AGNONE. Nel segno della continuità amministrativa. Il Comune di Agnone ha cambiato casacca passando dal centrodestra al centrosinistra ma la manfrina è sempre la stessa. Così chi si apettava un radicale cambiamento con l’avvento della giunta di centrosinistra guidata da Michele Carosella (che di fatto ha interrotto un’egemonia del centrodestra che durava da 12 anni) si è dovuto prontamente ricredere.
E’ il pensiero ricorrente (supportato dai fatti) di Amedeo Chiantese, ex assessore a palazzo San Francesco e capo dei dissidenti che ha contribuito a far cadere Gelsomino De Vita.
Allora Chiantese a distanza di sette mesi dal loro insediamento cosa rimprovera all’attuale maggioranza?
“L’assoluta assenza sulle problematiche del territorio (vicenda ospedale su tutte) nonché presunzione e arrogamnza quando li si mette di fronte al loro immobilismo”.
Fin troppo facile dire: non c’è un euro, non crede?
“Prima dell’ultima tornata elettorale la situazione delle casse comunali era ben chiara a tutti. A mio avviso il vero problema è stato quello di presentare solo progetti di facciata senza dire dove poter reperire i fondi per realizzarli. I cittadini di Agnone, ed è questa la cosa che più mi rammarica, non hanno saputo comprendere il nostro modo di fare politica che vuole essere principalmente a difesa di Agnone e dell’Alto Molise sposando quelle che sono le peculiarità del territorio, naturalmente eludendo pratiche clientelari”.
Rinunciare alle indennità di carica sarebbe stato un piccolo segnale. Ma niente di ciò è accaduto. Cosa ne pensa?
“Ridurre al minimo le spese della polica è stato uno dei cavalli di battaglia del centrosinistra in campagna elettorale, peccato che una volta saliti al potere ciò non si è verificato. Tuttavia reputo il problema un altro: da questa amministrazione ci si aspettava in breve tempo un cambiamento e invece…”
E invece sempre nel segno della continuità nulla è cambiato. Vedi segretario comunale (voluto dall’ex sindaco) non rimosso e addirittura incarichi ad esponenti candidati nella lista di De Vita.
“C’era da aspettarselo. Al di là delle professionalità individuali una nuova amministrazione che voleva dare un segno di cambiamento avrebbe dovuto, come era possibile fare per legge, portare con sé una struttura amministrativa che rompesse con la politica condotta dalla vecchia amministrazione. Ma cosa ancora più grave è che prima della caduta dell’ex sindaco, il centrosinistra ha condiviso molteplici perplessità dei dissidenti per poi rinnegarle al primo consiglio comunale sposando addirittura alcune proposte di De Vita. Incredibile!”
Capitolo Caracciolo. A distanza di un anno l’attenzione sulla struttura è letteralemnte scemata. Impossibile non ricordare il lungo lenzuolo bianco, simbolo della protesta, che sfilo’ prima della Ndocciata del 2010.
“Primo di quell’evento venni assalito da una miriade di dubbi, evidentemente visti i risultati elettorali, quelle forze sociali che dovevano restare tali si sono trasformate forze politiche, dopodiché i toni si sono abbassati. Altre perplessità mi sobbalzano pensando all’assordante silenzio creatosi sulle vicenda delle scuole che in passato ha visto un agguerrito “comitato mamme” denunciare carenze strutturali. Comitato che oggi si è dissolto come neve al sole anche di fronte ad una realtà tutt’altro che confortante”.
Rifarebbe la scelta di far cadere De Vita?
“Sicuramente anche se il nostro gesto non è stato realmente capito. Infatti non abbiamo riscontrato quella voglia di reagire agli eventi negativi che si prospettavano per il futuro del nostro paese”.
Alla base di quella sfiducia ci fu proprio la questione Caracciolo. Da allora cos’è cambiato?
“Se si riferisce all’ospedale non è cambiato nulla, anzi le cose sono peggiorate. Un plauso va all’Art. 32 per la battaglia giuridica anche se con rammarico bisogna constatare che non sta ottenendo gli scopi prefissati. Infatti l’ospedale continua a perdere pezzi importanti e a rischio la struttura di primo soccorso che tutela i principi sanciti dalla Costituzione in fatto di salute”.
Resta dell’avviso che una gestione pubblico – privata possa essere l’ancòra di salvezza magari con un coinvolgimento della Chiesa?
“Sono profondamente deluso dal mondo della Chiesa che in un primo momento aveva sposato l’idea di una sperimentazione – gestionale per poi ripensarci. Il nostro gruppo crede fermamente che l’unica soluzione per salvare la struttura sia quello dell’ingresso di privati gli unici a poter rilanciare una sanità azzerata dal piano di rientro e da norme nazionali che vedranno trasformare il Caracciolo in un mero poliambulatorio”.