AGNONE - “Un tentativo mal riuscito dettato dall’insoddisfazione di non essere riuscito a ricoprire il proprio ruolo a difesa delle popolazioni altomolisane che non possono e non vanno paragonate nella maniera più assoluta a quelle di Larino e Venafro”.
Deluso dal mondo politico ma crede in una rinascita che possa partire dai giovani.
Usa parole come macigni l’imprenditore agnonese Franco Di Nucci, destinatario l’assessore regionale Franco Giorgio Marinelli dopo l’uscita di sabato scorso quando ha addossato ai medici del Caracciolo le responsabilità sulla chiusura dell’ospedale.
Allora Di Nucci colpa dei medici se l’ospedale chiude?
“Non penso proprio, non credo che in tutta questa vicenda i nostri camici bianchi possano avere delle responsabilità precise. Il problema è un altro e cioè che la vicenda dei tagli alle strutture è stata trattata malissimo facendo tutta erba un fascio. Agnone, lo ripeterò fino alla nausea, è stato messo sulla stessa bilancia di Venafro e Larino. Impensabile. Inaccettabile”.
Colpa di chi allora?
“Del mondo politico sia a livello nazionale che regionale, senza dimenticare una classe dirigente in ambito sanitario la quale non ha saputo mostrare professionalità”.
Una semplice battuta, una provocazione o cos’altro l’uscita di Franco Giorgio Marinelli a suo avviso?
“E’ una maniera banale per scaricare le responsabilità. Al tempo stesso dico che Marinelli non è un politico secondo a nessuno e che non vorrà passare alla storia per quello che ha chiuso l’ospedale. Tuttavia da lui la gente si aspettava più determinazione e magari prima di effettuare delle scelte definitive un dialogo maggiore con le varie componenti economiche e sociali che oggi rappresentano la spina dorsale dell’intera area”.
Lei ha detto che occorre tornare a far politica con la p maiuscola. A cosa si riferiva?
“Mi riferivo a quanto va predicando la Chiesa da lungo tempo. E’ impensabile che la politica dei tagli venga fatta in maniera lineare, che non esista differenziare, che si scelga la scorciatoia più facile per ottenere un risultato. Troppo semplice. Non è questo il modo di interpretare l’impegno politico”.
Agnone e l’alto Molise dipendono solo dal futuro del Caracciolo?
“Partiamo dal presupposto che viviamo in un paese di montagna, purtroppo distante dagli assi viari importanti e con una elevata percentuale di anziani ai quali va garantito il diritto alla salute. Dopodiché aggiungo che l’ospedale va riqualificato e in questo senso credo sia possibile operare. Spero che i nostri politici proveranno a farlo”.
Tuttavia una eventuale chiusura cosa rappresenterà?
“Negherà il diritto alla salute di chi abita questi posti togliendo ad Agnone quel ruolo di centro capofila di un territorio che travalica anche i confini regionali. Purtroppo penso che il messaggio sia già passato e questo è un fatto allarmante”.
Il convegno di oggi: “La qualità nell’impresa: prospettive e possibilità per l’Alto Molise”, quali finalità si prefissa di raggiungere?
“Non mi stancherò mai di dirlo: occorre tornare a fare impresa, economia, iniziative professionali far rifiorire quella che è stata una grande città e che in queste tematiche ha trovato le radici, successivamente disintegrate dalla falsa illusione del posto pubblico”.
Un invito che si sente di fare alle giovani leve?
“Riflettere molto su questo declino. Oggi grazie al convegno voluto dal Csam e dal Rotary si avrà la possibilità di incontrare conoscere la storia e l’esperienza di persone che ce l’hanno fatta con il proprio talento. Una strada dura ma che restituisce dignità all’uomo”.