Compagne e compagni, democratiche e democratici, convocare l’Assemblea del Partito e pensarla come luogo di discussione più ampio, non è mai banale, né tantomeno scontato: per questo il mio più sincero ringraziamento a voi tutti. Grazie al Segretario regionale, a Vittorino Facciolla, perché nel messaggio d’invito, oltre alla cortesia istituzionale, ha inteso motivare le ragioni di questa apertura: contribuire con le idee ad organizzare un vero e proprio cantiere per il centrosinistra molisano.
Nel mio piccolo proverò a rappresentare il punto di vista di un pezzo della Sinistra diffusa, a volte atomizzata, sicuramente smarrita, che però non trova cittadinanza all’interno del PD, nemmeno in questo PD. Una Sinistra critica in molti passaggi cruciali della storia recente, dai temi del lavoro a quello dei modelli di sviluppo, dai diritti sociali a quelli individuali, fino al tema dell’organizzazione della rappresentanza democratica e delle Istituzioni democratiche. Un pezzo della Sinistra che sta all’interno del dibattito, che produce pensiero, che sta in mezzo alla gente e spesso ha anche cariche rappresentative e di governo, che sente forte la necessità di avere dei riferimenti politico-culturali, una casa, un’organizzazione capace di affrontare la realtà complessa che abbiamo di fronte; ma che tuttavia non si sente più rappresentata dal PD, non lo vota da qualche tempo, financo alle ultime elezioni europee.
Se lo ritenete opportuno, ed io interpreto il senso di questo invito in questa direzione,abbandonate la superficialità con la quale questa parte della Sinistra è stata definita, quasi a schernire e a ridicolizzare, come “radicale” contrapponendola a quella “di governo” (come se tra l’altro la radicalità del pensiero fosse qualcosa di negativo), dividendola così in due, in un gioco misero che attua sempre chi vuole che la Sinistra scompaia. Al contrario questa parte di Sinistra rappresenta una parte importante di soggetti politici e persone, una risorsa composta da anni di militanza e di esperienza politica con la quale si dovrebbe avere la volontà di ricostruire, anche con la fatica dei processi democratici, un dialogo per una nuova prospettiva. Questo perché il momento storico che stiamo vivendo è complicato, a tratti drammatico, sia per il Paese, sia per il Molise.
Proverò, in sintesi, a spiegarne i motivi. Lo dico già da ora, la crisi sociale, politica e culturale del Paese è sempre lo specchio della crisi della Sinistra. Di questa crisi siamo tutti responsabili, tutti dovremmo sentirne il peso, senza ricorrere a formulette superficiali, semplicistiche e salvifiche che fanno solo il verso ad una realtà molto più complessa. Solo una forte critica su ciò che abbiamo fatto, sugli errori commessi, ci permetterà di risalire la china. Non parlo solo di consenso, parlo di Politica, di incidere nei rapporti di forza insiti nella società. Per dirla gramscianamente, parlo di come egemonizzare culturalmente le masse popolari con una cultura politica che rimetta al centro il cittadino con i suoi diritti costituzionali, che rimetta al centro i lavoratori mettendoli in condizioni di tener testa al potere finanziario e che rimetta al centro l’uomo: libero da qualsiasi forma di schiavitù, sia essa sociale, economica, etnica o individuale; solidale nei confronti dei suoi simili e dell’ambiente.
Sul PD
Il PD nasce un decennio fa con queste buone intenzioni: creare un contenitore nel quale tutte le anime della Sinistra e del Cattolicesimo sociale potessero dialogare tra loro e, aprendosi alla società civile, potessero fare tra loro sintesi. Per poter fare ciò bisognava e bisogna avere una ottima base valoriale e la consapevolezza di essere di una parte specifica del campo, bisogna avere coscienza che il metodo con il quale si costruisce la sintesi è quello del dialogo e dell’ascolto che fa delle voci critiche un elemento da valorizzare e non da ostracizzare perseguendo la dittatura della maggioranza. Invece è successo proprio questo, per esempio grazie allo strumento delle primarie (ve lo dice uno che le primarie le ha anche vinte), ritenuto innovativo, ma che ha permesso che il PD smentisse sé stesso e venisse strumentalizzato per fare l’opposto degli stessi programmi elettorali, se non proprio del suo stesso statuto.
