Volentieri riceviamo e pubblichiamo.
Per la gentile signora Nunzia Zarlenga dell’ associazione “ Il cittadino c’ è “ di Agnone.
Gentile Signora,
io sono un timido e non ho mai parlato in pubblico; quando, il 25 novembre 2010, nel Politeama Italo-Argentino, Le chiesi la parola per esprimere il mio punto di vista sulla tragica questione del nostro Ospedale, ero emozionato e commosso per i ricordi che si affollavano nella mia mente e nel vedere quante persone partecipavano alla nostra lotta di difesa.
Credo di non essere stato capace di fare intendere, in particolare ai cittadini non a conoscenza dei problemi dell’ organizzazione ospedaliera, la mia proposta sulla linea difensiva da adottare.
Premetto che se si riuscisse ad ottenere tutto quello che Don Francesco Martino affermò essere il minimo indispensabile che ci è dovuto, cioè un primo soccorso così articolato e completo, il proble ma sarebbe risolto, in modo ottimale.
Purtroppo i nostri interlocutori ci vorrebbero, sic et simpliciter, chiudere, spegnere, e non credo proprio che ci concederanno quanto Don Francesco spera di avere.
Premetto anche che la medicina è cambiata, non è ancora una scienza esatta, ma si avvale sem pre più di tecnologie di giorno in giorno più complesse, alle quali non si può e non si deve rinun ciare nell’interesse degli utenti.
L’aspetto economico è solo il più evidente dei problemi della sanità nei piccoli centri.
Tra le tante altre, la telemedicina e, recentemente, anche la robotica, applicata alla medicina, per metterrebbero di superare tutte le differenze nell’ assistenza sanitaria che ora esistono tra i centri specializzati e le estreme periferie, come la nostra.
Ulteriore, ma non meno importante premessa è quella che dobbiamo rassegnarci: non abbiamo più il nostro Ospedale di Agnone. Il “sospiro agognato di generazioni “ di agnonesi, non esiste più, ingoiato dalla tremenda crisi che sta riducendo Agnone in un villaggio di nessun valore.
E veniamo ai rimedi.
Per me l’unica ancora di salvezza, l’unico modo per conservare alla nostra popolazione un minimo di assistenza ospedaliera qualificata è quella di IMPORRE a chi lo deve fare, che l’organiz zazione interna del nuovo ospedale della provincia di Isernia, con i suoi tre stabilimenti: Agnone, Venafro ed Isernia, sia di tipo DIPARTIMENTALE.
Non abbiamo più, non esiste più l’Ospedale di Agnone, ma non esistono più neanche gli ospeda li di Venafro e di Isernia.
L’assistenza ospedaliera alla popolazione della provincia di Isernia, è ora compito di un ospeda le più grande, organizzato in tre stabilimenti e che, ricordiamocelo, non è un ente, ma un presidio della ASL unica del Molise.
Alla ASL del Molise noi dell’Alto Molise ( o meglio del “Molise Altissimo” perchè quelli di Isernia ci hanno rubato anche il nome di Alto Molise) dobbiamo chiedere quanto ragionevolmente ci è dovuto e pretenderlo con tutte le nostre forze che non sono solo politiche.
Dovremo fare di tutto, nel vero senso della parola, perché al “nostro” nuovo ospedale sia data una organizzazione dipartimentale, inter ed intra ospedaliera.
Dipartimento significa: FLESSIBILE UTILIZZAZIONE DEL PERSONALE, DELLE ATTREZZATURE E DEGLI SPAZI
Gli organici degli attuali vari servizi e delle unità operative semplici e complesse dovrànno essere unificati nel nuovo presidio ospedaliero e di qui essere poi utilizzati in modo da garantire l’assistenza nei tre stabilimenti.
Negli stabilimenti, oltre ai servizi di laboratorio, di radiologia e di anestesiologia, non dovranno più esistere delle unità semplici o complesse di specialità diverse, ma dipartimenti che saranno uno medico e l’altro chirurgico, ciascuno dei quali coagulerà, con una flessibile utilizzazione del perso nale, delle attrezzature e degli spazi, le diverse specialità.
