Si stanno concludendo in questi giorni le manifestazioni legate alla giornata contro la violenza sulle donne. Ultimo evento di rilievo la conferenza stampa in consiglio regionale a Campobasso giovedì mattina per la campagna "Posto occupato". In questi giorni vi abbiamo raccontato con articoli e testimonianze quello che è avvenuto in Molise.
La città di Campobasso ha avuto eventi organizzati da Comune e ambito sociale di zona quasi tutti i giorni. A Isernia oggi l'incontro della Lega e della consigliera di parità Giuditta Lembo con i ragazzi del Fascitelli. Entrambi i comuni capoluogo sono stati anche oggetto della campagna della polizia di Stato "Questo non è amore". Associazioni e comuni si sono dati da fare a Termoli con l'inaugurazione della panchina rossa, a Petacciato con l'evento Violentemente voluto da comitato articolo 21, Pro Loco e assocìazione l'Altra Guglionesi, a Campomarino con due eventi voluti dall'amministrazione e il secondo in collaborazione anche con l'onorevole Giuseppina Occhionero, a San Martino in Pensilis l'associazione San Martino Libera insieme a Liberaluna Onlus ha organizzato un altro incontro con la presenza del presidente dell'ordine degli psicologi Nicola Malorni.
Questi ed altri convegni che hanno tenuto vivo l'interesse dei cittadini bassomolisani verso i temi della violenza sulle donne. Cosa invece è avvenuto nell'alto Molise? Un silenzio quasi imbarazzante, come se il problema del femminicidio non li riguardi da vicino. E' vero che è dal 2013 che una donna non viene ammazzata dal marito in Molise. Ma questo è solo il punto apicale del fenomeno. Ci sono punti meno gravi come lo stupro,la violenza fisica, la violenza verbale e tutte le altre forme di sopruso sulle donne di cui nessun comune del Molise si può dire completamente esente. I numeri delle questure parlano chiaro: la metà degli interventi avvengono per liti familiari.
Non più tardi di ieri però abbiamo ricordato il caso di Giovanna Peluso di Agnone, condannata a un anno e quattro mesi di reclusione per aver ucciso a colpi di zappa l'uomo che ha tentato di stuprarla. E' vero che parliamo di 35 anni fa, ma è vero anche che nulla può e deve essere dimenticato.
Cosa è invece accaduto ad Agnone e non solo? Nessuno, non soltanto l'amministrazione comunale, ma anche le associazioni culturali ha pensato di organizzare un convegno o una fiaccolata per le vittime di femminicidio. Stesso discorso anche per altri comuni che dicono spesso la loro nell'ambito del territorio altomolisano: niente a Capracotta, niente a San Pietro Avellana, niente a Vastogirardi e niente neppure a Carovilli. Se ci vogliamo spostare leggermente ma rimanere nell'ambito della diocesi di riferimento possiamo scoprire che non hanno organizzato nulla nemmeno a Trivento.
Si distingue in positivo invece Castel del Giudice dove Annalisa Monfreda è stata ieri sera a Borgotufi per parlare del suo libro “Come se tu non fossi femmina". Gli onori di casa sono stati fatti direttamente dal sindaco Lino Gentile. Nelle ultime pagine del libro si legge “il modo migliore percombattere gli stereotipi è non permettere loro di condizionare la vostra vita”. Frase non proprio femminista ma comunque qualcosa per parlare dell'oppressione del mondo maschile su quello femminile. Qualche associazione di qualche paese interpellato ha sostenuto di aver preferito scendere nei capoluoghi di provincia e di regione a manifestare perchè "c'era paura di non riuscire a coinvolgere la gente". Ci auguriamo che nel 2019 possa davvero cambiare qualcosa. Affinché anche l'altomolise contro la violenza sulle donne torni ad esistere.
In cosa consiste la giornata per l'eliminazione della violenza contro le donne? La Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne è una ricorrenza istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come data della ricorrenza e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica in quel giorno.
Questa data fu scelta in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal considerate esempio di donne rivoluzionarie per l'impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961), il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell'arretratezza e nel caos per oltre 30 anni.[1] Il 25 novembre 1960, infatti, le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.