AGNONE. Il 51% di partecipazione pubblica da assegnare alla Regione Molise e il restante 49% ai privati muniti di precisi requisiti. Questa la proposta alternativa alla paventata chiusura dell’ospedale San Francesco Caracciolo che nell’ultimo quinquennio ha visto calare i Drg del 60%. Ad illustrarla in un teatro Italo Argentino affollato anche da numerosi sindaci del territorio, il dirigente amministrativo, Giovanni Presutti e il responsabile della pastorale sanitaria diocesana di Trivento, don Francesco Martino. L’incontro-dibattito è stato promosso dal ‘Cenacolo Culturale Camillo Carlomagno’ presieduto da Edmondo Amicarelli. Moderatore il giornalista Vittorio Labanca. “Premesso che bisogna battersi in ogni sede affinché il Caracciolo resti interamente pubblico – ha esordito Presutti – il nostro progetto vuole essere una soluzione praticabile alle soppressioni dei piccoli ospedali che il Governo centrale sta portando avanti. In Italia – ha proseguito – la sperimentazione pubblico – privata funziona dal 1991 grazie alla legge 502”. Affinché il progetto possa essere sottoposto all’attenzione dei tecnici, naturalmente la Regione Molise, dovrà dotarsi di un Piano sanitario. Nel suo intervento Presutti ha inoltre chiarito che sarebbero salvaguardati tutti i servizi esistenti e i livelli occupazionali che oggi vedono la presenza di 150 addetti. Il Consiglio di amministrazione sarebbe formato da tre membri pubblici e da due privati. “Credo che modelli nuovi, anche coraggiosi – ha concluso Presutti - vadano proposti e considerati, altrimenti dobbiamo rassegnarci all’ineluttabile. E questo lo spirito con cui si è inteso elaborare il progetto”. Nell’illustrare il nuovo disegno, grazie a 53 slide consultabili sul sitohttp://sanitamolisana.wordpress.com, altri due dati sono balzati agli occhi dei presenti. Ovvero che l’ospedale di Agnone assorbe annualmente 12,5 milioni di euro e che negli ultimi dodici mesi sono andati persi 44 posti di lavoro, per lo più operatori andati in pensione, mai rimpiazzati.