Non avendo potuto partecipare alla giornata commemorativa su don Gianico sacerdote ed educatore per precedenti impegni presi, pubblico ciò che avrei detto se fossi stato presente. E’ un dovere per me che ho sempre creduto nell’opera svolta da don Gianico
Dirò brevi, ma sentite parole su don Gianico sia perché altri, più autorevoli di me, avranno ben saputo ben delineare la sua figura, sia perché dal 2001, anno della sua morte, a tutt’oggi ho sempre rievocato anno per anno il suo ricordo chiedendo un atto dovuto di riconoscimento per l’opera svolto dall’uomo e dall’educatore, che è stato sempre negato dal primo beneficiario ossia il Comune di Trivento con i suoi sindaci pro tempore in carica. Basti solo dire che, pur non essendo nato a Trivento, don Gianico ha fatto per questo paese ciò che altri non hanno mai fatto,trasformando Trivento in una calamita per studenti, provenienti da ogni parte d’Italia, per comprendere come sia stata nobile e preziosa la sua opera. Nel passato a Trivento i ragazzi venivano per studiare, oggi, al contrario i giovani locali vanno via fin dalla terza media e più di qualcuno non torna neanche più. Delle tre dirigenze scolastiche di un tempo ne è rimasta una sola e più di qualche anno anche in reggenza con altre scuole. Non si è in grado neanche di assicurare il trasporto scolastico gratuito per le scuole dell’obbligo.
Un vecchio e saggio proverbio cinese dice testualmente “ Se ad un uomo tu dai un pesce, egli si nutrirà una volta sola , se gli dai invece una canna da pesca egli si nutrirà per tutta la vita. Orbene con la sua opera Don Gianico non ha fatto l’elemosina né ai triventini, né tanto meno ai numerosi studenti che sono venuti a Trivento, dimorando nel suo collegio per studiare, ma ha dato loro lo strumento necessario per la ricerca di una professione, di un lavoro che potesse consentire la costruzione di un futuro prospero e sereno. Don Gianico, in buona sostanza ha dato l’istruzione, arma indispensabile per acquistare la libertà e l’indipendenza da tutto e da tutti.Rapportandoci ad oggi si può ben dire che don Gianico ai giovani non ha dato il reddito di cittadinanza, ma il lavoro, un posto fisso, ladignità.Senza l’istruzione quasi tutti i giovani di allora sarebbero rimasti nella miseria economica e morale e sarebbero vissuti nell’oscurantismo dell’ignoranza.
Infatti quasi tutti coloro che hanno studiato a Trivento,negli anni che sono seguiti, hanno occupato posti nella pubblica Amministrazione, soprattutto nel mondo della scuola poiché, soprattutto nella scuola elementare, quasi tutto il personale docente ed amministrativo era passato per la trafila dell’Istituto magistrale di Trivento. Fino a pochi anni fa, prima di tanti pensionamenti, maestri e professori delle scuole elementari medie e superiori erano quasi tutti di Trivento
Trivento negli anni che vanno dal 1950 fino a finire degli anni 70 è stata una capitale della cultura, una specie piccola di università. In occasione di una pubblicazione di un mio lavoro di ricerca storica sul passato su Trivento, grazie alla disponibilità concessa dal dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo “N.Scarano”di Trivento, prof.ssa Maddalena Chimisso, ho potuto consultare tutti i registri scolastici, estraendo da essi tutti i nomi degli studenti non triventini, provenienti non solo dal Molise, ma da tutte le regioni meridionali ed anche settentrionali. Ne è venuto fuori un elenco interminabile con località più disparate, che vanno dal Veneto fino alla Sicilia, che ha messo a dura prova la mia vista, dovendo fare un laborioso lavoro manuale di trascrizione di nomi, date di nascita e località, non potendo fotografare niente per questione di privacy, poiché i registri contenevano anche i voti delle discipline studiate. Nonostante ciò l’elenco non è completo perché mancano ancora i nominativi di tutti coloro che hanno frequentato l’istituto per geometri e quindi i nomi sono riportati nei registri scolastici, giacenti nella sede centrale di Campobasso. Solo chi legge tutte quelle centinaia e centinaia di nomi oggi può capire l’importanza dell’opera di don Gianico. Per noi, che ormai abbiamo fatto la nostra vita, sarà una riconferma di un giudizio positivo, per la nuova generazione sarà una meravigliosa sorpresa. Purtroppo nessuno è profeta in patriae, come spesso dico, l’ingratitudine umana è più grande della misericordia divina. L’immagine e il ricordo di don Gianico si stanno affievolendo e sembrano cadere nel limbo di memoria dantesca per colpa di una ignavia incomprensibile.