In questo modo, per esempio, nel nostro stabilimento, con l’assegnazioni di posti letto fatta con il piano di rientro attuale, ci sarà un dipartimento chirurgico che avrà 13 posti letto e non 4 letti di chirurgia, 4 di ginecologia, 5 per day hospital di chirurgia ed ortopedia.
Il dipartimento medico del nostro stabilimento avrà 28 posti letto e non gli attualmente previsti dal piano di rientro: 10 letti di medicina, 14 di lungodegenza e 4 per day hospital.
L’ASL del Molise dovrà far articolare i turni di lavoro del personale nel presidio ospedaliero della provincia di Isernia in modo da soddisfare le esigenze di tutte le popolazioni che DEVE assistere.
Faccio qualche esempio.
Prendiamo l’ortopedia, credo che, oltre all’unico specialista che sta nello stabilimento di Agnone, ce ne siano altri 4 nello stabilimento di Isernia ed altri 5 a quello di Venafro; in tutto 10 medici che costituiranno l’organico del dipartimento di ortopedia.
Si dovrà individuare un centro del dipartimento in uno dei tre stabilimenti, che potrebbe anche non essere quello di Isernia ed in questo centro concentrare tutte le attrezzature più complesse per svolgervi le attività più impegnative. In questo centro si terranno sempre 4 medici e si dovranno smistare gli altri 6 negli altri due stabilimenti per garantirvi l’attività ambulatoriale ed una attività chirurgica di minore impegno, oltre all’assistenza post operatoria.
I casi clinici più gravi individuati in un ambulatorio di uno stabilimento non sede del centro di ortopedia, saranno operati in questo centro dai medici che lo hanno visitato in ambulatorio, assicu rando così sia la continuità assistenziale al paziente che un adeguato training chirurgico ai medici.
Per quanto riguarda l’ attività dipartimentale intra ospedaliera (o intra stabilimento) l’ortopedico in quel momento in sevizio in uno stabilimento non sede del centro ortopedico, in caso di urgenza sarà aiutato in sala operatoria da un medico del dipartimento chirurgico che può anche non essere un ortopedico ma un chirurgo o un ginecologo, ben inteso per interventi di modesta difficoltà, o in caso di impossibilità di trasferimento al centro del paziente.
Il dr Luigi Falasca spiegò bene quali siano i motivi per cui, attuando direttive internazionali, il punto nascita è stato tolto da Agnone e, nel suo dire evidenziò anche come, nei fatti, è già in funzione un dipartimento di ostetricia interospedaliero (o interstabilimento).Si devono concentrare nel punto nascita i parti a termine, ma si possono svolgere attività di assistenza ostetrica prenatale, attività ginecologica ed attività ostetrica in casi gravissimi intrasportabili, anche negli altri due stabilimenti.
Anche per i servizi, ci saranno dipartimenti di laboratorio di analisi, di anestesiologia e di radiologia, unici nel presidio ospedaliero con organico unico distribuito, secondo le esigenze nei tre stabilimenti.
La mobilità del personale sarà un problema risolvibile, anche alla luce delle migliorate comunica zioni fra i tre stabilimenti ed ai vantaggi derivanti dal far parte di un organico numeroso con la possibilità di training chirurgico e medico e di progresso professionale e scientifico che compen serà la minore autonomia.
L’attuazione di questo programma dipartimentale va, naturalmente, studiato bene e, per essere applicato richiederà buona volontà, disponibilità, rinuncia a certi egoismi e ad attuali autonomie, in qualche caso anche amor di Patria.
Per ultimo, due raccomandazioni:
-- Distinguere nettamente i problemi dell’attuale Ospedale da quelli della così detta “Zona”, una invenzione politica per alimentare clientele e sottogoverno.
-- Non considerare l’Ospedale di Agnone come “l’unica industria di Agnone” Il problema occupa zionale pur gravissimo, non va confuso con quello assistenziale. Ora è il momento di cercare di conservare ai cittadini del Molise Altissimo un minimo di assistenza sanitaria indispensabile per poter continuare a vivere in queste montagne.
La ringrazio per il Suo impegno nella difesa di Agnone e le auguro di raggiungere gli obiettivi