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Prima il Molise: la dimostrazione del fallimento di un’idea di Europa o Nazione 

La politica intesa, beceramente, come conflitto territoriale 

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Siamo al ridicolo o alla follia?: da “America first” siamo passati a “Prima gli Ungheresi” e  “Prima i Polacchi” e “Prima gli Italiani” per arrivare a “Prima i Lombardi”, “Prima i Veneti”, “Prima gli Emiliani” e, ora, arriva il “Prima il Molise”.

Un partito a dimensione lillipuziana fondato da Aida Romagnuolo e Filomena Calenda, con gli stessi ideali della Lega di Matteo Salvini (quali?), ma con la differenza di guardare prima al bene del Molise che non a quello di Roma e di Pontida. Francamente è difficile immaginare come poche anime del nuovo partito possano opporsi allo strapotere dei milioni di lombardi o veneti. Viene il mal di testa a pensare come le due novelle leghiste possano contrastare, per esempio, una legge dello Stato che preveda di utilizzare fondi per la Brescia-Bergamo e non per la Fresilia.

E, poi, mi chiedo, cosa impedisce ad alcuni leghisti molisani di creare il partito “Prima Agnone” e ad altri “Prima Caccavone” o Prima Riccia” o “Prima Caparacotta”. E, a seguire, nessuno potrà impedire a un leghista di fondare il Partito “Prima San Marco”, storico quartiere di Agnone, e a un altro  leghista di fondare il partito “Prima il mio palazzo”.

Molti, troppi, stanno interpretando la politica non come elemento di aggregazione su questioni vitali per l’essere umano quali la scuola, la ricerca, il lavoro, l’economia, la salute, la giustizia ma come conflitto permanente tra territori alla maniera delle liti che un tempo portavano a omicidi e lotte selvagge e guerre per il recupero di un pezzo di confine. Senza tener conto che nella lotta di “Chi viene Prima” soccombono prima coloro che non hanno popolazioni numerose e territori ricchi di risorse.

Quindi, non siamo al ridicolo, ma alla follia perché molti potrebbero essere tentati da questa morsa, da questa trappola emotivamente accattivante ma perdente per tutti. La responsabilità non è di Aida Romagnuolo e Filomena Calenda, ma di chi, oggi al Governo, gioca a pallone e il pallone è la nostra Italia.

 

 

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