AGNONE - È passata qualche ora, quasi 24, quando la Zarlenga ha comunicato in una nota apparsa su Facebook le motivazioni che l’hanno spinta ad abbandonare la carica.
Pubblichiamo, quindi, l’intera nota prima di soffermarci ad analizzarne qualche stralcio:
“Cari concittadini, colleghi consiglieri,
da quindici mesi ho assunto, dopo il vostro consenso popolare, il ruolo di amministratore del nostro comune, e da allora, ogni giorno, ho potuto ascoltare e soffrire, insieme a tanti, dei piccoli e grandi drammi quotidiani che affliggono la vita di parecchi di noi, come constatare l’aumento incredibile delle povertà e della disperazione di tanti, in anni in cui le istituzioni sembrano essersi fatte sempre più lontane, fredde e distanti davanti a questi drammi. Ora, il ruolo da me ricoperto, mi porta a dover approvare e sostenere una misura economico-finanziaria impostami dal Governo che purtroppo è l’unica possibile per salvare il bilancio del nostro comune, ma che colpisce brutalmente parecchi di questi drammi umani quotidiani, che ho avuto l’onere di ascoltare. Sento dentro di me un conflitto interiore molto forte, perché sto per colpire, o meglio freddare, molti di coloro che speravo di aiutare nell’esercizio del mio mandato, e mi sembra di diventare, nonostante io assolutamente non voglia, il boia di un imputato innocente:mi si chiede di mettere il cappio al collo dei miei concittadini. Non sono entrata nel discorso amministrativo né per diventare qualcuno né per fare carriera: solo, per tentare di aiutare la gente a risolvere i problemi del nostro vivere quotidiano. Potete capire che questa mattina io non me la sento, in coscienza, di continuare su questa strada che crea dolore e sofferenza a chi vorresti aiutare, chiedendogli di sobbarcarsi, con queste misure impostemi da un governo tecnico, ladrocini, ruberie e sprechi realizzati da altri, oggi magari felicemente in vacanza in qualche isola da vip, che hanno distrutto e danneggiato la cosa pubblica e inquinato la nostra convivenza civile,il nostro senso civico, come dimostrano anche le profonde divisioni createsi all’interno della comunità stessa,anche la nostra ,l’un contro l’altro armato,una guerra tra poveri che ha il solo scopo di far perdere di vista l’obiettivo comune,facendoci scoprire ancor di più,magari inconsapevolmente,la gola ai carnefici. Ma sento anche nel cuore il dovere della responsabilità e del rispetto della cosa pubblica, e so che questa è l’unica decisione possibile. Per questo motivo annuncio serenamente qui in aula le mie dimissioni da ogni incarico pubblico ricoperto fin’ora ,non è un atto di sfiducia verso nessuno seduto in quest’aula verso i quali al contrario rinnovo stima e rispetto non escludendo alcuno a prescindere dai banchi su cui sono seduti,è l’unico modo che ho per dissociarmi da un sistema,da uno Stato in cui non credo più ,in cui non mi riconosco e che mi rifiuto di servire in alcun modo,uno Stato che invece di accogliere il grido di dolore che viene dai suoi cittadini manda i poliziotti a manganellare gli studenti,i nostri figli a cui hanno ,senza ritegno e vergogna, hanno ucciso i sogni e la progettualità del futuro. E a chi di quel fango non si è mai sporcato,adesso chiedono di fare i gabellieri di stato,visto che siamo amministratori del nulla:perché questa è l’amara verità Non vi chiedo né di comprendermi né,tanto meno di condividere:al massimo chiedo rispetto per le mie decisioni,delle quali,come sempre,mi assumo le responsabilità compresa quella di prendere atto che,probabilmente, non sono neanche capace e nella certezza che invece esiste chi lo è cedo il mio posto. Ho perso il senso di quello che sto facendo semplicemente,anzi drammaticamente e sicuramente,vi assicuro, non vivo tutto questo come una vittoria,ma come un fallimento personale:è sicuramente un problema mio e proprio per questo,la decisione che ho preso per me è l’unica via possibile non volendo coinvolgervi alcuno, men che meno il mio paese che sicuramente merita di meglio!”
Leggendo la nota molti avranno discordato, avranno pensato: è così che si fa politica? Si abbandona quando il gioco si fa duro? Ma, forse, sarebbe necessario riflettere su altri interrogativi poiché la Zarlenga fa capire di trovarsi in una posizione che la mette contro la stessa categoria che dovrebbe difendere; un paradosso bello e buono.
Allora a questo punto forse sarebbe più giusto domandarsi: perché non fanno tutti così? Infondo abbiamo schiere di politici, di ogni sorta, che hanno varcato le soglie dei vari palazzi promettendo la difesa del cittadino, linea politica abbandonata in virtù di altri tipi di ideologia (che non stiamo qui a citare).
Ci chiediamo quindi: non sarebbe stato più ipocrita restare in carica?