Passata l’emergenza Coronavirus e all'imminente inizio della “fase 2”, il Gemelli Molise fa ricorso al fondo di integrazione salariale, ossia la cassa integrazione della sanità privata. Intanto ha riscosso il 95% del budget regionale per le prestazioni in conto al servizio sanitario regionale.
COBAS P.I. annuncia battaglia e chiede alla Regione Molise, che finanzia la sanità privata accreditata, di intervenire senza indugio e bloccare il provvedimento. Ebbene, con l'inizio della fase 2 e in piena riorganizzazione con le norme di sicurezza da adeguare alla convivenza con il VIRUS, con la popolazione molisana che si è vista sospesa le prestazioni sanitarie sia da parte dell'Ospedale Cardarelli che da quella privata, mandare a casa il personale sanitario, dopo 58 giorni di look-down, addetto ai servizi specialistici e ambulatoriali, è ingiustificabile.
Operazione che appare puramente speculativa ai danni dei lavoratori e dei contribuenti e non in ultimo della popolazione molisana stessa, soprattutto se si pensa che il Gemelli Molise, ha attrezzato un reparto Covid, con reclutamento di infermieri, tecnici, operatori socio sanitari e tutti i profili impegnati in questa emergenza, sottraendoli alla gestione di patologie non Covid. A circa due mesi dal blocco quasi totale delle prestazioni sanitarie, quali screening oncologici, visite di follow-up oncologici, attività ambulatoriali ordinarie, anzi, andrebbe rafforzato il personale della struttura, per supportare ed evadere le prestazioni sanitarie passate in secondo piano rispetto alla emergenza Covid. Pertanto sarebbe auspicabile all'uopo, regolarizzare tutti gli operatori a P.IVA o con incarichi, che di fatto sino ad oggi sono utilizzati nell'organico rientrando anche in turnazioni.
Attualmente è in atto presso la Gemelli Molise, la riprogrammazione delle prestazioni sanitarie, oltre al farsi carico di eventuali trasferimenti di pazienti dall'Ospedale Civile Cardarelli, “Centro Covid”, come già avvenuto. Tutto ciò appare in netto contrasto con la richiesta di FIS, che vede il depauperamento delle forze lavoro e la differenza in lavoratori essenziali, in cassa ed esterni. L’aberrazione sta solo nell’intento quasi esclusivo, di fare cassa, pur continuando a percepire il budget dal servizio sanitario regionale e facendo pagare gli ammortizzatori sociali all’Inps e danneggiare economicamente gli operatori e i professionisti a cui l’intera comunità sta affidando il futuro.
Quei profili talmente indispensabili che in Italia sono stati chiamati dalla Cina, da Cuba e dall’Albania, e che nella nostra regione ci si permette di mandare a casa e di tagliare loro il 20% dello stipendio, le indennità di turno e di presenza che incideranno anche sul premio che lo Stato ha destinato a chi resta in servizio, stipendio fermo da oltre 10 anni, non è accettabile. L’esatto opposto di quel principio espresso dal padre fondatore “ Eccellenza nell’offerta di servizi e prestazioni, in termini di efficacia, appropriatezza, equità, sicurezza, tempestività, efficienze ed accessibilità” et.... E l’esatto opposto di quel riconoscimento che spetterebbe a chi sta sacrificando la vita per salvare le persone e la comunità. Campobasso lì, 01.05.2020 COBAS P.I.