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Eolico e infiltrazioni mafiose, la Procura di Isernia apre un'indagine

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Stavolta si fa sul serio. La procura d’Isernia apre un’inchiesta sull’eolico, la prima in Molise. La partita dell’energia del vento, giocata da 95 tra associazioni ambientaliste e comitati civici da un lato, lobby che richiedono di impiantare pali dall’altro, finisce in campo giudiziario. Al momento non ci sono ancora indagati. Mistero anche sulle ipotesi di reato. Abuso d’ufficio, corruzione o peggio infiltrazioni malavitose: nulla è dato sapere. Ma da fonti accreditate del Palazzo di Giustizia pentro arriva l’indiscrezione di un’indagine sugli appalti dell’eolico. Assegnati, ma soprattutto in itinere. Sui quali il dottor Paolo Albano, procuratore capo presso il Tribunale d’Isernia, ha aperto un fascicolo. Vuole vederci chiaro, sul business del vento in provincia d’Isernia Solo 24 ore fa, ironia della sorte, il segretario regionale della Uil beni culturali, Emilio Izzo, era tornato a fare appello proprio ad Albano perché si interessasse dell’affaire eolico a Pietrabbondante, area archeologica di inestimabile pregio per la presenza del teatro italico di fine II secolo a.C. Detto, fatto. In attesa di sviluppi. Allo stato attuale, l’inchiesta avrebbe carattere generale. Non riguarderebbe, insomma, nessuna area nello specifico. Almeno per adesso. Del resto la legge Berardo, che disciplina la materia, ha annullato il limite di pale eoliche installabili sul territorio. Quattrocentocinquanta sono già state autorizzate, ma non del tutto installate. E le richieste giacenti, stando all’interrogazione parlamentare presentata dai senatori Giai, D’Alia, Poli Bortone e Gustavino ai ministri per i Beni Culturali e dell’Ambiente lo scorso 22 ottobre, sarebbero addirittura cinquemila. Numeri da capogiro, considerando che l’intero territorio regionale misura 4mila chilometri quadrati. Sotto la lente degli inquirenti potrebbe essere finito, tra gli altri, il Comune di Pietrabbondante. Per il quale Izzo punta il dito contro un’impresa che avrebbe «disatteso le indicazioni della Direzione regionale beni culturali in merito ai vincoli paesaggistici e archeologici». Oppure Sant’Elena Sannita. Dove la minoranza consiliare, a metà settembre, annunciò la presentazione di un dossier-esposto sulle scrivanie della procura e della prefettura isernine. Secondo Gabriele Di Bella, Alberto Verdile e Giacomino Martino del gruppo “Giustizia e libertà”, presso il solo Municipio di Sant’Elena sarebbero giunte ben 70 richieste di pali eolici, con 38 torri già esistenti. E l’amministrazione, sull’argomento, avrebbe evitato il confronto politico, «difettando di sufficiente trasparenza». Il punto è che l’eolico, per le imprese, è un affare multimilionario. Ma per riuscire a realizzare un impianto i passaggi burocratici necessari sono tantissimi. Bisogna ottenere permessi e nulla osta da 25 a 40 soggetti diversi, come riportato dal quotidiano torinese “La Stampa” in un articolo del maggio scorso. Facile dunque immaginare che per aggirare le decine di ostacoli amministrativi si decida di abbreviare l’iter, talvolta in modo irregolare. Ed è qui che intervengono i politici. Chiamati ad accelerare le procedure, in qualche caso, in cambio di consistenti compensi economici, come accaduto in Sardegna. Ma con cifre del genere, l’affare fa gola anche alla criminalità organizzata. Il consigliere regionale del Pd Michele Petraroia parla di guadagno netto annuo che oscilla tra 600mila e un milione di euro per singola torre. Molte delle imprese incaricate per i lavori, a sentir lui, provengono dalla Campania. E alcune di esse contano pochissimi addetti. Inoltre, proprio in Campania sono diverse le aziende in odore di mafia che fanno affari con l’eolico. Più che legittimo, pertanto, il dubbio di possibili infiltrazioni malavitose. Anche in Molise. Anche in provincia d’Isernia.
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