AGNONE - Disinformazione e mal organizzazione: le due cause della violenza domestica. La violenza sulle donne è il tema centrale del secondo giorno del Festival dell’Avanti. A discuterne esperti legali, una psicologa ed un consigliere di parità.
Dopo i saluti del segretario Psi Molise, Marcello Maniscalco, e del sindaco Carosella il dibattito ha avuto inizio. Giuseppe Pittà, mediatore, ha immediatamente passato la parola al primo relatore ovvero Demetrio Rivellino, presidente dell’ordine avvocati di Campobasso.
Rivellino nel suo intervento ha chiarito quanto la violenza, soprattutto verso le donne, fosse un argomento radicato nella storia: se si pensa al medioevo questa era la norma; anche al giorno d’oggi i numeri sono spaventosi infatti 1 donna su 3, dai 16 ai 76 anni, ha subito violenze. “Ciò che però è sconvolgente e paradossale è il fatto che nonostante si viva in un mondo fatto di tecnologia molte donne ancora non trovino il coraggio di esporre denuncia. Se ci si chiede perché, tuttavia, questo fenomeno appare chiaro. Una vittima di violenza si chiede: una volta sporta denuncia sarò al centro dei pettegolezzi? E chi mi proteggerà dal molestatore? Gli inquirenti hanno gli strumenti per indagare e per tutelarmi?”.
Molto più categorica la posizione del penalista Gian Federico Cecanese “Questo incontro è stato chiamato ‘Violenza. No Grazie!’ tuttavia debbo dire che io l’avrei chiamato ‘Violenza. No basta!’ perché è chiaro che di violenza ce n’è stata troppa. Come diceva prima Rivellino la vittima teme spesso di esporre denuncia per degli stereotipi radicati nella cultura. Credo che sarebbe opportuno creare dei programmi finalizzati a far accrescere la sicurezza della vittima dandole – o dandogli- la forza di esporre denuncia”.
Nel suo intervento Maria Calabrese, consulente legale presso il Consultorio Familiare di Campobasso, ha illustrato ai presenti le attività di un consultorio. Raccontando alcuni delle storie che le si sono presentate ha chiarito l’importanza di strutture come quelle dei consultori spiegando soprattutto l’importanza delle attività di formazione che si attuano nelle scuole. La Calabrese ha infatti esclamato: “La violenza si combatte con l’informazione!”.
È venuto quindi il momento di Giuditta Lembo, Consigliere regionale di parità, che in tono polemico ha espresso i problemi che lei, da consigliere, riscontra nella sua quotidiana lotta contro la violenza: “Come si pone la regione Molise nei confronti della violenza? Ebbene devo dire che non sono molto soddisfatta. Noi siamo riusciti a creare dei protocolli per la tutela delle vittime di violenza ma in politica vera e propria non è stato fatto molto. Si pensi che ci sono ben 2 leggi regionali che sono nel limbo: la prima riguarda la tutela delle vittime di violenza e la seconda la tutela delle vittime di tratta –ovvero tutte quelle persone che subiscono uno spostamento coatto per motivi illegittimi. Dovete sapere che questi due provvedimenti, rispettivamente del 2007 e del 2005, sono ancora lì in attesa che qualcuno se ne occupi facendo iniziare l’iter che le fa diventare legge. Infine devo dire che in Molise, quando si parla di lotta alla violenza, c’è un’altra pecca di sistema: manca un protocollo che mette in sinergia tutti gli organismi quali prefetture, consultori e i consiglieri di parità. Solo un lavoro complementare potrebbe fornire alla vittima una più completa assistenza”.
Appare chiaro quindi che il tema della violenza sia un argomento complicato che richiede ancora molto lavoro ma delle parole restano impresse nella nostra mente, quelle della Calabrese: “La violenza si combatte con l’informazione!” solo un giusto protocollo di informazione ed può diminuire i rischi di una violenza domestica. Aggiungeremo che in questi casi la vittima di violenza è come una vittima mafiosa, diviene omertosa. Solo la conoscenza e tanta informazione possono sconfiggere l’omertà.