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Unione Regioni, Delli Quadri: Il NO è una posizione ideologica

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Credo che quanto affermato dai consiglieri regionali Niro, Di Sandro e Cavaliere (nella foto, nell’ordine, da sinistra), a proposito del loro dissenso circa la creazione della Macroregione Marche Abruzzo e Molise,  sia bello oltre che nobile. Loro rivendicano l’importanza della Autonomia e della Indipendenza di un territorio, tanto duramente conquistate, a loro dire, in nome di una identità molisana che non può essere cancellata con un tratto di penna.

Non per puro piacere di polemica, credo che ai tre consiglieri regionali vadano correttamente ricordate alcune questioni che dovrebbero aiutare a riflettere.

In primo luogo, va detto che l’autonomia regionale molisana non fu duramente conquistata: interessi politici superiori alla volontà popolare, nel 1963, portarono alla decisione, al limite del costituzionale, della separazione tra Abruzzo e Molise. L’intento di fare del Molise una Regione a sé stante suscitò l’avversione di parecchi eminenti costituzionalisti che non volevano creare regioni “incapaci di sopravvivere per difetto di autosufficienza politica ed economica. Per staccare il Molise dall’Abruzzo si ricorse ad una legge ”ad usum delphini” che correggeva addirittura la Costituzione, prevedendo una deroga alla norma che fissava ad un milione d’abitanti il numero minimo per costituire una Regione. (vedi Legge Marracino del 1957). La popolazione seguì le indicazioni dei politici, obnubilata, annebbiata dalle promesse di facili investimenti pubblici che sarebbero seguiti alla creazione di nuova Regione e, nel 1970, nuova Provincia

L’identità molisana è un valore solo demagogico. Studiosi della cultura locale, tra cui Filippo Salvatore, saggista, poeta e professore associato di Italianistica alla Concordia University di Montreal, e i più onesti, intellettualmente, sanno che la Regione Molise accoglie, al suo interno, tre fasce antropogiche di popolazione che formano tre identità distinte: quella della Daunia (nel sud est del Molise), quella del Sannio Campano (a sud oves del Molise) e, infine, quella “sannita” (a nord del Molise).

Nessuno nega che l’Autonomia e la indipendenza siano concetti al limite del sublime. E tutto questo è talmente vero che nel corso degli ultimi decenni si è arrivati a dare autonomia decisionale  alle Regioni, nel settore sanitario, e a Comuni anche piccolissimi, nella gestione dei servizi alla popolazione …. finché la “borsa” dello Stato, gonfiata da un enorme debito pubblico che grava sulle spalle delle generazioni future, non è arrivata al punto di esplodere. Per evitare il disastro nazionale ed evitare che ci vada di mezzo non una classe sociale o una generazione, ma una intera popolazione, la borsa va sgonfiata. Come? E’ stata coniata una parolina americana “spending review” (revisione della spesa, meglio sarebbe dire, alla romana, “non c’è più trippa per gatti”). Occorre, quindi, ridurre le spese: le province vanno cancellate; i Piccoli Comuni vanno aggregati in aree municipali; i parlamentari, i consiglieri regionali e comunali vanno ridotti, la sanità non può più viaggiare a rimborso spese a piè di lista, ecc… ecc…Se si considera che la Regione Molise non ha utilizzato la tanto conclamata autonomia per creare, nei decenni passati, un sistema produttivo e sociale che potesse fare a meno dei finanziamenti pubblici, le conseguenze sono di tutta evidenza: non può, essa, sopravvivere da sola, a meno di miracoli di Padre Pio o della Madonna di Sant’Onofrio, in Agnone.

Per coloro che non hanno dimestichezza con l’economia regionale, ricordo che i dati macroeconomici della Banca d’Italia, sfornati qualche mese fa, confermano una crisi irreversibile del sistema produttivo molisano, sempre che possa chiamarsi SISTEMA quello produttivo molisano: perdita di competitività, diminuzione di fatturato, diminuzione del numero delle imprese, aumento della disoccupazione; cancellazione di  servizi pubblici essenziali. A conferma di questo quadro disastrato, chiudono sportelli postali, chiudono o restano deficitarie le due linee ferroviarie che interessano la regione, l’Enel non investe, le strade sono quel che sono, le linee di comunicazione telefonica non ottengono i giusti investimenti. Non parliamo poi del sistema sanitario, allo sbando, o dei  paesini di montagna che sono a rischio di desertificazione, con conseguenze inimmaginabili a livello di dissesto idrogeologico.

Per tutto quanto suesposto, chiedo ai consiglieri Niro, Di Sandro e Cavaliere di deporre le armi ideologiche e favorire la riaggregazione tra le regioni Marche Abruzzo e Molise, dando una mano, in questo senso, al senatore abruzzese Tancredi e a chi appoggia la sua proposta di legge come il Governatore Abruzzese Chiodi, i consiglieri abruzzesi Tagliente, Di Pangrazio e Palomba, il consigliere regionale molisano Michele Petraroia. Di più, chiedo loro di cominciare ad attrezzarsi perché dovranno combattere contro quei consiglieri marchigiani e abruzzesi che, in un miope calcolo economico che non guarda ai vantaggi globali della aggregazione, faranno resistenza.

A Paolo Frattura auguro buon lavoro, ma, prenda atto, documenti di bilancio alla mano, che la situazione è insostenibile e non perda troppo tempo a raccordarsi con Chiodi. Entrambi potranno fare il bene delle loro popolazioni.

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