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Abete in Vaticano, don Fazioli: Su quello donato al Campidoglio nessuna polemica

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Or che sento ancora gli ambientalisti molisani strapparsi le vesti per l'albero donato al Papa, mi ritornano alla mente brandelli di versi appartenenti al testo de "La secchia rapita", per la verità attualissimi e circostanziati:
"Vorrei cantar quel memorando sdegno ch'infiammò già ne' fieri petti umani... Già l'aquila romana avea perduto l'antico nido, e rotto il fiero artiglio tant'anni formidabile e temuto ... in cambio d'arrecarle aiuto, l'italiche città del suo periglio, ruzavano tra lor non altrimenti che disciolte polledre a calci e denti".

Mi pongo tre domande: ma sanno costoro che la gente di montagna per scaldarsi usa ancora la legna dei boschi? Per rinnovare un bosco lo si fa tagliando i giovani arbusti o quelli vecchiotti? E perché dell'albero donato al Campidoglio non se ne parla: solo in Piazza San Pietro esisterebbe il corpo del reato?

La verità è che tutto ciò che ruota intorno alla Chiesa deve essere o condannato o deve servire come rampa di lancio per campagne pubblicitarie a proprio uso e consumo. In ogni caso accade proprio come cantava, mezzo secolo fa, l'ingegnere francese Antoine "sei bello e ti tirano le pietre, sei brutto e ti tirano le pietre: qualunque cosa fai ... sempre pietre in faccia riceverai".

Davanti alle telecamere dei vari Tg nazionali si posiziona un certo Paolini e per questo è ben prezzolato e sponsorizzato da chi ama distorcere le notizie. Ci piacerebbe sapere il "Paolini" molisano quanto ci guadagna a pescare nel torbido e a condurre battaglie ‘emulanti', da tutti i punti di vista, le eroiche gesta della ben nota "La secchia rapita"!
 

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