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L'INTERVISTA - Caccia di selezione, le resistenze arrivavano solo dai bracconieri

L'esperto Giacomo Nicolucci non ha dubbi: chi effettua prelievi illegali si oppone al selecontrollo

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Mondo venatorio in allarme, nel Chietino e soprattutto nel Vastese, per una novità che sembra ormai dietro l’angolo: l’introduzione della caccia di selezione per controllare la specie cinghiale.
Nelle scorse settimane l’Ambito territoriale di caccia del Vastese ha licenziato i primi selecontrollori, cacciatori che hanno seguito un corso di preparazione assentito Ispra e superato degli esami abilitanti al prelievo di selezione. E proprio in questi giorni la commissione agricoltura della Provincia torna ad esaminare, per l’ultima volta prima di passare la pratica all’attenzione della giunta, la bozza di una sorta di piano di prelievo d’emergenza di cinghiali, mirato a contenere il numero di ungulati nelle zone dove i danni all’agricoltura risultano maggiori.
Il paradosso che si registra è questo: ora che la Provincia ha compreso l’importanza del selecontrollo come lo strumento più efficace e praticamente a costo zero per l’ente per ridurre i danni causati dai cinghiali, sono proprio i cacciatori a fare opposizione. Alcuni cacciatori, in particolare i componenti delle squadre di cinghialai, temono che il prelievo di selezione possa provocare una sensibile diminuzione di cinghiali e così, quando a ottobre aprirà la caccia in braccata, il loro carniere resterà vuoto o comunque alleggerito.
Una resistenza, quella annunciata da alcune frange di cacciatori, che potrebbe anche sfociare in atti di sabotaggio nei confronti di coloro che si apprestano a fare un selecontrollo sul territorio. Questo atteggiamento si basa però su un presupposto sbagliato e cioè che il selecontrollo possa in qualche modo causare un peggioramento dei risultati della caccia collettiva. Nel tentativo di fare chiarezza abbiamo fatto qualche domanda all’avvocato Giacomo Nicolucci (in basso nella foto, ndr), presidente regionale Ente Produttori Selvaggina e docente del corso per selecontrollori dell’Atc Vastese.
Avvocato Nicolucci, pare che nel mondo venatorio vastese ci siano delle resistenze all’introduzione del selecontrollo. Come si spiega questo fenomeno?
«Dunque, il selecontrollo si basa su una caccia gestionale fondata su parametri di prelievi pianificati e qualiquantitativi, posto che la popolazione di una specie selvatica reagisce diversamente in funzione del prelievo che gli viene esercitato rispetto alla capacità portante dell’ambiente. In tutti gli altri paesi d’Europa, da diversi decenni, il prelievo degli ungulati non è mai stato casuale, ma “pianificato” a monte e corretto a valle, nella logica di mantenere intatto il capitale e prelevare il massimo profitto, in considerazione dell’incremento utile annuo, cioè il rapporto tra natalità e mortalità della stessa popolazione. Le resistenze al selecontrollo derivano principalmente dall’ignoranza in ordine alle dinamiche di popolazione e dall’ignoranza in ordine agli obiettivi e al significato del selecontrollo».
E non crede, invece, che queste resistenze possano derivare da motivazioni legate al bracconaggio? Non è un mistero che di fatto un prelievo illegale di cinghiali, il bracconaggio appunto, va avanti indisturbato e alimenta un fiorente mercato nero di carne.
«Sicuramente, perché il selecontrollo impone che i prelievi emergano “in chiaro” e siano assoggettati a precise regole quali-quantitative. Infatti il selecontrollo, per la presenza sul territorio dei selecontrollori abilitati e per l’assegnazione dei singol capi, diviene un enorme ostacolo al bracconaggio. Inoltre questo tipo di caccia è di ostacolo alla cessione illecita e dunque al mercato nero delle carni, in favore di una cessione lecita, possibile e sanitariamente controllata».
Un’ultima questione: i cinghialai temono che a causa del selecontrollo faranno meno carniere a caccia aperta. E’ così?
«Il selecontrollo, passando per uno studio del territorio e delle popolazioni di fauna selvatica che vi insistono, mette a nudo le deficienze della gestiona faunistico venatoria del passato, tende anche a suggerire una gestione degli habitat anche attraverso il ripristino di tecniche ecologiche e tradizionali di agricoltura. Inoltre il selecontrollo tende a migliorare i risultati della caccia collettiva, perché ha come effetto una ristrutturazione della specie. Con il selecontrollo si prelevano tendenzialmente i cinghiali nati nell’anno o nell’anno precedente, classi di età (0 e 1 secondo la classificazione Ispra) che solitamente non vengono prelevate con le tecniche della braccata, modalità quest’ultima che incide troppo sensibilmente sugli animali adulti».
effebottone@gmail.com

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