AGNONE - Un’insolita parola pullula da qualche giorno sul web: “Viteliú”. Cosa sarà mai? Scopriamo, da una veloce indagine, che si tratta del nome del romanzo storico d’esordio dell’agnonese Nicola Mastronardi. Così, senza perdere tempo, decidiamo di intervistarlo e di capire cosa è nascosto dietro il termine “Viteliú”, il quale sembra essere avvolto da un fitto alone di mistero.
Nicola, ci spieghi, cos’è Viteliú?
“Nella cultura Italica Viteliú vuol dire Italia. Furono gli italici, per primi, a chiamare tutte le popolazioni facenti parte di questo “regno” federato con la parola Italia, solo che, naturalmente, lo fecero in Osco. Il termine osco, quindi, fu tradotto dai Romani in Latino. Ad ogni modo, Viteliú è il titolo del mio romanzo storico.”
Un romanzo storico sugli Italici quindi. Ci parli della trama.
“In tutta sincerità non voglio svelarla. Lascio ai miei lettori il compito di scoprirla pagina dopo pagina. Voglio solo dire, o meglio promettere, che darà delle forti emozioni. Posso aggiungere che le vicende narrate nel romanzo cominciano nel 72 a.C., ovvero circa dieci anni dopo la Guerra Civile e il tentato genocidio di Lucio Cornelio Silla, che voleva sterminare la popolazione Sannita.”
Un altro arcano da svelare, qualcosa che crea pathos. Ci chiediamo, come le è venuto in mente di trattare un argomento del genere?
“Beh, innanzitutto devo dire che da anni studio la storia e la cultura sannita, e quindi Italica. Ma c’è qualcosa di magico, per così dire, che ha contribuito. Io spesso vado a cavallo e mi è capitato di sentirmi ispirato, quasi da forze mistiche, in alcuni boschi che poi ho scoperto ospitare intere città sepolte. Città sannite. Diciamo che la storia nel corso dei 9 anni appena passati mi è guizzata in mente di tanto in tanto ed io ho solo sentito l’onore e l’onere di raccontarla.”
Ci spieghi meglio…
“In epoca fascista Mussolini introdusse il canone, per così dire, della Roma Imperiale cancellando circa otto secoli di storia nei quali i Romani si erano trovati spesso a combattere contro un’altra forte popolazione: gli Italici. Per lungo tempo i Romani si sono serviti di intere legioni italiche all’interno del loro esercito, finché ad un certo punto si scatenò una lunga guerra tra le due popolazioni che terminò con un armistizio, secondo il quale gli Italici e i Romani si sarebbero fusi, trovando il modo di convivere in pace. I Romani, dunque, non hanno sopraffatto gli Italici; entrambi sono scesi a compromessi. Questo grande capitolo della storia per lungo tempo è stato dimenticato. Ho sentito perciò il dovere di raccontarlo e di farlo scoprire. Non può essere cancellato.”
Qual è quindi il suo scopo?
“Il mio obiettivo è quello di rendere noti otto secoli di storia dimenticata, di riscattare la memoria degli Italici e di far incuriosire tutti affinché ognuno, in Molise, in Abruzzo e nei territori abitati dai Vitelios (che significa figli del toro) riscopra le proprie radici. Fare in modo che si arricchisca il patrimonio storico che è molto più vasto di quanto conosciamo.”
Un obiettivo ambizioso degno di un vero Sannita. Ad ogni modo abbiamo notato che in questo momento intorno al suo romanzo c’è un fervente movimento mediatico-digitale; ce lo conferma?
“È assolutamente vero. Ho creato una vera e propria equipe di professionisti che possa aiutarmi in questo momento di pre-lancio. Abbiamo infatti messo su una pagina Facebook, oltre che la mia personale e il mio canale Twitter; stiamo anche lavorando ad un sito internet ed è quasi pronto il book trailer. Tutto questo, per fare promozione ancora prima del lancio. Sinceramente credo che sia necessario, poiché stiamo per compiere un passo importante nella storia.”
Indubbiamente è una rivelazione per tutti. Vorrei concludere, dunque, con un suo messaggio personale ai suoi futuri lettori. Le va?
“Certo. Ciò che vorrei comunicare è che è di fondamentale importanza sapere, soprattutto per noi molisani, che abbiamo un patrimonio storico affascinante di cui ignoriamo molti dettagli. Vorrei dare atto agli Italici della loro forza e del loro valore, vorrei riscattarli. Io nel mio piccolo ce la sto mettendo tutta, ora solo i lettori possono aiutarmi a diffondere questo messaggio e a credere nelle virtù della loro terra.”