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Punto nascite Termoli, le donne si uniscano e non deleghino le decisioni alla politica al maschile

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Cosa ci dovrebbero insegnare le azzurre del mondiale di calcio che oggi hanno terminato il mondiale ai quarti di finale. Cosa ci dovrebbe insegnare il sacrificio di Carole Rackete che, consapevole di quanto stava accadendo, ha forzato il blocco della Guardia di Finanza per portare in salvo 42 migranti. E soprattutto cosa hanno questi episodi in comune con le battaglie molisane. Per ora il mondiale e la Sea Watch hanno in comune il coraggio delle donne di imporsi sulla scena mondiale. In Molise, soprattutto nel caso della politica molisana in riferimento alla chiusura del punto nascita di Termoli questo coraggio delle donne non arriverà prima della manifestazione di lunedì mattina davanti al San Timoteo di Termoli. Si spera che in quella data vengano ascoltate le loro istanze perché finora, e ci riferiamo soprattutto al settore della politica, sono gli uomini a decidere e a parlare di dove noi donne dovremmo partorire e perché. 

Per loro la sicurezza dell'ospedale di Termoli consiste semplicemente in quello che viene detto di ciò che avviene nel nosocomio. Come se tutto d'un tratto iniziandone a parlare bene tutte le donne potessero riottenere fiducia nelle capacità della struttura e di chi ci lavora all'interno e riprendere a partorire al San Timoteo. Ma chi parla? Finora quasi solo politici uomini che, proprio in questo momento particolare, sembrano aver messo le donne dei loro partiti "dietro di loro" come dice un proverbio antico, mentre loro indicono conferenze stampa e fanno video per i social parlando di noi donne. Lo ha fatto il partito democratico questa mattina a Termoli, nella conferenza stampa svolta a Sottovento.  mettendo tra i relatori solo il segretario Vittorino Facciolla e quello del bassomolise Oscar Scurti.- 

Lo ha fatto ieri pomeriggio il Movimento Cinque Stelle, facendo fare un video ufficiale sul tema a tre uomini: Fabrizio Ortis, Andrea Greco e Valerio Fontana  e lo ha fatto anche Donato Toma questa mattina in Giunta Regionale parlando per se e ovviamente a nome della sua maggioranza. Lo ha fatto anche il Commissario Giustini firmando il decreto di chiusura del reparto. E lo ha fatto anche Renato Balduzzi, il ministro della sanità del Governo Monti che nella legge recante il suo nome ha deciso che i punti nascita con meno di 500 parti devono essere chiusi. Decretando così la morte di tante piccole realtà. E di sanità e quindi anche di donne hanno deciso negli anni passati gli ex presidenti Paolo di Laura Frattura e Michele Iorio. 

E le donne? Interventi ci sono stati da parte delle onorevoli Giuseppina Occhionero e Annaelsa Tartaglione, delle consigliere regionali Patrizia Manzo, Filomena Calenda e Aida Romagnuolo. Se si esclude il primo nome fatto, le altre donne hanno parlato solo sui social a titolo personale. L'intervento di Manzo non è stato inserito tra quelli ufficiali nella pagina del Movimento Cinque Stelle per fare un esempio, ma rimane sulla sua pagina politica. La diretta ufficiale è stata affidata agli uomini. I quali, come ci si aspetta, dicono velatamente che i numeri di nascite ci sono ma le donne scelgono di partorire altrove. 

Ma nessuna domanda si pongono sul perché. E quando qualche voce fuori dal coro e di natura femminista, come la nostra, prova ad obiettare che le donne non si fidelizzano anche e soprattutto per la mancata applicazione della 194/78 sull'aborto, rendendo questi reparti la piccola Alabama del Molise, ci si sente rispondere che i medici hanno il diritto di obiettare. Certo la legislazione questo prevede, non siamo in Svezia dove chi obietta non può accedere alla specializzazione di ginecologia. Ma  le donne hanno il sacrosanto diritto di partorire dove vogliono. Dove si applica la 194 in primis ma anche dove c'è il ginecologo più umano e coscienzioso oppure dove ci sono gli apparecchi diagnostici più performanti. Sono moltissimi i fattori che invitano una donna alla scelta e tra questi c'è anche il passaparola della mamma, della zia, della sorella, della cugina o dell'amica del cuore. Ed è legittimo che ci sia e che quando c'è sia basato sulla realtà dei fatti e non su ciò che la politica vorrebbe che le donne dicessero solo per salvare il punto nascite. 

Bene fanno le donne che hanno partorito a Termoli a combattere la loro battaglia lunedì, come bene fanno anche coloro che hanno scelto diversamente di sostenere il loro punto di vista senza essere aggredite sui social o essere incolpate del fallimento del reparto. Che arriva da una serie di decisioni, prese da uomini come abbiamo dimostrato sopra, i quali quando lo hanno fatto non hanno tenuto conto delle nostre esigenze di donne e di future mamme. 

Cosa imparare dalle ragazze del calcio e dalla comandante Carola? A dire la nostra sempre e a battere i pugni per i nostri diritti di donne. Per essere elette e contare qualcosa nelle decisioni importanti che ci riguardano. Per questo in Molise serve il riscatto delle donne. Iniziando, qualora decada il commissariamento della sanità, a chiedere per loro l'assessorato alla sanità. Perché le scelte in ambito sanitario ci riguardano e non possiamo delegare a chi non capirà mai fino in fondo le nostre esigenze e i nostri timori. 

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