In ultimo, la celebrata vittoria del progetto di un unico contenitore della Sinistra, come risulta dall’analisi del voto sulle ultime elezioni fatta da Zingaretti, è invece, a mio parere, l’ammissione della sconfitta del progetto del PD come forza partitica plurale e inclusiva: alla sinistra del PD si è creato il deserto ed è stata chiamata pace.
Sul Governo gialloverde
Il Governo gialloverde è un assemblamento di posizioni contrastanti studiate a tavolino dai migliori esperti di marketing politico. Costruito in laboratorio per contenere tutte le posizioni numericamente rilevanti: governo e opposizione concentrati in un’unica grande macchina del consenso. Non serve a governare il Paese, non serve a ristabilire giustizia sociale, a dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini, a creare sviluppo economico e benessere. È nato da subito per seguire e cavalcare gli istinti del popolo: tutto è concesso e tutto è sacrificabile sull’altare del consenso. Un Governo per cui le definizioni che classicamente si danno, non bastano a spiegarne il fenomeno. È nazionalista sulle politiche migratorie e comunitarie, ma è anche ultraliberista e globalista sulle politiche economiche. Si definisce al fianco dei più deboli, dei poveri e del ceto medio, ma vuole la flat tax per i ricchi. È statalista, a tratti neo-centralista, ma dai forti toni regionalisti. Insomma è tutto e il contrario di tutto, cioè è NIENTE.
Sul Governo regionale
Una situazione simile la ritroviamo in Regione. Governa e malissimo, diciamolo chiaramente, il centrodestra più classico a guida Forza Italia. Governa, al netto dell’opposizione del PD di cui parleranno direttamente i consiglieri qui presenti, con l’opposizione interna di alcuni consiglieri di maggioranza che emulano stupidamente Salvini e l’opposizione del M5S che ha l’imprintig del vicepremier Di Maio nella persona del loro capogruppo in Consiglio regionale. Quest’ultima, un’opposizione urlata, teatrale, sguaiata e soprattutto finta poiché di fatto governa l’80% delle risorse del bilancio regionale tramite la struttura commissariale in materia di sanità nominata dal loro stesso Partito. Insomma anche alle nostre latitudini un bel pastrocchio, un siparietto che non serve a nulla, tantomeno ad una regione che ha già di per sé forti deficit strutturali.
Nucleo
Per trovare la soluzione a questo disastro, la Sinistra dovrebbe rimettere in campo un progetto Politico che implichi una visione della società e del mondo ancorata a solidi valori ideali, una ritrovata capacità di analisi che implichi la scelta del punto di vista, dei legittimi interessi che si vogliono rappresentare e una ritrovata capacità nell’organizzare i processi. Come fare?
Sinistra del PD
A tutto il mondo che c’è alla Sinistra del PD, soprattutto alla miriade di micro-partiti e associazioni politiche, vi dico una cosa che pensano, ma non dicono per rispetto, la stragrande maggioranza dei compagni sparsi in tutt’Italia, persone perbene, compagni che hanno sempre lottato e che non hanno fatto mai mancare il loro supporto, gente che vi e ci vuole bene, il nostro popolo. Ebbene questa gente vi chiede di sciogliervi. Lo dico anch’io, da qui, oggi, SCIOGLIETEVI, anzi discioglietevi nella società, esplodete in essa, non abbiate paura, lì ritroveremo il senso del nostro cammino, lì ritroveremo le connessioni perse con le persone e con i loro bisogni. Fate un atto di serietà politica e ridate una speranza alla Sinistra, altrimenti ingabbiata e intrappolata in piccoli interessi da rendita di posizione, che nulla hanno a che fare con la costruzione di un nuovo progetto collettivo, moderno e progressista.
