Inutile dire che per il San Francesco Caracciolo sono giorni difficili, in tutti i sensi: apprezzo la chiarezza manifestata dalla Regione Molise e dall’ASREM, che senza giri di parole sostengono che non vi sono i requisiti per “un ospedale di Area disagiata” secondo il regolamento sugli standard ospedalieri in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e che quindi sono impegnati a promuovere una riconversione della struttura da ospedaliera a territoriale, con il potenziamento (non so fino a che punto) degli ambulatori distrettuali e avviando la fase di passaggio da una struttura per Lungodegenti e post acuti ad un Ospedale di Comunità gestito dai medici di base o ad una RSA.
Quali posizioni ci possono essere : la prima, quella del CONDANNATO A MORTE. In questa prima veste, se fossi un tecnico, implorerei con tutto il cuore di non passare attraverso una fase pasticciata ibrida, e cioè mantenere un reparto che dovrebbe fare una bassa medicina generale, ma per acuti, perchè con il Punto di Primo Intervento, che deve evolvere verso un Servizio 118 H24, e non altro, non è possibile dare nè emergenza/urgenza nè alcuna sicurezza, visto che la dottoressa D’Innocenzo parla di “strutture sicure” come loro obiettivo, e segnalerei la necessità di un potenziamento con almeno 2 mezzi di Soccorso Avanzato e relative equipes del 118, e un potenziamento dell’elisoccorso, con MEZZI NOTTURNI (abbastanza costosi) dovendo sistemare secondo i crismi di legge e per l’emergenza notturna non solo la piazzola del Caracciolo, ma anche costruite ex novo una postazione di tale tipologia per atterraggio elisoccorso a Capracotta, Pietrabbondante, Castel del Giudice : e sarei molto curioso nel sapere se il Tavolo Tecnico approverebbe questo ulteriore sforare dalle 16 postazioni medicalizzate e questa ingente spesa: ma, ripeto, in salute l’economia oggi la fa sempre da padrone, come sta avvenendo di fatto con servizi in netto peggioramento perché gli sprechi si mantengono inalterati.
La seconda posizione è quella della GIUSTIZIA E DELLA VERITA’ : e questa posizione richiede in primis il combattere, come stiamo facendo, l’ULTIMA BATTAGLIA: in primis,va bene l’azione legale, fondata su dati oggettivi; in secondo luogo, va condotta azione decisa a livello istituzionale per il vero riconoscimento dell’Area di Utenza del Caracciolo, composta da comuni molisani ed abruzzesi che si trovano in un deserto sanitario con confini ad Isernia, Campobasso, Termoli, Vasto, Lanciano, Chieti, Pescara, Sulmona, Castel di Sangro per l’assistenza ospedaliera, con azioni presso il Consiglio Regionale dell’Abruzzo, presso il Ministero dell’Economia e Finanza, quello della Salute, il governo e il parlamento: anche perché, visto che tutte le classificazioni di questi comuni non presentano dati contradittori, queste aree finanche dal Dipartimento per la Coesione e lo Sviluppo Territoriale sono classificate “AREE PERIFERICHE ed ULTRAPERIFERICHE”, nonchè “AREE DISAGIATE”, non ignorando la produzione anche di Decreti del Commissario ad Acta del Piano di Rientro del Molise che hanno previsto (loro) l’istituzione per queste ragioni del Pronto Soccorso/Astanteria (la vera emergenza) e hanno chiamato l’AREA “particolarmente disagiata”; inoltre, sull’interpretazione dei famosi ormai 90 minuti, del Decreto Balduzzi, occorre fare chiarificazione perchè l’interpretazione che se ne sta facendo in Italia non appare prescrittiva,ma va letta con il capoverso seguente, che recita:
“sono presidi ospedalieri di base che le regioni...possono prevedere per zone particolarmente disagiate in quanto definibili, sulla base di oggettive tecniche di misurazione o di formale documentazione tecnica disponibile, più di 90 minuti dai centri Hub o Spoke di riferimento (o 60 minuti dai presidi di Pronto Soccorso) superando i tempi previsti per un servizio di emergenza efficace ... Tali situazioni esistono in molte regioni italiane per presidi situati in aree considerate geograficamente e metereologicamente ostili e disagiate , tipicamente in ambiente montano e premontano con collegamenti di rete viaria complessi e conseguente dilatazione dei tempi...”.
A parte il fatto che l’AREA del CARACCIOLO ha questi requisiti - e che NON E’ VERO CHE IL TEMPO, come sostenuto da Pirazzoli, va calcolata da CARACCIOLO a VENEZIALE, ma DALL’AREA DI RIFERIMENTO -, c’è l’interrogazione parlamentare su RAVELLO in Campania (Regione sottoposta a Piano di Rientro) distante per 37 Km. per una percorrenza di 60 minuti dal centro HUB di Salerno che dal governo ha avuto risposta affermativa per l’AREA DISAGIATA, così come ACQUADENDENTE nel Lazio riconosciuto tale dal DCA Lazio n. U00368 del 4 novembre 2014, dopo 3 anni di battaglia.
L’interpretazione data finora, essendo Viterbo sede di HUB, come SALERNO, è del dato che l’AREA DISTI OLTRE 60 MINUTI (e non 90) DAL PRIMO PRONTO SOCCORSO UTILE. E allora, la battaglia va condotta, anche con perizie tecniche sui tempi complessivi dell’emergenza e dei relativi interventi, perchè di fatto non è come dicono in Regione, e i requisiti CI SONO TUTTI. Questo per rispondere anche ai dubbi dei Sindaci, che, giustamente preoccupati per i servizi territoriali, non si stanno accorgendo che gli stanno togliendo l’essenziale per vivere in questa terra.