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Autoferrotranvieri, la protesta si sposta domattina davanti al Consiglio regionale

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Martedì mattina andrà in scena il terzo appuntamento dei previsti presidi che le
Organizzazioni Sindacali dei trasporti hanno organizzato per tutto il mese di luglio davanti alla
sede del Consiglio Regionale al fine di denunciare la condizione di estrema gravità e precarietà
in cui verso il trasporto pubblico locale in Molise.
La terza protesta che si preannuncia più calda del solito (e non soltanto per motivi
meteorologici) servirà ancora una volta a far emergere la situazione di stallo che si sta di fatto
registrando su tutti i fronti nonostante i precisi impegni e la garanzia di specifici incontri
istituzionali assunti in prima persona direttamente dal Presidente della Regione Donato Toma,
in veste, come è noto di neo "Assessore ai trasporti".
A livello regionale, se si esclude il trasporto urbano per il quale le amministrazioni comunali,
seppur con qualche ritardo, hanno provveduto a ripristinare i relativi servizi ordinari, il diritto
alla mobilità pubblica, contrariamente al resto d'Italia, non viene ancora garantito. Si stanno
infatti ancora espletando i servizi che grosso modo hanno caratterizzando il periodo del
"lockdown" in cui erano ferme le attività produttive, economiche e sociali.
Ai problemi già ampiamente noti in cui versa il settore (mancanza di una riforma, mezzi vetusti
e insicuri, fermate non a norma, sistema tariffario obsoleto, diritti calpestati ai lavoratori del
settore ecc. ecc.) e che avevano indotto le Organizzazioni Sindacali ad una vera e propria
mobilitazione culminata alla fine dello scorso anno con la proclamazione di scioperi e con la
conseguente attivazione di un tavolo istituzionale permanente supervisionato e attenzionato
direttamente dalla Prefettura, si sono aggiunti i problemi legati all'emergenza Covid‐19 e sui
quali la Regione non sta mostrando particolari attenzioni.
Sa davvero di beffa l'ordinanza regionale con la quale il Presidente Toma ha di recente
ripristinato i cosiddetti giochi di squadra (tipo "calcetto") mentre i servizi di trasporto pubblico
sono fermi ancora al palo e con percentuali talmente basse di corse da far scatenare
quotidianamente le proteste dei sindaci e degli utenti.  
Ovviamente con il blocco dei servizi, le aziende del settore ne stanno approfittando per
allungare i periodi in cui lasciano a casa e senza lavoro gli autisti, collocandoli forzatamente nel
cosiddetto "Fondo Ordinario" ovvero la cassa integrazione degli autoferrotranvieri. Sono già
18 le settimane di fermo tecnico (a partire da marzo 2020) imposte dalle aziende di trasporto
con la beffa che i lavoratori a tutt'oggi non hanno nemmeno percepito dall'Inps le relative
indennità a titolo di ammortizzatore sociale.
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