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Natale&Caracciolo, il messaggio di don Francesco Martino

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AGNONE. Carissimi dirigenti, medici, operatori sanitari tutti,

con questa mia breve lettera, voglio dare a tutti gli auguri di un Santo Natale, da vivere nella luce e nella gioia che il Signore Gesù viene a portare a noi tutti, finalmente in un momento di tranquillità e di pace.

Tutti noi abbiamo passato mesi molto agitati e convulsi, per non dire senza speranza, con grande preoccupazione per il nostro futuro e per la nostra vita, dovuti alle ricorrenti e allarmanti notizie sul nostro Stabilimento Ospedaliero. Oggi, grazie all’azione convinta e determinata della Chiesa Diocesana, con il Vescovo, S.E.R. Mons. Domenico Angelo Scotti in testa che ha incontrato personalmente la struttura commissariale, il Direttore della Caritas Diocesana Don Alberto Conti, i nostri amministratori, politici, semplici cittadini e personaggi autorevoli che hanno esercitato le loro capicità di “moral suasion” su Governo e Struttura Commissariale, abbiamo avuto “last minute” nella bozza di piano sanitario attuale la qualifica di “Presidio di Area Disagiata”, con conseguenti benefici a cascata derivanti dalla normativa, per cui il nostro rimane un presidio per acuti di emergenza/urgenza a tutela delle nostre popolazioni.

Adesso, il nostro compito è quello di non rendere vano il grande sforzo perpetrato! Ricominciamo a lavorare serenamente e con tranquillità, ricordando che noi siamo comunque, se ci sentiamo cristiani, a servizio della nostra gente e della nostra comunità, che vive in un territorio difficile ed aspro. E sarà la nostra gente e la nostra comunità a tutelare il nostro lavoro, se rispondiamo realmente alla vocazione nostra di servizio ai sofferenti e ai loro bisogni sanitari.

Ciò oggi è quanto più di urgente da recuperare, senza polemiche o divisioni: dobbiamo ricordarci di avere presso tutti quelli che incontriamo oggi giorno in ospedale il dovere dell’accoglienza e dell’ospitalità, come recita il concetto di ospedale di cui onoriamo fregiarci.

Il dovere dell’accoglienza e dell’ospitalità richiede che noi tutti, realmente, senza essere scocciati o infastiditi, rispondiamo – se non con amore – con tutta la nostra professionalità possibile durante l’intero orario di servizio alle domande di salute che incontriamo sul nostro cammino da parte di chi si rivolge a noi.

Questa Cappella ospedaliera, infatti, a volte, per la gente che incontra, è il vero termometro dell’assistenza sanitaria che diamo alla nostra gente : purtroppo, molti, soprattutto dei paesi del circondario, si sentono non accolti, trattati con freddezza, rifiutati e non trovano spesso risposta alle domande di salute che pongono perché vengono mandati via nonostante a volte lunghe prenotazioni di mesi. Posso capire che a volte il nervosismo la fa da padrone, ma il nostro dovere è dare servizio alla nostra gente, perché noi siamo pagati ed esistiamo per loro, e viviamo in una piccola terra, in un ambiente molto particolare, che ben conosciamo. Non facciamo diventare il Caracciolo una clinica privata per pochi pagata dai soldi di tutti, con molti che se ne vanno delusi ed arrabbiati perché noi dimentichiamo questo per i nostri problemi retributivi.

Eticamente e moralmente, come cristiani, siamo chiamati, in tutto l’orario di servizio, e se ce ne fosse bisogno anche nei minuti di contorno, a dare assistenza sanitaria professionalmente qualificata a chi si rivolge a noi, a semplificare loro le procedure e non complicarle, perché siamo pagati per questo.

Se invece vorremo seguire la strada del nostro egoismo, delle nostre rivendicazioni, avendo solo rispetto dei nostri amici e indifferenza verso chi non conosciamo, e perseguire solo i nostri interessi, sarà vero che l’Ospedale lo chiudiamo noi tutti, perché la gente non verrà più qui per il semplice motivo che trova scontrosità e ignoranza verso i suoi bisogni di salute, e questo produrrà, nel parlare comune, tanti danni per noi tutti : sinistramente, si avvereranno le parole di un commissario che un giorno mi disse : “A volte gli ospedali li chiudono  i medici e il personale sanitario”.  Se non daremo più ospitalità ed accoglienza, nessuno ci difenderà : e a questo punto vorrei ricordare a tutti le parole di Gesù “A che serve guadagnare il mondo intero se poi perdi la tua anima?”(Lc. 9,25). A che serve guadagnare tanti soldi se poi saremo costretti ad emigrare perché abbiamo distrutto la speranza della nostra comunità, in questo tempo difficile e di crisi, in cui tutti dovremmo stringerci insieme come un unico corpo e fare fronte comune?

Come vostro Pastore, io posso solo esortare ciascuno di voi, a partire da me stesso, senza giudicare nessuno: ovviamente, sogno il mio ospedale come “l’Ospedale Bello” : ma questo sogno dipende dal cuore – e credo che ancora lo abbiamo – di noi tutti: la gente ritornerà qui se faremo, eticamente e moralmente, il nostro massimo: anche perché, per esistere, bisogna lavorare: le esigenze del bene comune devono prevalere sui nostri interessi personali. Oggi ci giudicano su prestazioni e appropriatezza : sforziamoci, per assicurare il dopo di noi e se non ci riusciremo per avere la coscienza tranquilla che non è dipeso da noi.

Queste cose chiedo a noi tutti per il Santo Natale, perché sia Natale di Luce e di Speranza : per noi, per la nostra comunità, per la nostra vita in questa meravigliosa terra dell’Alto Molise che è ancora capace di stupire, nonostante tutto!

Impariamo la collaborazione e la condivisione: il modello dell’Ospedale di Area Disagiata impone a noi tutti di fare squadra per vincere : sembra di risentire le parole di Gesù : “Da questo vi riconosceranno: se voi mi amerete”. Più semplicemente credo che se cambieremo un po’ la nostra mentalità e saremo capaci di collaborare tra di noi e integrarci profondamente, superando rancori e ruggini, questo modello diventerà una meravigliosa opportunità per tutti noi per realizzare l’”Ospedale bello e buono”, e sul campo ci guadagneremo la nostra esistenza : ciò impone a noi tutti di superare i nostri pregiudizi e serenamente dialogare ed integrarci. Non sprechiamo, se ci sarà data, questa opportunità.

Ricordando sempre le meravigliose parole di San Camillo : “Più cuore in quelle mani!”. Il giorno 21dicembre il Vescovo sarà in mezzo a noi per rincuorarci e darci forza, nella luce del Signore che viene.  E’ anche quest’anno una visita significativa ed importante. Recuperiamo il nostro coraggio e la nostra speranza interiore! Le misericordie del Signore non sono finite!

Che per noi tutti sia un sereno e Santo Natale!


 

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