Cancellare le province farebbe sentire ancora più soli i paesi di montagna
La soluzione:Agnone capoluogo di Provincia per unire territori uniformi
Qualche settimana fa, per iniziativa della storica Società Operaia di Carovilli, fondata nel lontano 1887 mentre era in costruzione l'antica ferrovia Carpinone – Sulmona, e con la collaborazione della Proloco "Monteferrante, del FAI locale e dell'Associazione "Il Glicine", abbiamo deciso di riunire un gruppo di volontari ed andare a fare un po' di pulizia ai bordi della strada provinciale "Trignina Vecchia", che dal Ponte del Parco (località situata subito dopo Pescolanciano) conduce a Carovilli e che attraversa uno splendido bosco. Ebbene, nei dintorni della strada che misura poco più di tre chilometri, dalla parte della scarpata, ci siamo imbattuti in una vera e propria discarica nascosta tra i bellissimi alberi di cerro, di abete, di corniolo, di "avellano" e altri.
Abbiamo trovato di tutto, tanto da riempire più volte i rimorchi di alcuni trattori che abbiamo dovuto far intervenire. È venuta spontanea la domanda: "coloro che dovevano controllare ed effettuare la normale manutenzione della strada dov'erano e cosa facevano nel corso dei tanti anni in cui tutto questo materiale si accumulava?" Ora è evidente che esiste grande inefficienza e addirittura indifferenza, se non menefreghismo, del personale che dovrebbe svolgere il delicato lavoro di tutela, ma anche e soprattutto un grave problema di inciviltà e incoscienza dei cittadini nei confronti del territorio.
Vogliamo attribuire tutta la colpa di tale degenerazione alla Provincia? E per questo vogliamo abolirle tutte in Italia? Certo sarebbe un intervento punitivo grave, ma finalmente deciso, nei confronti di amministrazioni che non si dimostrano all'altezza dei loro compiti; allora, per coerenza si dovrebbero prendere anche altri severi provvedimenti nei confronti di molti comuni e regioni.
Facendo un esame della situazione, che non è tale solo da noi, ma è presente su quasi tutto il territorio nazionale, devo ammettere che se oggi le province italiane hanno una pessima reputazione è proprio per questi episodi negativi e queste diffuse realtà . Ma diciamolo sinceramente: c'è qualcuno in Italia che pensa veramente che i problemi di finanza pubblica saranno risolti con l'abolizione delle province? Io non ci credo. I dati recenti pubblicati dalla Banca d'Italia me lo confermano; ci dicono che ad esempio ciascun molisano spende per il personale della nostra regione 817 euro l'anno, per il personale delle province appena 64 euro. Di fronte a questi valori e considerato che comunque questa spesa non potrà essere ridotta che in minima parte, a me sembra assurdo cancellare un'istituzione storica che, nonostante tutti i difetti, è in grado di rispondere positivamente alle esigenze degli abitanti in modo più sollecito e adeguato di quanto possano fare le amministrazioni regionali o i "parlamentini" paralizzanti delle Unioni dei comuni (Dio ce ne scampi!). E lo abbiamo verificato nei giorni scorsi: appena è caduta la prima neve, sebbene impreparata, priva di fondi e costretta in una fase di totale stallo, la Provincia di Isernia è riuscita ad effettuare gli interventi necessari.
La decisione di eliminare le province a me sembra un "imbroglio tutto politico" utile per portare l'attenzione dei cittadini su un problema, descritto come soluzione e che darà i suoi effetti negativi soltanto in futuro, per nascondere la profonda incapacità dei nostri governi ancorati a vecchi principi tecnici e vecchi miti ideologici.
Eppure basterebbe osservare le proposte provenienti dalla Società cosiddetta civile. Un esempio ci viene da Agnone dove per volontà di alcune persone lungimiranti è nata l'iniziativa di istituire il "Parco archeologico dell'Alto Sannio". Questo rappresenta un tentativo tutto culturale di riunire i paesi del Molise e dell'Abruzzo che sentono di avere in comune la storia dei popoli italici e le tradizioni dei pastori di montagna. Diventa, così, evidente l'errore commesso di creare una provincia che va dall'altissimo Molise di Capracotta e Pescopennataro alla pianura di Venafro ed un'altra che va dai monti del Matese al mare di Termoli. Mettere insieme esigenze diversissime ed inconciliabili ha significato distruggere i paesi di montagna, che presentano troppe difficoltà , costringendo gli abitanti, soprattutto giovani, a fuggire da una realtà priva di sviluppo, priva di futuro, priva di sogni.
Ecco, allora: la soluzione giusta sarebbe quella di modificare le province unendo territori uniformi in modo che le amministrazioni si concentrino sui problemi specifici dei loro concittadini. La loro cancellazione farebbe sentire i paesi di montagna ancora più soli di quanto non lo siano già oggi. Qualcuno mi giudicherà pazzo, ma questo ragionamento mi porta a pensare: perché non fare di Agnone il capoluogo di provincia di tutto l'Alto Sannio? È assurdo proprio in questo momento? Ed è ben strano che ad avanzare una simile proposta sia un non agnonese e non politico! Ma dove sono altre proposte più intelligenti e più realizzabili? Ci siamo già tutti rassegnati ad accettare lo stato di cose? Nelle nostre parrocchie si celebrano quasi esclusivamente funerali e i fiocchi rosa o celesti alle porte sono rarissimi. E i sindaci cosa fanno? Oggi rivestono una importanza fondamentale perchè hanno l'occasione di fare "politica alta", non quella delle poltrone e della carriera, a cui aspirano ottusamente in molti, al contrario quella della lotta contro la morte dei loro comuni (prossima) e che miri a creare una speranza per chi ancora resiste su questo territorio. Quello attuale non è un momento facile ed il compito è di difficilissima attuazione, ma mi auguro che sappiano darsi un obiettivo importante per il quale lottare e riescano a non cedere allo sconforto e fare di più e meglio che nel passato.
Il Presidente
(Luciano Scarpitti)