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Taglio guardie mediche, Chiodi dà i numeri

Il governatore se ne lava le mani: I sindaci hanno detto sì alla soppressione e di fatto il servizio era quasi inutile

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ALTO VASTESE - Hanno tagliato alcune sedi di guardia medica nell’Alto Vastese, è vero, lasciando migliaia di persone senza assistenza sanitaria, ma alla fine in Regione non hanno fatto altro che applicare il famoso rapporto un medico ogni cinquemila abitanti. La matematica, più che la politica dunque, penalizza l’entroterra montano. E a dirla tutta, come ha spiegato lo stesso governatore, la responsabilità di quanto accaduto è dei sindaci, Luciano Lapenna in testa.

Infuria la polemica dopo l’annunciata soppressione delle guradie mediche nel comprensorio montano del Vastese.
In una nota della Regione, rilanciata dalle agenzie, si legge: «La rimodulazione delle circoscrizioni di guardia medica è stata determinata con decreto 61 del 27 agosto scorso dalla struttura commissariale che ha recepito le delibere delle Asl regionali per adeguarsi al rapporto ottimale medico/cittadini residenti (un medico su 5000 con una variabilità che non può superare il 30 per cento) così come stabilito, a livello nazionale, dall’Accordo collettivo dei medici di medicina generale. Questo per dare progettualità al potenziamento della continuità assistenziale nelle aree distrettuali. Invece, l’accordo integrativo abruzzese (AIR) ha stabilito un rapporto ottimale di un medico ogni 3500 abitanti anche in considerazione delle particolari caratteristiche orografiche del territorio abruzzese».
Già, proprio questo chiedono i residenti delle zone interne, che non ci si limiti ad applicare regolette matematiche, ma si tenga conto della realtà del territorio e della situazione di assoluto disagio in cui versa l’Alto Vastese. Applicare formulette matematiche, un medico ogni cinquemila pazienti, è roba da ragionieri, ma a chi amministra la Regione si chiede di provare a fare i politici, almeno quando si tratta di sanità e diritto alla salute.
Riguardo alla specifica situazione dell’Alto Vastese, tuttavia, resta qualche spiraglio. Sempre dalla Regione fanno infatti sapere che «proprio ieri mattina, a Pescara, si è tenuta una riunione alla quale hanno partecipato il presidente della Regione e Commissario ad acta per Sanità, Gianni Chiodi, gli assessori Mauro Febbo e Luigi De Fanis, i consiglieri regionali Emilio Nasuti e Antonio Prospero nonché i vertici della Asl Lanciano-Vasto-Chieti, Francesco Zavattaro e Pasquale Flacco».
«E’ il caso di ricordare e sottolineare - ha spiegato pungente Chiodi - che il decreto 61 ha approvato l’articolazione territoriale delle sedi di guardia medica proposte dal direttore generale della Asl con il parere favorevole del Comitato ristretto dei sindaci (presidente il sindaco Luciano Lapenna e membri i sindaci di Casoli, Fossacesia) e dei responsabili delle aree distrettuali».
La delibera in questione ha previsto una diversa organizzazione dei presìdi di guardia medica in base alla indicazioni del rapporto ottimale medico/residenti. Infatti, precedentemente, nell’Alto Vastese il rapporto era di un medico per 883 residenti, spiegano dalla Regione, mentre l’attuale rideterminazione è nettamente al di sotto dello standard ottimale regionale (1/3500) e ancor più di quello nazionale (1/5000).
«Inoltre, - ha ripreso Chiodi - il responsabile del distretto sanitario dell’Alto Vastese, Fioravante Di Giovanni, ha evidenziato che la media delle prestazioni quotidiane erogate dalle sedi di guardia medica esistenti in quell’area è addirittura pari a solo 3.6 prestazioni giornaliere».
Ed ecco che tornano i numeri e la matematica. Il servizio, dati alla mano, è quasi inutile, dunque può e forse deve essere tagliato. Da qui, secondo Chiodi, la necessità di riorganizzare i servizi e le prestazioni offerte «puntando a rafforzare tutte le attività esistenti nelle aree distrettuali a garanzia proprio della continuità assistenziale con prestazioni che potranno essere erogate non solo nelle ore notturne e nei festivi, ma anche nelle ore diurne (h12/24)».  Con questo nuovo progetto si andrà, pertanto, ad «integrare parzialmente il decreto 61 e quindi a completare la risposta al bisogno di salute dei cittadini dell’Alto Vastese».
«La continuità assistenziale - ha proseguito il commissario ad acta - è tenuta nel debito conto dalla struttura commissariale in quanto rappresenta la vera sentinella dello stato di salute dei cittadini soprattutto nelle aree interne e avrà comunque il pieno supporto logistico-organizzativo della rete emergenza-urgenza per fare sistema e tutelare al meglio il fabbisogno assistenziale soprattutto nelle arre interne e svantaggiate». Il commissario Chiodi si è impegnato «a sollecitare i direttori generali delle Asl a fare in modo che questa nuova organizzazione divenga al più presto operativa nella aree distrettuali».
Sempre che la matematica e i numeri lo permettano.
 

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