Il Molise ha rimediato l'ennesima figuraccia a livello nazionale e la guerra fratricida che si è scatenata subito dopo il servizio di “Fuori dal Coro” e la nota che abbiamo inviato ai Ministeri dell’Economia e della Salute certifica quello che abbiamo sempre sostenuto: sull’abbattimento delle liste d’attesa si registrano gravi inadempienze. Ora che la verità viene finalmente a galla, è doveroso che i vertici della sanità si dimettano per far posto a qualcuno che abbia realmente a cuore la salute dei molisani.
Le bugie hanno le gambe corte, come quelle che da mesi ci propina il direttore generale di Asrem Giovanni di Santo, al pari dei commissari alla sanità, Marco Bonamico e Ulisse Di Giacomo, che solo pochi giorni fa smentivano il contenuto delle nostre denunce, salvo poi addossare tutte le colpe all’Azienda sanitaria in uno scaricabarile che getta il Molise sul fondo delle classifiche nazionali.
Non è esente da responsabilità, però, neanche la politica, visto che da tempo abbiamo messo al corrente della situazione sia il presidente Roberti che il Governo nazionale.
Il dato è uno: qui per alcune prestazioni o si paga o non si accede alle cure. Ciò avviene per tre ragioni ben precise: non tutti i privati accreditati sono entrati nel Centro unico di prenotazione, nonostante precise prescrizioni di legge; non sono ancora garantiti i cosiddetti percorsi di tutela, quelle misure che consentono ai cittadini di ottenere dei rimborsi quando devono rivolgersi al privato per effettuare una visita nei tempi previsti dalla prescrizione medica, e le agende delle prenotazioni non sono ancora totalmente trasparenti e accessibili. Su questi temi il Governo ha dato indicazioni chiare alle Regioni ma la realtà dice che quelle indicazioni sono state sostanzialmente ignorate.
Le affermazioni del commissario di Giacomo sono gravissime e oggi impongono una decisa presa di posizione: la struttura commissariale e i vertici Asrem si sono dimostrati totalmente inadeguati a risolvere i problemi della nostra sanità, quindi devono dimettersi.