AGNONE - "Da notizie assolutamente certe assunte da questo Ufficio presso gli organi interessati, poiché in tutto il Molise ed in Abruzzo si sono diffuse notizie allarmanti presso la popolazione di un’imminente chiusura del Caracciolo, determinando una irrazionale paura e fuga dell’utenza, si comunica che fino al 31 dicembre 2010 il San Francesco Caracciolo rimarrà così come è, e che tutti i reparti, Chirurgia, Ostetricia e Ginecologia, Medicina e tutti i servizi continueranno a funzionare regolarmente e a garantire tutte le prestazioni che oggi garantiscono".
E' la rassicurazione che arriva da don Francesco Martino, direttore degli uffici della pastorale sanitaria della diocesi di Trivento.
"Questo fatto, - continua don Martino - deve dare tranquillità a tutti gli operatori ed utenti, alle donne in attesa, a coloro che necessitano di interventi chirurgici o di qualunque visita, prestazione ed urgenza. In modo particolare, questo Ufficio rivolge un appello a tutti gli operatori sanitari e al personale tutto di recuperare fino a quella data la giusta serenità , e a riprendere a svolgere il loro servizio con professionalità , attenzione, abnegazione ed impegno, che in massima parte hanno sempre dimostrato, aiutando la nostra gente a risolvere i suoi problemi quotidiani: è necessario evitare di cadere nella trappola dello scoraggiamento, o peggio, iniziare a porre in essere comportamenti lavorativi lassisti e non appropriati, almeno finché non si arriverà al dunque: non è nostro dovere e nostro compito anticiparlo. Questo Ufficio precisa che i decreti n. 17 e n. 19, portanti la data del 1° maggio 2010, costituiscono già il nuovo piano che deve essere valutato ancora dal Tavolo Tecnico Ministeriale, in quanto quello bocciato, era costituito dalla relazione discussa in Consiglio Regionale da 25 milioni di euro: il nuovo piano, infatti, tende a ridurre il deficit da 89 milioni di euro stimati a circa 13 milioni di euro, anche secondo le nuove indicazioni proposte dalla Conferenza Stato Regioni per bocca dell’Assessore alla Sanità della Regione Emilia Romagna, che ha indicato per le piccole Regioni la necessità di poter spalmare in più anni gli esiti del piano di rientro, onde evitare il crollo del Sistema Sanitario Regionale e il pericolo di non poter garantire i LEA. Il nuovo piano è stato approvato per Decreto, come richiesto dal tavolo tecnico, ed è stato fissato il 30 giugno 2010 per l’Atto Aziendale, che diverrà operativo dal 1 gennaio 2011, se questo piano sarà approvato dai ministeri competenti. Tanto si doveva per correttezza di informazione. Nel frattempo, si chiede a chi di dovere di mantenere per adesso la vigilanza sull’Atto Aziendale e di iniziare a progettare il futuro per il Caracciolo, che, ripeto, è necessario vada oltre il pubblico: anche una S.P.A. non quotata in borsa, con azionariato popolare, potrebbe essere una soluzione, perché, se la struttura deve continuare ad esistere, deve essere concorrenziale e di alta qualità rispetto al panorama circostante, producendo un pareggio o un utile anche minimo: e per questo sono necessari investimenti a livello umano, tecnologico, sull’ aumento della sicurezza delle prestazioni sanitarie erogate, in termini di qualità e alta complessità ".