Caro Francesco,
ho apprezzato la tua cronaca del dibattito sul palaghiaccio. Ma consenti, anche a me, di scrivere qualcosa, che parte un po’ più da lontano e che riguarda l’intera questione castoglionese.
Le favole, le belle favole (che non sempre hanno il lieto fine), iniziano col classico C’era una volta. Anche io, che non scrivo favole, ma articoli, voglio iniziare la storia del palaghiaccio, col classico incipit, perché – in fondo – questa è quasi una favola, avendo entusiasmato una parte del paese e contrariato un’altra, nella supposta logica del bene e del male, le cui collocazioni, stavolta però, non sono ben definite. La favola del Palaghiaccio inizia perché il sindaco Massimo Mastrangelo pensa di dare al suo paese un’opera alquanto diversa da quelle che ci sono in giro. Contrae un mutuo e acquista una pista su cui pattinare. Purtroppo, il paese è diviso in due parti e a scivolare ci vanno solo quelli che sono legati al sindaco dell’epoca, mentre alcuni suoi amici collaborano per puro volontariato. Nell’ultimo anno di mandato, l’Amministrazione Mastrangelo indice una gara, che viene vinta da un’Associazione, presieduta da una maestra di pattinaggio e di cui fanno parte il gestore del bar e alcuni giovani. Arriva il commissario prefettizio e rileva che la procedura di gara è errata, per cui la annulla in autotutela, ma consente che l’associazione resti a gestire il palazzetto fino alle nuove elezioni. Il candidato sindaco Emilio Di Lizia scrive sia nel primo programma depositato per le prime elezioni (invalidate per mancanza di quorum), che in quello successivo (che dopo la vittoria elettorale diventerà programma amministrativo vero e proprio) che la struttura sportiva non deve essere esclusivamente adibita a palaghiaccio. Oggi Di Lizia dice che il risultato plebiscitariamente ottenuto convalida quella scelta. E, infatti, la sua Amministrazione decide di non ricollocare la pista di pattinaggio, adducendo che la stessa è eccessivamente costosa per le casse comunali. Ma, se anche la pista non avesse causato disavanzi, è probabile che Di Lizia non l’avesse rimontata, fors’anche e solo per coerenza con quanto ha sempre pensato la sua parte politica (prima, durante e dopo le due ricordate campagne elettorali). E’ tuttavia probabile che, se la procedura messa in atto da Mastrangelo con l’affidamento alla Ice Fly, non fosse stata invalidata dal commissario, il sindaco Di Lizia non l’avrebbe revocata, tenendosi la pista e la relativa associazione. Perché formulo questa ipotesi ? Perché, di sindaci (di destra e di sinistra) ne ho visti tanti avvicendarsi (ovunque), ma una revoca di delibera per autotutela è la prima volta che mi capita di vederla. Ciò che Giove ha fatto, Di Lizia non avrebbe osato. Visto, che la nuova Amministrazione non aveva riaperto il palaghiaccio, gli antichi sostenitori di Mastrangelo hanno espresso delle lamentele: sia su questa testata, sia su fecebook e sia nell’incontro di sabato scorso, che ha avuto quanto meno un valore democratico: i due ultimi sindaci si sono seduti l’uno accanto all’altro ed hanno parlato, sia pure con tratti polemici. In un paese, nel cui Consiglio comunale non siede la minoranza politica, ogni confronto è positivo, come positivo è che il sindaco in carica si sia concesso alle domande del pubblico presente. Inoltre, il dibattito (avvenuto alla presenza di una telecamera e due giornalisti) è servito a ricostruire nel dettaglio la storia sopra descritta. L’associazione, che non aveva capito le procedure commissariali, aveva addirittura paventato (o forse voluto ancora sperare) in una mancata notifica, che, invece, risulta agli atti comunali. A questo punto chi aveva creduto e mandato avanti il palaghiaccio, sa che la storia (o la favola) è finita. E per almeno tre motivi: il commissario ha revocato la convenzione, la nuova Amministrazione non ha voluto indire nuova gara, mantenendo fede all’antica posizione ed infine la scelta di Mastrangelo (per quanto da me fortemente condiviso) può ritenersi illuminata, ma di fatto è elitaria: anche nel corso dell’ultima iniziativa al Palaghiaccio si sono espressi a suo favore solo coloro che erano legati alla sua Amministrazione. In democrazia, i numeri e la volontà popolare contano. Lo stesso sindaco Di Lizia ha detto: “Siamo pronti a valutare eventuali richieste di operatori”. Ma dove stanno ? L’architetto Mucilli ha addirittura proposto un referendum, ma forse basterebbe una petizione di richiesta di riapertura del palaghiaccio, per far venire qualche dubbio agli amministratori in carica. Ma quanta gente è disponibile ad apporre la propria firma di richiesta ? Molti non firmerebbero. Alcuni per non contraddire chi governa e altri perché non ne sono convinti. Chi? Giovani come Maria e Lucia potrebbe organizzare una petizione. Ma è meglio che non lo facciano. Generosamente, le due ragazze hanno partecipato, con coraggio, all’avventura del palaghiaccio e ne hanno difeso le ragioni fino a sabato scorso. E’ probabile che siano alquanto deluse per come sono andate le cose. Noi che abbiamo qualche anno più di loro, possiamo dire loro: la democrazia è questa ! In democrazia, le scelte le fa chi governa. Chi è governato può a linite far sentire la propria voce o restare in silenzio. E, tutto sommato, a Castiglione questo è successo e sta succedendo. I governanti hanno fatto le proprie scelte: Mastrangelo istituendo il palaghiaccio e Di Lizia non confermandolo. I governati hanno fatto, altrettanto legittimamente, le proprie scelte: Maria, Lucia e loro amici cercando di far sentire la propria voce e gli altri restando in silenzio.
Alla luce di quanto sopra, non resta che dire: C’era una volta il pala ghiaccio…
Orazio di Stefano