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DISSANGUANO L'AVIS

L'associazione nata nel lontano '88 perde centinaia di donatori abruzzesi. Colpa dei tagli imposti alla sanità pubblica

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AGNONE - Come anticipare la morte di un paziente moribondo? Basta poco che c vo'! Ovvero succhiargli le ultime gocce di sangue che scorrono nelle sue arterie. Sembra proprio il caso dell’ospedale San Francesco Caracciolo dove un tempo oltre a nascere si poteva donare il sangue sei giorni su sette, grazie al lavoro svolto dai volontari della locale sezione Avis, nonché dai sanitari del centro trasfusionale del laboratorio analisi (retribuiti con le Alpi - Attività Libero Professionale Intramoenia). Oggi, per via dei tagli operati nell’ambito della sanità pubblica il servizio è stato fortemente ridimensionato, quasi azzerato del tutto. In sintesi ad Agnone si può donare il sangue solo due volte al mese. E’ quanto confermato dal personale infermieristico e medico che lavora nel laboratorio analisi. Un fatto che ha spinto nelle ultime settimane 170 donatori dell’alto Vastese ad iscriversi alla sezione Avis di Castiglione Messer Marino (Chieti). Inevitabile il calo di sacche di sangue prodotte, passate da circa mille annuali a poco più di quattrocento. In termini economici tutto ciò significa minori introiti economici visto che una sacca di sangue costa qualcosa come 200 euro. Ma non è tutto. Perché se prima per soddisfare il fabbisogno delle varie strutture sanitarie regionali bastava rivolgersi al Caracciolo, adesso nel momento in cui ci sarà bisogno di sangue, il rischio è quello di acquistare sacche da altre regioni. Non c’è che dire, si tratta di un vero affare, commenta ironico uno storico donatore iscritto all’Avis di Agnone dal 1984. “Sono stati capaci di distruggere un meccanismo oleato che funzionava come un orologio svizzero” chiosa. Sulla vicenda, malgrado la forte amarezza, preferisce non rilasciare dichiarazioni il presidente della sezione Avis di Agnone, Nicolino Capparozza, che però si riserva di farlo durante la cena sociale che si svolgerà il 27 novembre prossimo all’interno dell’hotel “La Botte”. A detta di molti sarà questa l’occasione giusta per far emergere una problematica che ormai si trascina dal mese di aprile e mai risolta nonostante le innumerevoli promesse fatte dai politici locali e regionali.
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