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Una malata di Parkinson al Governatore: "Non chiudete il Caracciolo"

La lettera-appello di una donna malata a Michele Iorio

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AGNONE - Una lettera che va dritta al cuore. Parole che si spera possano essere recepite soprattutto da chi oggi ha in mano il destino della sanità pubblica. Una missiva toccante perché scritta da una persona che da oltre venti anni lotta contro una malattia incurabile: il Parkinson. Al tempo stesso questa persona non chiede carità o compassione, ma solo di poter continuare a combattere facendolo in strutture locali dove ha riscontrato una professionalità degli operatori che non ha eguali nel resto del Paese. Ma ecco quello che chiede al commissario alla sanità regionale, Michele Iorio. "Gentile Presidente, quando aprirà e leggerà questa mia lunga lettera senz'altro dirà chi è mai questa? Sono una molisana, cittadina agnonese e vengo a scriverle per reclamare un po' dei miei diritti. Leggendo, questa mia riuscirà a capirmi decifrando un po' della mia vita, di cui un terzo è trascorsa combattendo questo mio nemico accanito e nascosto, subdolo, perfido ed appiccicoso, ma eternamente vincente: il Morbo di Parkinson. Mi presento sono Carolina Orlando di anni 68, insegnante per 28 anni di matematica, laureata in geologia ma per necessità appena laureata ho dovuto insegnare e quindi sono rimasta una insegnante. Penso di essere stata abbastanza brava, non pecco di presunzione, è la verità, e credo di aver contribuito alla formazione di buoni cittadini del domani. Sono in pensione dal 1995 (motivi di salute), da allora vivo i miei giorni combattendo questa malattia, che lentamente e inesorabilmente mi distrugge. Ma le assicuro che appena posso dominarla brucio il mondo. Perché questa lettera? E' un momento molto particolare per il mio oggi soprattutto per il mio domani. Si stanno chiudendo (almeno per quello che io ho capito) due strutture ospedaliere a cui faccio riferimento. L'ospedale di Agnone e la clinica riabilitativa Villa Igea. Logicamente la seconda per me è fonte di vita, perché periodicamente vado per rimettermi in forma. Che dirle quando una persona ha bisogno di ossigeno per vivere e venendogli a mancare, cosa fare? Villa Igea per me è l'ossigeno, perché con gli esercizi fatti da un personale che non è solo fisioterapista ma un condensato di neurologia - medicina, psicologia - ortopedia, perché se cos non fosse non si potrebbe stabilire il feeling che è necessario tra malato e personale infermieristico - medico. Poi fiore all'occhiello della struttura è la piscina dove, io, facendo gli esercizi mi risento una donna normale sensazione meravigliosa che dura per il tempo in cui resto immersa tale da farmi sentire una piccola Archimede in modo da esclamare: "Datemi un punto di appoggio e vi solleverò il mondo". Perché chiudere simili strutture cos attrezzate? Io ho girato tanti ospedali. Il 'Besta', il 'Pini', la 'Fondazione Grigioni' (dove lavora il premio nobel Rita Levi Montalcini), il 'Gemelli'. Ma una struttura come la nostra è solo un sogno non esistono nemmeno palestre con un minino di attrezzatura. PerchŠ succede questo nel nostro Molise? Quando una simile clinica potrebbe essere il fiore all'occhiello del Meridione, facendola funzionare a pieno ritmo e non a singhiozzo come è successo fino ad ora. Di chi è la colpa? Interessi personali, interessi politici, interessi locali? Certo è, che chi paga le conseguenze è il comune malato. Perché altra struttura riabilitativa in regione non esiste!! Essa è unica e sola!! Concludo questa mia dicendo che nella vita non possiamo essere tutti Berlusconi (putroppo!!!) ma c'è la povera gente, che anch'essa ha bisogno di vivere una vita, che per essere chiamata tale deve essere decentemente vissuta...".
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