Fantastica l’immagine resa da Nadia Urbinati sul suo articolo pubblicato ieri sul Corriere della Sera: Di Maio che sbatte la testa di qua e di là dentro una bottiglia nel tentativo di trovare la sua strada per uscire dai problemi. Per rendere visivamente l’immagine, non ho trovato meglio di un bicchiere, ma il senso non cambia: dopo un trionfo elettorale giocato tutto su poche parole d’ordine “Tutti a casa” “Onestà, Onestà” “Aboliremo la povertà”, che consentivano di abbracciare l’universo intero contro la cosiddetta Casta al Governo, Di Maio e i 5 Stelle devono fare i conti con i limiti di tempo e soprattutto di spazio di manovra (il bicchiere o la bottiglia) imposti dall’esigenza di governare un Paese difficile come l’Italia, tanto da cominciare a ricredersi, in concreto, sulle azioni sviluppate dai precedenti governi Renzi e Gentiloni, dapprima visti come la morte nera e ora inseguiti nelle impostazioni di legge e nei valori fondanti una nazione. La dimostrazione sta in alcuni passaggi molto importanti e delicati che è bene vengano conosciuti.
Prendiamo il caso delle Alleanze. Il Movimento 5S aderisce al Gruppo Europeo EFDD, Europa della Libertà e della Democrazia Diretta, che professa l’ideologia del Nazionalismo Estremo, dell’Euroscetticismo, del Conservatorismo Nazionale e dell’Alter-Globalizzazione. Per avere un’ idea più precisa, ne fanno parte gli inglesi dell’Ukip (quelli della Brexit dura e pura), I tedeschi di Alternativa per la Germania, i polacchi di Korwin e altri gruppi che negano l’Olocausto e vogliono la distruzione dell’Europa. Eppure, Di Maio non si fa scrupolo di attaccare Salvini con gli stessi argomenti del PD: “L'alleanza della Lega con le destre europee è un paradosso perché abbraccia quei governi e quelle forze politiche sovraniste che ci dicono di fare austerity e bloccano i ricollocamenti dei migranti". Di Maio dixit.
A seguire viene il Reddito di Cittadinanza. Di Maio e i 5S avevano sparato a zero sul reddito di inclusione voluto dal PD. Eppure, al netto del progetto abborracciato per cui 3.000 navigator dovrebbero trovare il lavoro a milioni di giovani in aree, come il meridione, dove il lavoro non esiste proprio, il reddito di cittadinanza non è altro che il reddito di inclusione del precedente governo, solo finanziato con un po’ più di soldi, come peraltro si era impegnato a fare la sinistra.
E veniamo alla Flat Tax. Di Maio si trova d’accordo con Salvini su questa misura della FLAT TAX, vale a dire una o massimo due aliquote fiscali, e ne sottoscrive i concetti base nel famoso contratto di governo. Eppure, oggi, Di Maio, dopo aver tardivamente scoperto che la flat tax avvantaggia chiaramente coloro che hanno redditi alti, afferma che si, no, forse la flat tax si farà ma è importante che essa sia progressiva, quindi, non solo una o due aliquote ma più aliquote, come, peraltro, oggi il sistema fiscale già prevede.
Sulle Autonomie Regionali, il 2 di dicembre 2018, Di Maio, in visita a Spresiano (Treviso) affermò: «L'autonomia del Veneto si deve dare il prima possibile, perché i veneti hanno votato un referendum che non deve essere disatteso…. Nei vari consigli dei ministri di dicembre occorre affrontare questo tema…Non perderemo o prenderemo tempo: i veneti avranno l'autonomia in tempi certi». Eppure, il nuovo Di Maio: “Noi sosteniamo l’autonomia ma non lo spacca-Italia. All’ottimo ministro Stefani lo abbiamo detto chiaramente: permetteremo alle Regioni che lo chiedono di poter gestire “alcuni” servizi (loro chiedo tutto ndr). Ma il percorso non sarà breve”.
Ci sarebbe tanto altro da dire che suggerisce l’immagine di un Di Maio-moscone nel bicchiere, a sbatter la testa di qua e di là, ma mi fermo con gli immigrati. I 5Stelle hanno difeso a spada tratta la linea di Salvini fino a salvarlo da una autorizzazione a procedere contro di lui per sequestro di persone, annegando la loro anima in un mare di ipocrisie, eppure oggi li scopriamo più garantisti, più umanitari, più generosi, più attenti alle sofferenze degli altri. Roberto Fico, in una recente visita all'hotspot di Pozzallo, ha dichiarato: "Io i porti non li chiuderei. Dell'immigrazione si deve parlare con intelligenza e cuore. Quando si parla di ong bisogna capire cosa si vuole intendere. Fanno un lavoro straordinario. Le ong nel Mediterraneo hanno salvato i migranti. Bisogna essere solidale con chi emigra, che sono storie drammatiche che toccano il cuore". A quel punto Luigi Di Maio interviene affermando che in tema di migrazioni il governo non ha mai chiuso i porti ma si è limitato solo a impedire l’azione di ong che non si attenevano alle regole.
Ora è di tutta evidenza come i 5S stiano bazzicando il Governo insieme con la Lega, eppure, per risalire la china dei sondaggi, tardivamente si accorgono che il loro vero nemico politico è con loro al Governo. Si accorgono che, stando all’opposizione hanno solo demonizzato ingiustamente la sinistra e, in particolare, il PD; stando al Governo hanno ingiustamente innalzato Salvini a Dio della Patria. Comprensibile il mal di testa di Di Maio.