Un tempo non era così. Un tempo Matteo Salvini aveva un’unica maglietta molto ben definita: «Padania is not Italy». Poi, pian piano, questa maglietta ha ceduto il passo a: «Ruspe in azione», «Stop Invasione» e «Basta €uro», fino ad arricchire uno sterminato parco di magliette/casacche utili da indossare fregolianamente (L. Fregoli era un illusionista trasformista famosissimo 100 anni fa) per ogni evento: : in Sicilia mette quella che riporta il nome dell’isola; durante la partita del Giulianova indossa quella della squadra di casa; in compagnia dei Vigili del Fuoco, quella di loro interesse; durante la festa della mortadella, indossa quella degli insaccati. Una maglietta o casacca per ogni cerimonia, manifestazione, liturgia, commemorazione.
Ad uno cui piace cambiare tanto facilmente idea, tradendo l’idea madre della secessione del Nord (la Padania non è l’Italia)per abbracciare quella della Nazione Italia (Vanno difesi i confini della Patria Italia), non riesce difficile cambiare anche compagni di strada, tradendo la fiducia di chi si si è fidato di lui.
Senza ripercorrere la sua venticinquennale carriera politica e limitandoci agli ultimi 15 mesi, Matteo Salvini tradì la fiducia accordatagli da Berlusconi e Meloni che con lui costituirono la coalizione di Centro Destra che si presentò unita alle elezione del marzo 2018. Mollò loro e si alleò con i 5Stelle. E, nel corso di questi ultimi mesi, ha ripetutamente dichiarato: «Ho dato la mia parola agli italiani. Il governo andrà avanti per anni. Non mi piacciono quelli che cambiano maglietta durante la partita».
Invece, ha mollato anche Luigino Di Maio in una notta di mezza estate senza una motivazione valida se non un colpo di sole o una confusa considerazione circa la democrazia in Italia (voglio i pieni poteri) nata su una spiaggia adriatica in mezzo a un popolo festante ma in mutande.
In questi giorni sta mollando anche sé stesso, visto che, pateticamente, chiede ai 5S di ritornare insieme, di non prendere sul serio le sue mozioni di sfiducia, di considerarle solo sciocchezze ferragostane: Da Capitano Coraggioso a frignone, buontempone, piagnone, lamentoso, il tutto condito da una narrazione assurda, stucchevole, irragionevole secondo la quale Grillo, Casaleggio, Di Maio e Di Battista (questi ultimi, come da sindrome di Stoccolma, suoi adoratori) avrebbero tramato con il PD di Renzi per far cadere il Governo del Cambiamento.