AGNONE - La scena è eloquente. Erano da poco trascorse le 19 di giovedì sera, quando all’interno dell’Italo Argentino durante l’incontro promosso dal gruppo ‘Il Cittadino c’è...’ sui tagli all’ospedale Caracciolo si è presentato il sindaco di Agnone, Gelsomino De Vita. In una sala stracolma di gente molti decidono di alzarsi e andare via. Come leggere il gesto? Semplice: quelle persone hanno le scatole piene di sentire ancora promesse e proclami mai mantenuti. Stufi di essere presi in giro da amministratori, che nel momento in cui hanno chiuso il reparto di Ostetricia, non hanno avuto il coraggio di dimettersi, nonostante i giuramenti sottoscritti in pubblica piazza. Stanchi di ascoltare falsità e menzogne sulla struttura sanitaria di frontiera, la gente ha preferito togliere il disturbo. Intanto De Vita ha iniziato a giocare allo scaricabarile attaccando la sanità privata. “In Molise si è fatto il passo più lungo della gamba con Neuromed, Cattolica e facoltà di Medicina, che gravano per parecchi milioni di euro sulla Regione Molise. Ad Agnone c’era il 54% di ricoveri inappropriati, così si sono avuti i posti letto odierni. Speravo che le cose andassero un po’ meglio” rammenta il primo cittadino. Il riferimento implicito va al governatore della Regione (stesso colore politico) Michele Iorio che per l’ospedale di Agnone aveva promesso mari e monti, nonché l’ultimazione della nuova struttura di contrada Castelnuovo. Balle mega galattiche. Tuttavia De Vita, un passato da primario nel laboratorio Analisi del Caracciolo, assolve i camici bianchi in precedenza accusati dal suo “padrino politico”, Franco Giorgio Marinelli. “ Penso – riprende – che nessuna colpa può essere addossata ai medici”, dopodiché “l’appello di unirsi insieme per superare questo momento, lavorando per le prestazioni extra anche senza denaro”. Facile a dirsi una volta che si è fuori e aver incassato la lauta e meritata buonuscita... “L’Ospedale di Agnone è stato quello che ha avuto meno personale – sottolinea ancora De Vita - non sono state fatte assunzioni, e meno male, altrimenti sarebbe stato un disastro. Quello che è importante è il lavoro da dare al territorio. Risolvere i problemi del servizio al cittadino, modificandolo e riducendo i ricoveri”. Un monologo che non infiamma e che non convince nessuno, ma la perla giunge quando l’ex primario del laboratorio analisi boccia l’ennesima proposta della Chiesa fatta dal direttore della pastorale sanitaria, don Francesco Martino. “Se chiediamo la luna nel pozzo – riprende DE Vita - come fatto da don Francesco Martino per il pronto soccorso, non otterremo niente, le sue richieste non saranno assecondate perché non possono essere assunti altri specialisti e medici, bisogna andare avanti con quelli che ci sono”. Infine, parla di un nuovo documento dei sindaci che il 30 novembre verrà sottoposto all’attenzione del direttore generale dell’Asrem, Angelo Percopo. “Signor sindaco, ma dov’era quando i reparti hanno chiuso?” gli fa notare Lorenzo Marcovecchio capo gruppo di minoranza in Comune. Una bella domanda, ma che purtroppo non riceverà risposte....Peccato. De Vita ha perso un’altra occasione.