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Narcotizzati dalle promesse di Iorio

Il Governatore giura: il Caracciolo non sarà toccato. Intanto del nuovo ospedale non c'è ancora traccia

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AGNONE - Credere o meno alle promesse del commissario alla Sanità Michele Iorio sull’ospedale San Francesco Caracciolo? E’ questo il grande dilemma che attualmente assilla un intero popolo: quello del Molise altissimo sceso in strada già due volte per urlare tutta la sua rabbia nei confronti di una classe politica capace di creare una vera e propria voragine in fatto di debiti nella sanità pubblica. Non resta che attendere ed eventualmente sbugiardare, chi già in un recente passato, aveva promesso in un teatro Italo Argentino stracolmo di gente di ultimare, magari anche riconvertendola, la nuova struttura in contrada Castelnuovo. Uno stabile ciclopico che sta marcendo giorno dopo giorno sotto le intemperie. Soldi pubblici buttati letteralmente a mare. Promesse fatte, ma che ancora oggi attendono di essere realizzate. Intanto il giorno del giudizio per il Caracciolo si avvicina e in molti sono curiosi di conoscere come andranno a finire le cose. L’unica certezza ad oggi è rappresentata dal fatto che la struttura di frontiera sarà ridimensionata. Perderà ancora posti letto finendo sotto la soglia dei settanta. Lo certifica l’ultima bozza di riordino, assai opinabile, presentata dai sindaci allo stesso Governatore, il quale si è detto favorevole ad approvarla. Ma questo sicuramente non è un buon segnale, visto che conferma il monito lanciato dalla Chiesa che ha parlato di 'dolce eutanasia'. Insomma, è solo questione di tempo. Il futuro del 'Caracciolo' sembra essere segnato. Il problema, anche se la bozza venisse fatta passare così com’è, infatti si ripresenterà in tutta la sua gravità fra qualche anno e in quella circostanza chissà se si avrà ancora la forza di lottare. Di reagire. Oggi, come si suol dire, ci si accontenta di un uovo per non essere capaci di programmare seriamente il vero futuro di un’intera area. E pensare che solo qualche decennio fa l’ospedale civile di Agnone, realizzato negli anni cinquanta con i soldi della popolazione locale, poteva contare su oltre un centinaio di posti letto. Adesso rischia di divenire una semplice astanteria. E allora come si fa a credere alle promesse di Iorio? Tuttavia, l’ospedale rappresenta solo la punta di un iceberg. Per continuare a vivere in un lembo di terra ’tartassato’ da tasse e balzelli occorre alzare la posta, come ribadito dal vescovo di Trivento, Domenico Scotti in occasione dell’incontro avuto in consiglio regionale con i capigruppo delle opposizioni giovedì scorso. In quella circostanza Scotti ha capito perfettamente qual è il vero problema che al contrario altri fanno finta di non recepire. L’alto Molise e il territorio della diocesi, che abbraccia molteplici comuni dell’alto Vastese, è quello di un rilancio dal punto di vista dello sviluppo e dell’occupazione. Solo così si potrà evitare quel processo di morte lenta, già in atto da diversi anni. Solo così si potranno salvare servizi e quant’altro, compresa la struttura sanitaria. Pretendere, sbattere i pugni sopra i tavoli e non accontentarsi del semplice zuccherino che viene dato ai cavalli dopo un esercizio ben riuscito diventa fondamentale, perchè probabilmente ancora non si è capito che le proiezioni sulla popolazione residente (che avremo modo di pubblicare prossimamente) sono a dir poco catastrofiche. Nel 2050 l’alto Molise rischia di estinguersi. Lo ha detto la Caritas diocesana, lo confermano alcune previsioni fatte da esperti del settore. Ma forse in pochi hanno capito o fanno finta di non capire che se muore l’alto Molise, morirà la provincia di Isernia e di conseguenza una Regione chiamata Molise. L’ospedale va salvaguardato ma non è solo così che si potrà dare un futuro alle giovani generazioni. Meditate politici. Meditate.
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