Le scuola istituita da don Gianico non solo ha prodotto cultura, ma ha anche portato benessere economico a Trivento in quanto tanti studenti non solo sono stati nel suo collegio ma molti di essi hanno cercato anche una pensione presso famiglie aumentando il reddito delle stessein un periodo storico non certamente florido, come il secondo dopoguerra.
Oltre a questo arricchimento economico di molte famiglie c’è stato anche l’arricchimento umano di tantissimi ragazzi e ragazze di Trivento con quelli provenienti da tutte le parti d’Italia, dal momento che conoscendosi, hanno stretto amicizie indissolubili, alcune delle quali sono arrivate fino all’altare, e hanno fatto esperienze belle e brutte, ma pur sempre costruttive e formative. Personalmente posso dire che negli anni del magistrale ho conosciuto tanti compagni e compagne provenienti da altri paese, stringendo con essi legami profondi di amicizia. Ancora oggi ricordo il mio inseparabile amico, che per me era diventato come un fratello minore, Vincenzo Fratino di Colletorto, che portavo quasi ogni domenica a mangiare a casa mia, dopo aver cercato l’ordine a don Gianico in quanto il sì da parte del rettore del convitto non era sembra scontato, poiché dipendeva dalla buona condotta; ricordo Giovanni Ciancia di Colobraro, provincia di Matera, del quale conservo gelosamente una foto del veglione del Magistrale che, purtroppo un male cattivo, ha già portato via e al quale va il mio più caro ricordo. Tanti altri ricordi cari ho di persone sparse in tuta l’Italia e questo grazie al convitto di don Gianico.
Alcune volte più di qualcuno ha cercato di sminuire l’operato di don Gianico, criticando i suoi metodi educativi troppo sbrigativi e ruvidi non sempre consoni alla sua missione sacerdotale.
A loro dico che a me non interessa l’attività sacerdotale di don Gianico in quanto spetta ad altri dare tale giudizio. Don Gianico, come tutti gli altri uomini, ha potuto tenere i suoi pregi e i suoi difetti, ma nessuno, dico nessuno, può mettere in discussioni i suoi meriti nell’aver dato ad un paese e ad un territorio sempre emarginato in un periodo storico delicatissimo, come un dopoguerra, un’occasione di crescita e di sviluppo che saranno irripetibili. Oggi assistiamo impotenti alla decadenza non solo della scuola, ma anche del territorio triventino e del suo comprensorio
Mi auguro solo che finalmente da parte di tuttisi acquisti coscienza di quanto accaduto nel passato e si renda merito, non solo a parole, ma soprattutto con i fatti a don Gianico che è stato il protagonista indiscusso della storia scolastica di Trivento e che l’Amministrazione comunale di Trivento, che per ben due volte gli ha negato l’intitolazione di una strada, ritorni su suoi passi e gli riconosca i meriti dovuti. Personalmente non posso non chiudere con una semplice, ma sentita e sincera frase “ Grazie, don Gianico, il tempo e la storia ti daranno sempre più ragione sull’ignavia e sull’ipocrisia odierne di molti”
Trivento 27 ottobre 2018
Prof Tullio Farina