Mimose, caramelle al limone sui treni, messaggi che vanno contro l’autodeterminazione, esaltazione dei ruoli di cura, reddito di maternità, giustificazione della cultura dello stupro e del femminicidio. Davanti a tutto questo ci troviamo di fronte alla vigilia della giornata internazionale della donna, chiamata volgarmente festa della donna.
Si celebra ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in quasi tutte le parti del mondo. Viene associata alla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne istituita il 17 dicembre 1999 e che cade ogni anno il 25 novembre.
Questa celebrazione si tiene negli Usa a partire dal 1909 In alcuni paesi europei dal 1911 e in Italia dal 1922
RAPPRESENTANZA POLITICA E NEI VETICI DEI CONSIGLI DI AMMINISTRAZIONE
Fonti ONU auspicano che nel mondo sia raggiunta una effettiva parità di genere entro il 2030. Siamo nel 2019 e in Italia sembra davvero lontana. Secondo dati della Fidapa relativi alla presenza delle donne nei consigli di amministrazione l’Italia è poco al di sopra della media con un dato del 27,6%. La media europea è del 21,2%. Ben lontane dal 50% a cui si sarebbe auspicato.
Va leggermente meglio nel parlamento italiano, ma siamo ancora lontani dalla parità di rappresentanza uomo- donna. Alle scorse elezioni erano in lista 4327 donne su 9529 candidati. Ad essere elette oltre un terzo di donne. Un risultato superiore al 30,1% della legislatura 2013-2018.
A Palazzo Madama nei collegi uninominali il 39% dei seggi va alle donne, nei plurinominali il 36%. Alla Camera 35%.
VIOLENZE NON PERCEPITE E NON DENUNCIATE
Un’inchiesta dell’Istat risalente a due anni fa lancia un allarme gravissimo. La violenza di genere è un fenomeno ancora sommerso, è elevata, infatti, la quota di donne che non parlano con nessuno della violenza subita (il 28,1% nel caso di violenze da partner, il 25,5% per quelle da non partner), di chi non denuncia (i tassi di denuncia riguardano il 12,2% delle violenza da partner e il 6% di quelle da non partner), di chi non cerca aiuto; ancora poche sono, infatti, le donne che si rivolgono ad un centro antiviolenza o in generale un servizio specializzato (rispettivamente il 3,7% nel caso di violenza nella coppia e l'1% per quelle al di fuori). Ma la cosa più preoccupante è che queste azioni sarebbero davvero essenziali per aiutare la donna ad uscire dalla violenza.
Violenze che non vengono denunciate perché molte donne non considerano la violenza subita un reato, solo il 35,4% delle donne che hanno subìto violenza fisica o sessuale dal partner ritiene di essere stata vittima di un reato, il 44% sostiene che si è trattato di qualcosa di sbagliato ma non di un reato, mentre il 19,4% considera la violenza solo qualcosa che è accaduto. Similmente sono giudicate un reato il 33,3% delle violenze commesse da altri uomini, qualcosa di sbagliato il 47,9% e solo qualcosa che è accaduto il 17,3%. È importante quindi in tal senso far crescere la consapevolezza femminile rispetto a quanto subito.
Violenze che portano le donne fuori dal circuito produttivo a lavoro. Perché creano disturbo post traumatico da stress, disturbi alimentari e nei casi più gravi e non curati a livello psicologico anche tendenze al suicidio. In questo contesto, come si sa bene, è difficile provvedere alle proprie necessità economiche perché è difficile tenere un lavoro qualsiasi.
LA PERCEZIONE DELLA DONNA NELLA SOCIETA’
A leggere i social non si legge altro: la donna è mamma, la donna è cuoca, la donna è multitasking, la donna è forte, la donna è una bella creatura. Tutte immagini stereotipate che non favoriscono la parità di genere e che creano ansia in chi si vuole sforzare di rispondere a tutti i canoni.
Ancora continuano a ricadere sulla donna la maggior parte delle incombenze domestiche, ricadono sulla donna i lavori di cura su bambini e anziani e le nuove forze politiche non fanno nulla per cambiare le cose. L’ultimo manifesto della Lega di Crotone anzi definisce nemici delle donne tutti coloro che vogliono decostruire il ruolo della donna in casa e come mamma proponendo l’alternativo modello di autodeterminazione.
Le pubblicità ci riempiono di immagini secondo le quali la donna deve risultare perfetta anche dal punto di vista estetico. Guai ad avere un piccolo difetto la società si scatena contro e anche le possibilità di lavoro diminuiscono. Donna soave e perfetta questo il modello che ci propongono.
La donna è mamma: un concetto escludente per donne cisgender incapaci biologicamente di procreare, per donne lesbiche che procreano attraverso la pma che in Italia è vietata se non fatta all’interno della coppia eterosessuale, per donne transessuali che non hanno la possibilità biologica di avere un figlio.
La donna è bella: escludente per chi non rispetta qualsiasi canone di bellezza.
La donna è multitasking: escludente semplicemente per chi non fa più cose nello stesso tempo e non ha una cura perfetta della casa e della famiglia. Questo stress secondo i risultati della ricerca europea svolta da Sitly, piattaforma specializzata nella messa in contatto di genitori e babysitter porta a sostenere che: l'80% delle donne italiane ritengono che una maggiore flessibilità negli orari lavorativi sarebbe un aiuto importante per riuscire a conciliare lavoro e famiglia;4 mamme su 5 reputano insufficienti i giorni di maternità (e paternità) previsti; Le mamme italiane lamentano di non avere sufficiente tempo per sé, per i propri figli e, infine, per il partner. Se solo gli uomini aiutassero di più.
I DIRITTI A RISCHIO
Quello di sottrarsi alla violenza dell’uomo. Guadagnando il 30% in meno dei lavoratori di sesso maschile la donna rischia di non poter divorziare quando la situazione famigliare diventa a rischio.
Poi c’è l’ormai famoso ddl Pillon che prevede una bi genitorialità perfetta per cui anche un genitore violento può dire la sua sull’educazione del figlio e può vederlo per dodici giorni al mese. La donna in tal caso è costretta ad avere sempre rapporti con il coniuge e soprattutto non si può allontanare da esso a più di 100 km. E l’autodeterminazione di chi vuole fuggire a un mondo di distanza dalla violenza vanno a farsi benedire.
C’è in corso anche un attacco alla legge 194. In Italia sta diventando sempre più difficile accedere all’aborto. Nel Molise un solo ginecologo in tutta la Regione lo applica in ospedale. E in caso di stupro se in un territorio non può essere applicato questo diritto che si fa? Bisogna emigrare altrove fin quando è possibile. Ma non solo, anche in altri casi in cui si ritiene di non dover portare a termine una gravidanza.
Attacco alla parità di genere è anche la possibile riapertura delle case chiuse auspicata dalla Lega e da una frangia femminista liberale. Non può essere considerata parità di genere la possibilità di stuprare a pagamento il corpo di una donna.
Tutto questo separa le donne dall’effettiva parità di genere. Non c’è niente da festeggiare quindi, anzi c’è solo da lottare.