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Giornalisti: equo compenso, abolita la schiavitù

L'annuncio del presidente nazionale dell'Ordine, Enzo Iacopino. E ora gli editori cominciano a temere indagini e accertamenti

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Ore 10,35 del 29 gennaio 2014, viene abolita in Italia la schiavitù. Con 6 voti su 7 (la FIEG si è astenuta) viene approvata la delibera quadro che stabilisce che gli editori debbono applicare l'equo compenso a tutti. Autonomi compresi. 

A darne notizia il presidente nazionale dell'ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino. Che va oltre dicendo una cosa che agli editori, o presunti tali, sembrerà scandalosa: "CHIUNQUE VIVA DI QUESTO MESTIERE E TRAGGA DALLA PROFESSIONE IL SUO REDDITO HA DIRITTO DI VEDERSI RETRIBUITO SECONDO I PARAMETRI MINIMI".

Clamoroso. Anche i giornalisti hanno diritto ad essere retribuiti. Sta scritto anche sulla Costituzione di questa pseudo repubblica, ma pare in Italia ci sia bisogno di una legge per rimarcarlo. Un'ovvietà, certo, ma vallo a spiegare agli editori e soprattutto ai sedicenti editori. 

"Confido che il sottosegretario Giovanni Legnini sarà un uomo d'onore e darà seguito (e con lui i due rappresentanti dei Ministeri) alla affermazione che quella delibera vale per tutti i giornalisti. Solo chi scriverà in maniera episodica ne rimarrà fuori (cioè pochissimi articoli l'anno, meno di dieci se c'è proprio da fare un numero). - continua il presidente nazionale dell'ordine dei giornalisti - L’EQUO COMPENSO SI APPLICA A TUTTI, COMPRESI I NON CONTRATTUALIZZATI A VARIO TITOLO, CIOE’ GLI AUTONOMI. La delibera non si applica solo a quanti scrivono cinque o sei articoli L’ANNO, cioè gli “hobbisti” o a quanti desiderano dare un episodico contributo, manifestando le loro idee".

"Non è finita, lo sappiamo tutti. L'abolizione della schiavitù non fa sparire d'incanto i negrieri. - aggiunge poi Iacopino - Ma per loro sarà molto più dura negare i diritti a chi lavora. Sarà dura anche per quegli editori che non accedono alle varie forme di finanziamento pubblico. I magistrati hanno, adesso, dei riferimenti molto precisi (c'era, in verità, la Costituzione) e altri verranno entro il 10 marzo con le relative tabelle. Non è stato semplice. In un Paese che non ha memoria, permettetemi di ringraziare chi ci ha aiutato, in Parlamento (ricordare questi nomi è un dovere morale): Enzo Carra, Beppe Giulietti e Vincenzo Vita. Un cammino cominciato il 18 maggio 2010, nella sede dell'Odg, che ha incrociato la volontà di giustizia di Roberto Natale, Franco Siddi, Daniele Cerrato e mille altri (non dimentico chi ha partecipato alla trattativa nella fase finale, sia chiaro: ma questa è cronaca di oggi). Grazie anche a loro. E soprattutto a voi - dice rivolgendosi direttamente ai giornalisti - che dopo le 5W testimoniate che si può fare queste mestiere rispettando le 5S: sudore, sentimento, serietà, sacrificio, servizio. Il SOLO MODO di farlo con onore".

A quelle cinque "S", sudore, sentimento, serietà, sacrificio, servizio, presto se ne aggiungerà un'altra, la "s" di soldi. 

Perché anche nel Vangelo di Luca sta scritto: ogni operaio è degno della sua mercede. E il giornalista, nonostante tutto, è un operaio, un operaio dell'informazione. Che va pagato come chi fa il pane, come chi opera in sala operatoria, come qualsiasi altro lavoratore.

 

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