere il Sud Italia tra il 13 e il 22 luglio. L’arrivo in Italia è previsto a Ventimiglia il 14 luglio, il giorno successivo si partirà da Genova per poi arrivare in Sicilia il 16 luglio dove la carovana, facendo diverse tappe, rimarrà fino al 19 luglio; ripartendo dalla Calabria, più precisamente da Riace ci si sposterà verso la Puglia, fino ad arrivare a Civitavecchia da dove si ripartirà per Barcellona.
È stata scelta proprio l’Italia come destinazione vista la situazione di emergenza che vive a causa delle tragedie che si verificano durante il percorso dei migranti nel Mediterraneo Centrale e la persecuzione delle organizzazioni di soccorso che lavorano nelle zone costiere.
Suscita preoccupazione ciò che sta accadendo in queste ultime ore in Italia attraverso propagande razziste e xenofobe e dichiarazioni schok come “la pacchia è finita” riferito ai migranti, ma preoccupa anche il NO alla riforma del trattato di Dublino, sistema europeo che disciplina l’assegnazione dei richiedenti asilo ai paesi membri dell’Unione Europea.
Siamo preoccupati perché si respira un clima di rancore diffuso, che spesso si traduce in violenza, come è successo in Calabria con la morte di Soumaila Sacko, il migrante maliano di 29 anni ucciso da una fucilata. Il giovane, sindacalista dell’USB, difendenva i braccianti stranieri impiegati nelle campagne calabresi con orari di lavoro massacranti e con un salario che si aggira sulle 3 euro ad ora di lavoro e costretti a vivere in baraccopoli di fortuna in condizioni disumane, e che quotidianmente si trovano a convivere con il sistema del caporalato.
La nostra piccola regione non è immune da atti di violenza perpetrati nei confronti di migranti costretti a scappare dalla propria terra per salvarsi, ci preoccupa ciò che è accaduto nella notte tra domenica e lunedì quando un incendio ha distrutto il vano di uno stabile di Pescolanciano (Isernia) che avrebbe dovuto ospitare un Cat con 15 richiedenti asilo.
Il diritto alla vita è al di sopra degli interessi economici e del controllo migratorio come si evince anche dalle parole della senatrice a vita, Liliana Segre, ex deportata nei lager nazisti: "C'erano le leggi razziali, eravamo perseguitati da anni, cos'altro si poteva fare che cercare di fuggire? Io ero una richiedente asilo: negato. Avevo documenti falsi, cercavo di passare in Svizzera perché è chiaro che saremmo stati in salvo, ma gli svizzeri mi hanno respinto con mio papà e due vecchi cugini. Più tardi hanno deportato anche i miei nonni. Nessuno di noi aveva fatto nulla. Ci sono analogie ma non sono situazioni uguali, a distanza di 80 anni. E io non sono indifferente: la combatto, l'indifferenza, e continuerò a farlo finché vivo".
Ci auguriamo che si possa suscitare una mobilitazione pacifica con iniziative pubbliche sul tema dei diritti umani, dell’accoglienza dei migranti e del superamento di ogni discriminazione verso chi è costretto a lasciare la propria terra per sfuggire a guerre, persecuzioni, fame, miseria ed epidemie.
Campobasso, 6 giugno 2018