PD
Per rispetto, non voglio dare indicazioni al Partito Democratico su cosa fare su questo tema. Siete un Partito che ha i propri legittimi organi decisionali e rappresentativi, che tra l’altro ha da poco fatto un congresso e l’idea sui generis e anche un po’ goffa di imporre da fuori la linea non mi sfiora nemmeno da lontano.
Decidete voi cosa fare, PERÒ DECIDETE ANCHE COSA SIETE!
Lo dico prima io, la risposta del pluralismo interno non è accettabile nel senso che non risponde proprio alla domanda. Si è plurali se si declinano varie esperienze, sensibilità politiche e culture in una tensione unitaria che permette di raggiungere un unico fine. Non si è plurali se si hanno obiettivi diversi, se si rappresentano contemporaneamente interessi contrastanti, per farla breve, concedetemelo, un po’ con i mercati e un po’ con il lavoro, una sorta di socialismo anemico che non ha il coraggio delle proprie idee. Decidete da che parte stare, se con il capitale o con le persone. Dopodiché possiamo parlare di qualsiasi cosa da ogni punto di vista, ve lo garantisco.
Non si tratta quindi, per parafrasare il Bersani pensiero, di recuperare la gente nel bosco, ma di essere il bosco per la gente, non si tratta di dirgli che hanno sbagliato, ma di cambiare la nostra offerta politica spiegando come possiamo arginare lo strapotere e la pervasività dei nuovi strumenti economici e finanziari. Si tratta, come ci suggerisce Stiglitz, di partire da poche cose:
- ripristinare un equilibrio tra mercato, Stati e società civile;
- riconoscere che la ricchezza delle nazioni è il risultato di ricerca scientifica e di una organizzazione sociale che permette di lavorare per il bene comune;
- affrontare il problema della concentrazione del “potere di mercato”;
- rompere il legame tra potere economico e influenza politica.
In pratica:
- nuovo statuto dei lavoratori, promuovendo la proposta di legge della CGIL sottoscritta da milioni di lavoratori;
- la centralità della sanità pubblica investendo in formazione di nuovi medici e in tecnologia;
- la questione ambientale, come perno di un nuovo paradigma economico e di sistemi di sviluppo, che non abbia bisogno dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sull’ambiente;
- un NO netto al regionalismo differenziato, all’autonomia dei ricchi, senza gli equilibrismi che il PD sta compiendo in Regione Emilia-Romagna;
- in ultimo, ribadire a gran voce che beni pubblici, acqua e asset strategici come le autostrade, svendute ai Benetton e ai Caltagirone, devono essere dello Stato e da esso gestito.
Su questi temi bisogna non solo ricostruire uno spirito unitario tra noi (che io faccio fatica a definire centrosinistra poiché fuorviante, svuotato di senso e anacronistico), ma bisogna anche dialogare e sfidare una parte considerevole del M5S in evidente difficoltà politica, persino identitaria e che in molti casi mostra delle sensibilità attualmente ostaggio della peggiore destra. Con quelle persone ritroviamo il coraggio del dialogo perché su molte questioni di merito credo si possa e si debba.
In conclusione, bene momenti di discussione come questo, per costruire un campo più largo, teso ad includere e aperto alla sintesi unitaria su un progetto e un programma comune basato però su chiari valori e chiari punti programmatici, evitando arroccamenti autoreferenziali e, peggio, ammiccamenti macroniani a Forza Italia e alla destra neoliberista e neoliberale di stampo calendiano. Il cammino da fare è ancora lungo, ma i tempi sono maturi per percorrerlo, allora, AL LAVORO E ALLA LOTTA!